Scarpe basculanti: un business?
Duro colpo per uno dei più famosi marchi dell’abbigliamento sportivo americano, Skechers. Il quale dovrà rimborsare tutti gli acquirenti delle scarpe basculanti modello Shape up, pubblicizzate in televisione da Kim Kardashian, dotate di un particolare sistema in grado di migliorare il tono muscolare, in particolare quello dei glutei e, addirittura, di far perdere peso.
Un messaggio che è stato ritenuto ingannevole e per questo l’azienda produttrice dovrà pagare un risarcimento pari a 40 milioni di dollari. Con un accordo simile a quello da 25 milioni di dollari raggiunto lo scorso anno fra la Ftc e la Reebok, che aveva lanciato sul mercato calzature simili, la società californiana ha accettato di rimborsare tutti coloro che hanno comprato queste scarpe e per gli acquirenti è ora on line un sito per richiedere indietro i soldi, dai 60 ai 100 dollari. Nella home page dell’indirizzo www.skecherssettlement.com si avverte che essendo il numero di domande già altissimo i tempi per ottenere risposta e rimborso saranno lunghi. “Lo slogan di queste scarpe – dice al Telegraph David Vladeck, direttore del Bureau of Consumer Protection della Ftc – è infondato perché va al di là della promessa di muscoli più forti e tonici. Si fa infatti riferimento anche alla perdita di peso e al miglioramento della salute cardiovascolare.”
Ma visto che, non sempre quello che va di moda al momento interessa a tutti, ma solo ad un gruppo la cui estensione è tanto più grande quanto più ossessive e invasive si fanno le varie ‘mosse pubblicitarie’ o il semplice passaparola tra amici, trovo giusto spiegare un po’ per sommi capi, l’oggetto tirato in ballo in quest’articolo. Perché se è vero che la curiosità umana non ha limiti come la fantasia, l’immaginazione, ed è in grado di migliorare l’elasticità mentale di ciascuno di noi, invogliandoci a scoprire , a sapere quante più notizie possibili, allora anche in un caso come questo da me scelto, è giusto lanciare la notizia, ma anche spiegarla nel modo più esaustivo possibile, così da saperne un pò di più anche nel mondo delle scarpe! Dunque, l’idea delle scarpe basculanti o Masai è da attribuirsi all’ingegnere svizzero Karl Muller. E subito si è dimostrata con gli anni più una riuscita operazione di marketing che una valida alternativa e conquista terapeutica. Un milione di queste curiose calzature, vengono vendute ogni anno, in tutto il mondo a prezzi piuttosto elevati, con la promessa di migliorare la postura, in questo caso partendo dall’appoggio plantare, con effetti benefici per quanti sono vittime di mal di schiena, problemi d’artrosi, circolazione venosa insufficiente. E insieme la garanzia di poter risolvere problemi estetici come adiposità localizzata e cellulite. “Una vera palestra da calzare ai piedi” recitano le convincenti pubblicità e gli articoli che ne esaltano le proprietà terapeutiche su dolori e disturbi dell’apparato locomotore. Tuttavia, se si compie una ricerca scientifica più accurata tra le tante pubblicazioni medico-scientifiche, si scopre che dal 1996, anno in cui le scarpe basculanti sono state brevettate e immesse sul mercato, ad oggi, compaiono solo quattro lavori scientifici che indagano sui reali effetti clinici di queste curiose calzature. Nessuno di questi lavori si sbilancia in conclusioni positive e uno di questi, ritiene al contrario, che possano dare luogo ad in incremento significativo sulle pressioni che ricevono le teste metatarsali, con potenziale sviluppo di dolorose metatarsalgie. Ma per sapere se le calzature basculanti hanno effetti positivi sul sistema locomotore, sarebbero necessarie ulteriori e più approfondite ricerche. Un interessante lavoro scientifico sulle scarpe Masai è stato quello svolto dai ricercatori del dipartimento di ortopedia dell’ospedale di Edimburgo, Regno Unito, i quali hanno utilizzato una soletta infilata tra la pianta del piede e la scarpa, capace tramite sensori di elaborare una mappa delle pressioni del piede, durante la stazione eretta e la marcia. Premesso che le scarpe e i plantari, secondo alcuni degli studi effettuati, dovrebbero, per salvaguardare la salute del piede sano, assicurare come risultato una distribuzione delle pressioni del piede quanto più uniforme possibile, la scarpe Masai hanno al contrario mostrato un incremento del 76% sotto le dita del piede. In altre parole, il carico, sotto la pianta del piede, è trasferito dal tallone verso l’avampiede. Se questo trasferimento di carico potrebbe, in teoria, avere qualche effetto benefico su dolori centrati sotto il tallone, potrebbe, però, aggravare i sintomi di persone che già soffrono di metatarsalgie, di deformità a carico dell’alluce (se valgo o rigido) e a carico delle piccole dita (se a griffe o a martello). Ma non è escluso che un aumento delle pressioni sull’avampiede possa sviluppare disturbi al piede anche in soggetti sani. La ricerca delle scarpe Masai invece si fonda sull’empirica osservazione personale dell’ingegnere svizzero, che ha osservato quanto elegante fosse la postura Masai e come questo popolo fosse praticamente immune da mal di schiena. Postura imputata, dallo stesso ingegnere, all’abitudine di camminare scalzi sul terreno sabbioso e soffice delle loro riserve. Di qui il brevetto delle scarpe basculanti, che dovrebbero riprodurre il modo i camminare scalzi dei Masai. Ma è davvero sabbioso e soffice il suolo africano? La postura Masai non è forse la conseguenza di una lunga selezione genetica, di adattamento, che ha favorito nei popoli nomadi i portamenti biomeccanicamente più vantaggiosi per camminare più a lungo e riuscendo col tempo a ridurre lo sforzo fisico? Esiste tuttavia un fondamento scientifico: camminare scalzi, è più salutare che camminare con le calzature, perché il piede oltre ad essere un organo di moto è anche un organo di senso. La sua pelle, in pianta, è infatti dotata di recettori tattili come una mano e vengono attivati costantemente sia semplicemente tenendosi in fermi in una posizione eretta precisa, sia durante il movimento del corpo nell’ambiente attorno. Quando il piede compie il passo, tocca a terra, da prima con il tallone, poi rolla verso la punta e infine appoggia tutta la pianta. In questa fase, la muscolatura del piede, si rilascia completamente, in modo che la pianta si possa spianare sulla superficie di appoggio e prendere un più intimo contatto. Come se volesse tastare il terreno per impostare le giuste tensioni muscolari, nella successiva fase di leva a spinta del piede. Tanto più il terreno è irregolare e incoerente tanto più è definito “informativo”. Le superfici informative sono quelle più fisiologiche e vicine alle richieste funzionali del piede. Le suole interne delle scarpe per quanto soffici non sono in grado di riprodurre questo effetto naturale!
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