Scandalosamente bello
La prima sensazione appena si incontra la struttura rosso terra che svetta sul verde delle sponde del lago Vittoria e’ da lasciare senza fiato, mentre il sole sorge rapido e la luce si riflette tra l’acqua e le vetrate dell’ospedale sulla riva.
Di imponente bellezza e incredibilmente amalgamato al paesaggio naturale che lo circonda, l’Ospedale di Chirurgia Pediatrica di Emergency ad Entebbe, in Uganda, e’ stato costruito dalle mani ingegnose del noto architetto Renzo Piano sotto il netto ma chiaro consiglio d Gino Strada, che lo desiderava “scandalosamente bello”. Guardandolo non si puo’ immaginare aggettivo piu’ appropriato.
La struttura rappresenta la seconda fase del programma “African Network of Medical Excellence” di Emergency. L’ONG, fondata dal medico chirurgo Gino Strada nel 1994, ha collaborato con i ministeri della Sanità di tredici Paesi africani con l’obiettivo di costruire una rete integrata di strutture specializzate in tutto il continente, formando medici locali e trasportando e curando gratuitamente pazienti provenienti da tutta la regione. La costruzione di questo ospedale è costata piu’ di 20 milioni di euro, di cui il governo ugandese ha contribuito per il 20%, oltre al terreno su cui sorge. Il resto del conto, più la maggior parte dei costi di gestione (circa 5 milioni l’anno), sono stati sostenuti da una serie di famiglie e fondazioni, soprattutto italiane.
Ci accoglie all’ingresso Giacomo, Country Director della struttura, il quale ci fa immediatamente sentire a nostro agio mentre ci addentriamo tra i corridoi luminosi ed incredibilmente puliti, come dovrebbero poi essere in ogni ospedale che si rispetti. La sensazione e’ cosi’ piacevole – tra tutti gli ospedali visitati in Italia e Belgio mai ho avvertito una tale cura – che mi vien voglia di togliermi le scarpe e camminare scalzo, come se fossi nel mio appartamento a Bruxelles, talmente sono lucidi gli spazi interni, mentre una ragazza ugandese – una tra i 120 cleaner assunti nell’ospedale – ci saluta sorridendo.
Lo sguardo del visitatore rimane stupito, quasi sbalordito, dall’ attenzione ad ogni singolo dettaglio. Dai fiori bianchi ai bordi del passaggio esterno, alle pareti rosso terra costruite con lo stesso terreno estratto per gettare le fondamenta. La costruzione e’ stata ideata ispirandosi sia alle pratiche di costruzione moderne che ai metodi tradizionali ugandesi di sviluppo di muri di fango, visibili in tutto il paese. I panelli solari sul tetto ci fanno ombra e contribuiscono a coprire il 30% del consumo energetico diurno dell’ospedale, tutto fa parte di un ingegnoso equilibrio.
Giacomo ci fa accomodare nel suo ufficio, dove noto con curiosita’ varie mappe dell’ Africa: tra le altre, una linguistica ed una che delinea la storia coloniale del continente, e’ la prima volta che ne vedo. La pila di giornali si distingue dal resto dei documenti: “Ogni mattina, il giornale pro e contro-governo, fa parte del mestiere” commenta con lo sguardo divertito di chi ama il suo lavoro. E’ con Emergency da 12 anni Giacomo, ed ha girato in missione tutti gli ospedali costruiti da Emergency nel mondo, prima di sbarcare ad Entebbe. Glielo puoi leggere negli occhi che non avrebbe pututo desiderare di meglio.
Conosciamo poi Giulia, Direttrice Infermieristica e compagna di vita di Giacomo, con il quale ha due bellissimi bambini che piu’ tardi conoscero’ alla Guesthouse Emergency, il suo sguardo lascia trasparire la forza di chi ne ha viste tante. Ci racconta di alcuni interventi chirurgici recenti, l’ultimo durato piu’ di 10 ore ma la bimba ora sta bene, con il regalo forse di vivere una vita normale, cosa che per chi nasce con una cloaca in Uganda (malformazione anorettale molto rara esclusiva del sesso femminile) non potrebbe certo sognarsi di avere. Nel paese c’è in media un medico ogni 25.000 persone, il che rende l’accesso alle cure un vero e proprio privilegio per i pochi che possono permetterselo, essendo le cure mediche a pagamento. In un paese di 46 milioni di abitanti, dove quasi meta’ della popolazione ha meno di 14 anni, l’ospedale di Entebbe che conta 72 posti letto, da solo ha triplicato il numero di letti chirurgici pediatrici disponibili. Con l’obiettivo – a pieno regime – di eseguire da dieci a quattordici interventi al giorno.
Siamo cosi’ accompagnati al primo piano, dove si trova il reparto principale in cui bambini e famiglie vivono la loro quotidianita’ pre e post operazione. Veniamo affidati alle mani giovani ma esperte di Caterina, infermiera tuttofare che di volta in volta viene sorpesa da un abbraccio inaspettato di qualche bimbo euforico, cosa che scopriro’ essere comune a tutte le infermiere qui.
Mi raccontera’ del suo percorso prima di arrivare all’ospedale padriatico di Entebbe: dopo diverse estati passate facendo volontariato e cooperazione in vari paesi, e’ salpata nel Mar Mediterraneo con la Open Arms come infermiera, a supporto delle operazioni di salvataggio dei molti migranti che ogni anno tentano di attraversare le acque piu’ mortali del mondo in cerca di una vita degna di chiamarsi tale. Continuerà a raccontarmi poi Caterina, della sua esperienza sull’ospedale-bus ambulante di Emergency, al confine tra Moldavia e Ucraina e a due passi dalla guerra che ancora oggi imperversa nel paese. Ha un’energia contagiosa e seppur piena di interrogativi, porta avanti la sua missione col fervore di chi sa che combatte dalla parte giusta.
Incrociamo poi nel corridoio Serena, passo deciso e carattere tosto, ma che si intenerisce in un attimo appena una bimba la sorprende dalla porta di una stanza del reparto, ridendo e urlando qualche cosa in Lugandan, la lingua locale piu’ parlata. Ne ha già imparato molte parole Serena, che si diverte a parlare animatamente sia con i bambini che con le mamme che la accolgono nei loro circoli fitti tra i corridoi. Le chiedo come sia la vita qui, mi risponde “Bello e stancante. A volte più stancante che bello, spesso più bello che stancante”.
Ci spostiamo verso una larga vetrata che affaccia sul lago, dove troviamo i piccoli pazienti intenti a scrivere e parlare tra loro; scopriamo così che lì si tiene la scuola per bambine e bambini ricoverati nell’ospedale. E’ stata un’idea di Angela, ex-insegnante di matematica oramai in pensione, che mentre accompagnava il marito Andrea in missione qui all’ospedale come Capo Chirurgo, ha pensato di lanciare il progetto scuola coinvolgendo Betty, giovane insegnante locale che prendera’ a breve le redini del progetto per poi gestirlo in prima persona, quando Angela tornera’ in Italia.
La trasmissione della conoscenza e delle pratiche, soprattutto medico-infermieristiche, e’ un attivita’ che viene svolta con professionalita’ e cura impressionanti qui all’ ospedale. I corsi di formazione si tengono costantemente e riguardano tutti i reparti, con la volonta’ di assumere ed impegnare sempre piu’ personale locale e poi un giorno – se le condizioni lo permetteranno – lasciare questo gioiello nelle mani degli Ugandesi, per spostarsi così in un’altra area bisognosa di cure mediche.
Conosciamo infine Mosis, 28 anni e originario proprio di Entebbe, con Emergency gia’ da 5 anni. Ci racconta di come, dopo la laurea in ingegneria civica, abbia subito preso parte ai lavori di costruzione dell’ospedale, e di come sia grato di lavorare ad un progetto che apporta benefici tangibili ai bambini della zona: “Questo posto per me rappresenta un angelo per i bisognosi” ci confida prima di salutarci.
Mi vengono allora in mente gli occhi di Rachel, Innocent, Alice e Anneth, mentre ci condividevano la loro gioia nel poter vedere curare i propri figli in una struttura cosi’ innovativa, e nel poterlo fare senza spese. Un diritto che dovrebbe essere di tutti ma che in un paese come l’Uganda sembra piuttosto un privilegio.
E’ per battaglie come questa che donne e uomini come quelli incontrati oggi in corsia lottano ogni giorno, nella speranza che molte altre ancora si uniscano al loro fianco e che un giorno i privilegi di pochi possano divenire i diritti di tutti.
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