Sawa, la scarpa africana
«Si raccontano sempre storie bellissime sull’Africa: l’uomo della Giungla, King Kong e la sua amorosa passeggiata sui tetti di New York, hakuna matata!!! Non ci dimentichiamo neanche delle storie per i più grandi: gli eroi del FMI, le buone anime della Banca Mondiale e i grandi economisti convinti che il miracolo Africano avverrà… un giorno o l’altro. L’avventura di Sawa è di un altro tipo: è la storia della gente, è la storia di sfida economica che contrasta i flussi Nord/Sud: comprare materie prime in Africa e trasformarle in prodotti finiti… in Africa…»
Così si legge sul sito che pubblicizza le scarpe Sawa, sportive, belle, pratiche, fashion, 100% africane. Sawa è il nome di un etnia stabilitasi sulle coste del Camerun, nei pressi di Douala, sua capitale economica, dove ha sede la fabbrica di queste scarpe. Sawa è nata nel 2010 a seguito dell’incontro tra un calzolaio camerunese e tre europei con esperienze lavorative per famosi marchi sportivi. Obiettivo del progetto “invertire il flusso commerciale Nord-Sud” e creare una “storia umanamente ed economicamente militante”. Cioè creare una professionalità tutta africana e un valore aggiunto per l’economia del continente, uscendo dalla logica dell’aiuto umanitario così come oggi è ancora concepito. Quindi pellame dal Marocco e dalla Nigeria, caucciù egiziano, cotone camerunense, lacci tunisini e confezioni sudafricane. Fabbrica in Camerun e poi in Etiopia. Gli acquirenti? Europei, americani, giapponesi. Negozi che le vendono ce ne sono tanti, parlando solo per l’Europa, a Parigi e nel resto della Francia e in Spagna. Il costo? Tra le 70 e 100 euro. Acquistabili anche via Internet.
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