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Save the Children, in un anno più di 7.360 bambini uccisi o gravemente feriti nei 5 paesi in conflitto

Maggio 17
07:26 2019

Infanzia: Save the Children, in un anno più di 7.360 bambini uccisi o gravemente feriti nei 5 paesi in conflitto dove le armi esplosive mietono più vittime tra i minori. 

In Yemen, solo nei primi 4 mesi del 2019, già più di 400 bambini uccisi o feriti

 

Nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”, l’Organizzazione rilancia la petizione online per fermare l’esportazione di armi italiane usate sui bambini in Yemen dalla coalizione a guida saudita

 

Dall’Uganda a Roma, i bambini si mobilitano attraverso un unico gesto simbolico per dire stop alla guerra

FOTO E VIDEO DELLA MOBILITAZIONE DISPONIBILI AI LINK IN CALCE

 

Più di 7.360 bambini hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti, solo nel 2017, nei cinque conflitti più mortali in corso al mondo, di cui circa 3 su 4 – oltre 5.300 minori – vittime di armi esplosive, come bombe, attacchi suicidi, mine e ordigni inesplosi.

È quanto emerge dal nuovo rapporto di Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – dal titolo “Vittime delle armi esplosive”, che rivela come in Yemen, Siria, Afghanistan, Iraq e Nigeria siano soprattutto i bambini le vittime principali delle bombe e delle altre armi esplosive. Bambine e bambini che, quando riescono a sopravvivere, sono costretti a portare sulla propria pelle le conseguenze devastanti della guerra, esposti in misura maggiore rispetto agli adulti a ferite gravissime come lesioni alla testa, agli arti o ustioni con effetti che in molti casi si protraggono per tutta la vita, così come alle pesanti ripercussioni dei traumi di natura psichica che portano dentro di sé.

E per dire “Stop alla guerra sui bambini”, nell’ambito della nuova omonima campagna lanciata da Save the Children, centinaia di bambini, dall’Uganda a Roma, passando per le varie tappe del Giro d’Italia, si sono mobilitati attraverso un unico gesto simbolico, quello di una mano che vuol fermare metaforicamente ogni conflitto al mondo. Una mobilitazione che nella Capitale, davanti al Colosseo, ha visto protagonisti anche 100 bambini, a simboleggiare i 100 anni compiuti quest’anno da Save the Children, che tutti insieme hanno dato vita a un flash mob con la mano protratta in avanti per dire basta alla guerra[1].

Secondo il nuovo rapporto di Save the Children in Yemen, soltanto nei primi quattro mesi del 2019, più di 400 minori sono già stati uccisi o sono rimasti feriti, mentre delle oltre 1.300 vittime registrate nel 2017 più di 3 su 5 hanno perso la vita o hanno riportato gravissime lesioni per effetto dell’utilizzo di armi esplosive durante il conflitto. Una guerra cruenta che dall’inizio dell’escalation ha già fatto registrare oltre 19.000 raid aerei condotti dalla coalizione a guida saudita dall’inizio dell’escalation del conflitto, con circa 6.500 bambini che sarebbero rimasti uccisi o feriti dai bombardamenti[2].

Attacchi aerei condotti anche con bombe prodotte nel nostro Paese, sulle quali Save the Children ha voluto accendere i riflettori promuovendo, nell’ambito della nuova campagna “Stop alla guerra sui bambini”, una petizione pubblica on line per fermare immediatamente l’esportazione di armi italiane usate contro i bambini in Yemen. Una petizione che tutti possono firmare al link www.savethechildren.it/StopArmi e che ha già raggiunto oltre 80.000 adesioni.

Tra i paesi analizzati dal rapporto di Save the Children anche la Siria dove, tra il 2011 e il 2016, le armi esplosive hanno provocato la morte o il ferimento di 14.000 minori, a fronte di circa 5.000 adulti combattenti. Considerando il totale di coloro che hanno perso la vita durante il conflitto siriano, inoltre, tra i bambini l’83% è stato ucciso in seguito a esplosioni, contro il 12% tra i combattenti. Dati che dimostrano che i minori hanno 7 probabilità in più di morire per effetto delle armi esplosive rispetto agli adulti direttamente coinvolti nei combattimenti.

Situazione simile in Afghanistan, dove nel 2017 tra le vittime del conflitto quasi 1 su 3 era un bambino. In particolare, quasi 3.200 bambini sono rimasti uccisi o feriti, di cui il 70% in seguito all’utilizzo di armi esplosive. In particolare, il 28% dei minori è stato ucciso o ferito da mortai, granate e razzi; il 17% da ordigni rudimentali; il 16% a causa della presenza di ordigni inesplosi e l’8% in seguito a bombardamenti aerei. Tra il 2016 e il 2017, inoltre, le armi esplosive hanno rappresentato la causa di morte per l’84% del totale dei bambini rimasti uccisi, contro il 56% in riferimento agli adulti.

Quanto alla Nigeria, attacchi suicidi e ordigni improvvisati sono stati nel 2017 la causa della morte o del ferimento della metà di tutti i bambini colpiti dal conflitto in corso nel paese.

Il rapporto di Save the Children si sofferma infine sulle ferite, sia fisiche che psicologiche, provocate dalle armi esplosive sui minori. Tra i bambini feriti nel 2017 nei cinque paesi in esame, infatti, 8 su 10 hanno riportato gravi lesioni alla testa, rispetto a una percentuale del 31% relativa agli adulti, e 9 bambini su 10 morti in seguito alle ferite provocate dalle esplosioni avevano fratture al cranio. Allo stesso modo, sottolinea il rapporto, circa il 70% dei minori feriti dalle armi esplosive ha subito lesioni multiple in più parti del corpo, in particolare a torso ed arti.

Alle ferite di carattere fisico c’è quindi da aggiungere il pesante impatto psicologico che l’esposizione a bombe e armi esplosive lascia nei bambini, come stress post-traumatico, ansia, depressione e agorafobia. In Siria, per esempio, l’84% degli adulti e quasi tutti i bambini intervistati da Save the Children in una recente indagine hanno raccontato che bombe ed esplosioni rappresentano la causa numero uno all’origine dello stress psicologico nella vita quotidiana dei minori.

“Il diritto internazionale chiarisce perfettamente che è doveroso garantire la protezione che meritano e di cui hanno bisogno ai bambini coinvolti nei conflitti. Nonostante ciò, bombe e altre armi esplosive continuano a uccidere, ferire in modo gravissimo e terrorizzare migliaia di bambini ogni anno. È dunque quanto mai urgente che tutte le parti coinvolte nei conflitti, dai gruppi armati ai governi, facciano molto di più per proteggere i minori, a partire dal mettere la parola fine all’uso di queste armi nei luoghi che per i bambini dovrebbero essere sicuri e protetti, come scuole e ospedali”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

Per dire stop alle sofferenze che i bambini continuano a patire nei paesi in conflitto, Save the Children ha dato il via alla campagna globale “Stop alla guerra sui bambini”, che tutti possono sostenere attraverso il numero solidale 45533, attivo sino al 30 settembre, per dare protezione, cure e istruzione ai bambini scappati dagli orrori della guerra. Si possono donare 2 euro inviando un SMS dal proprio cellulare oppure si possono donare 5 o 10 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa con TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Tiscali. Sempre da rete fissa è inoltre possibile donare 5 euro chiamando con TWT, Convergenze e PosteMobile.

 

Immagini video della mobilitazione al Colosseo di Roma sono disponibili al link:

https://we.tl/t-2Ix6yMSCCj

 

Una fotogallery con bambini in tutto il mondo mobilitati per dire Stop alla guerra sui bambini sono disponibili al seguente link:

https://we.tl/t-8cTzTI6ez0

 

Per ulteriori informazioni:

Tel. 06-48070023/63/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org

www.savethechildren.it

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