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Sapori, vini e vulcani protagonisti al Salone del Gusto e Terra Madre

Ottobre 21
14:15 2014

un’ottima occasione per promuovere questi territori particolari che rappresentano una preziosa peculiarità naturalistica in virtù dei paesaggi magnifici e surreali, autentici presidi di prodotti agricoli di qualità che poche altre terre possono offrire ai viaggiatori del gusto
Ci sarà anche il Parco Nazionale del Vesuvio, insieme alla Condotta Slow Food dell’area vesuviana, in rappresentanza dei 13 comuni, al Salone del Gusto e Terra Madre. L’ente intende aderire al progetto “Terre dal Cuore Caldo”, promosso dalla Fondazione Slow Food per la biodiversità Onlus, dal Co.Svi.G (Consorzio per lo Sviluppo delle Aree geotermiche), e da Energeo Magazine. Alla kermesse torinese, organizzata a Lingotto Fiere, dal 23 al 27 ottobre, prenderà l’avvio un viaggio affascinante per raccontare le vicende storiche e geomorfologiche dei territori di origine vulcanica, alla scoperta di tutti quei prodotti tipici che poche altre terre possono offrire ai viaggiatori del gusto. Il progetto “Terre dal cuore caldo” – che aderirà a Res Tipica ANCI, l’organizzazione di Identità territoriali – si propone di associare tutti questi territori particolarissimi, nei quali aria, terra, acqua e fuoco offrono spettacoli suggestivi e surreali per valorizzarli e promuoverli in tutta la loro preziosità naturalistica. L’iniziativa, inserita nel programma dell’unico grande evento che rappresenta in tutto il mondo un luogo d’incontro e aggregazione dove si praticano l’economia e lo scambio, sarà presentata il 23 ottobre (ore 18,30) nella Sala Slow Fish. Il progetto, avviato dal Consorzio che raggruppa tutti i comuni dell’Area geotermica della Toscana, trova, infatti, al nastro di partenza due parchi Nazionali (quello dell’Etna, il vulcano riconosciuto dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità e il parco del Vesuvio), tre regionali (i Castelli Romani, quello dei Colli Euganei ed il Parco naturale delle Alpi Marittime, che ha come centro principale il Comune di Valdieri, noto centro di villeggiatura e termale, un territorio inserito nel progetto Alpi del Mare, con le aree transalpine Marguareis e Mercantour ) e poi ancora i comuni della Valsesia, del novarese e del biellese (Valsessera) interessati dalla presenza del Supervulcano, recentemente riconosciuto come Geoparco dall’UNESCO. Il lungo elenco comprende anche la città di Catania, il comune di Ustica e i tre comuni dell’Isola di Salina ( Santa Marina, Malfa e Leni) dove sono insediati importanti presidi Slow Food, l’interesse generale per la cultura e, nello specifico, per la geologia, l’archeologia, la geofisica e la vulcanologia nel territorio. A questi si aggiungeranno, in futuro, i Comuni dell’area Flegrea con le isole del golfo di Napoli e i comuni insediati nel territorio dell’antico vulcano Vulsinio: Acquapendente, Orvieto e Bolsena. Il Commissario straordinario, professor Ugo Leone è entusiasta del progetto.
Dice: “Il progetto è estremamente interessante. Lo abbiamo valutato attentamente insieme al professor Giuseppe Luongo, già direttore dell’Osservatorio Vesuviano. E’ valido perché tocca uno dei gli aspetti particolari delle aree vulcaniche. Ogni eruzione ha anche dato maggiore fertilità al suolo agricolo e caratteristiche e sapori “unici” ai suoi prodotti che hanno ricevuto i riconoscimenti doc per i vini e igp per i famosi pomodorini del “piennolo”.
“È, questa, la biodiversità dei prodotti agricoli che va tutelata, esaltata e lanciata sui mercati: dalle albicocche ai pomodorini; dal corbezzolo ai mieli; dai vitigni ai vini; dai formaggi ai salumi – suggerisce il professor Leone.
Precisa:”C’è, poi, un’arca che, secondo una felice intuizione di Slow food, deve anche contenere prodotti a rischio di estinzione. E a rischio perché non noti; perché il loro ricordo si è andato perdendo e, di conseguenza si è andata perdendo l’abitudine al consumo e quindi alla produzione. Mi piace ricordarne almeno tre: il gelso, il corbezzolo, il sorbo tipici dell’area del Parco e da mettere in salvo prima che si salti una generazione e se ne perda traccia. È questo che intendo vada fatto quando parlo di tutela della biodiversità culturale”.
La nascente associazione senza scopi di lucro, è finalizzata alla promozione e valorizzazione di questi luoghi straordinari, ricollegando esperienze, culture e risorse, stimolando azioni per la salvaguardia e la qualificazione con il concreto coinvolgimento e sensibilizzazione delle popolazioni locali. L’iniziativa, che ha già richiesto il patrocinio dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), intende promuovere e valorizzare tutti quei territori dalla tipica morfologia di origine vulcanica compreso quelli in cui si manifestano fenomeni di natura geotermica o di emissioni di altri gas allo stato secco, provenienti dal suolo, nonché i luoghi dove sono presenti sorgenti di acqua calda di origine profonda. Il progetto intende anche favorire una più approfondita conoscenza sulla “fenomenologia del territorio”, promuovendo studi e ricerche, realizzazione di documentari e di materiale didattico. I promotori intendono anche promuovere la cooperazione a livello europeo e internazionale al fine di predisporre progetti transnazionali. Questo progetto è mirato a far conoscere, con l’aiuto di esperti (sarà costituito anche un Comitato Scientifico) le peculiarità del territorio, inteso come bene culturale e ambientale da tutelare e valorizzare, per meglio comprenderne le esigenze.
Cibi e vino in vetrina al Lingotto
La manifestazione di Lingotto, in occasione del Salone del Gusto e di Terra Madre, ha, invece, l’obiettivo di far conoscere le birre, i formaggi, l’olio, il vino, il pesto della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili nata nel territorio geotermico Toscano; l’antichissima mela Annurca, i friarielli e le cicerchie coltivati dai contadini dei Campi Flegrei; il Lacryma Crhisti, i pomodori a grappolo e le albicocche, ciliegie e gelsi del Vesuvio (ottimi i distillati); il limone di Procida; i vigneti di Orvieto e di Bolsena, i vini bianchi autocnoni, origano e capperi delle isole vulcaniche (Pantelleria, Linosa e Stromboli); i formaggi tipici della Lessinia; i cibi genuini e i vini sinceri dei Colli Euganei e dei Castelli romani; il fagiolo occhio nero della Val Sele; la segale delle Alpi Marittime; il Macagn, tipico formaggio di montagna che oggi si produce nella Valsesia e nel Biellese; l’ Etna, dove la viticoltura è una storia antica e Slow Food ha riscoperto e tutelato il cavolo trunzu – dalle note proprietà detossificanti –i porcini che nascono alle falde del vulcano, o ancora il miele di ape nera sicula, le mandorle di Noto e il pistacchio di Bronte. Al Lingotto sono attesi i rappresentanti di queste terre, con i loro prodotti, ospitati nello stand della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili. Sarà una vetrina importante per i tantissimi visitatori attesi in occasione della kermesse internazionale che si terrà a Torino. In tale circostanza sarà organizzata una presentazione dei prodotti dei territori di origine vulcanica, che dal nord al sud, costituiscono autentiche vetrine di prodotti agricoli di qualità, ottenuti con metodi di produzione che tengono conto della sostenibilità ambientale. Sarà presente Tom Perry, soprannominato l’alpinista scalzo, personaggio vicentino noto per le sue performances a piedi nudi lungo le pendici dei vulcani di mezzo mondo.
Il progetto coinvolgerà i Presidi Slow Food
Il progetto, inserito nel programma dell’unico grande evento che rappresenta in tutto il mondo un luogo d’incontro e aggregazione dove si praticano l’economia e lo scambio, completa un percorso tracciato sin dal 2004 da Slow Food– l’anno in cui è nata Terra Madre, la rete mondiale tra le comunità del cibo – e vuole raccontare la straordinaria diversità agroalimentare di ogni continente, dando voce a chi coltiva, alleva e trasforma i suoi prodotti. “Il progetto, che coinvolgerà i Presidi Slow Food, insediati in queste particolari aree- – spiega Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la biodiversità Onlus – punta sul fatt
o che questi luoghi, apprezzati fin dai tempi degli etruschi e dei romani, rappresentano una preziosa peculiarità naturalistica della penisola in virtù dei paesaggi magnifici e surreali: campi di lava, fumarole, soffioni di vapore, mofete, sinkhole. Tra le tracce di lave e i boschi di questi territori è possibile leggere la storia naturale del nostro pianeta. L’iniziativa sarà un’ottima occasione per promuovere questi territori particolari in vista di Expo 2015”. In questo contesto diventa importante chiedersi come in questi anni i territori di origine vulcanica abbiano comunicato quali siano le pratiche di comunicazione maggiormente diffuse nella comunità scientifica, quali i valori sociali e culturali di riferimento, quali i modelli di comunicazione, quali gli aspetti creativi e innovativi. Di conseguenza, i territori di Salina, Amiata, Vulsini, Cimini, Colli Euganei, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina e Vulture, ecc., i vulcani quescienti che attualmente si trovano in una fase di riposo (Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Isola Ferdinandea e Pantelleria), infine i vulcani attivi Etna e Stromboli che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aperto, presentano una pericolosità ridotta, avranno per i propri prodotti un unico, prestigioso palcoscenico.

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