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Santa Maria della Cima a Genzano

Santa Maria della Cima a Genzano
Ottobre 11
23:00 2009

saldari-chiesaIl primo e significativo intervento della famiglia Cesarini, che acquistò il feudo di Genzano da Fabrizio Massimi nel 1564, può essere considerato l’edificazione della Chiesa di Santa Maria della Cima. L’antica parrocchiale, che occupa una posizione dominante nella zona più remota del vecchio borgo, venne ricostruita a partire dal 1636. Secondo una credenza popolare l’origine della denominazione “della Cima” deriva dall’immagine della Maria Santissima che veniva venerata in corrispondenza di un albero posto sulla sommità di una collina. Altre teorie sostengono più semplicemente che il nome sia esclusivamente una conseguenza della posizione occupata dalla chiesa.
La scelta di ricostruire quasi interamente la vecchia parrocchiale fu dettata dalle pessime condizioni nelle quali versava l’edificio medievale preesistente. Contrariamente a quanto avvenne più tardi per il Palazzo Baronale e per la Chiesa dei Cappuccini, l’edificio in questione non permetteva di essere recuperato e ristrutturato.
Come dimostrano anche alcuni recenti restauri, la chiesa originaria venne edificata per volere dei monaci benedettini di San Paolo sui resti di un antico tempio pagano. Costoro la lasciarono poi in eredità nel 1145 ai monaci cistercensi della Tre Fontane. A differenza di ora, all’epoca l’edificio sacro rivolgeva il proprio fronte verso il Corso Vecchio di Genzano.
Considerata inadeguata per ospitare la popolazione in continua crescita, ma soprattutto instabile da un punto di vista architettonico, l’antica parrocchia venne quasi completamente riedificata. Come testimonia un resoconto della Visita Pastorale del 1636, le condizioni della chiesa erano tali da rendere “improcrastinabile un radicale intervento di rinnovo” a causa dell’apicale instabilità architettonica. La famiglia Cesarini, ed in particolar modo il duca Giuliano III, ebbero fin dal principio un peso marginale nell’intero progetto. Al disinteresse iniziale si aggiunse successivamente l’assenza di contributi economici che andarono di conseguenza ricercati nella generosità dei fedeli, che contribuirono con offerte e lasciti. Tali difficoltà determinarono un rallentamento nei lavori di realizzazione della fabbrica che dal 1636 si prolungarono fino al 1650. Il ritrovamento effettuato dalla Spagnesi sulla Nota de’ denari che ha avuto Mastro Gio. Battista Sabbaino a conto della fabbrica della chiesa di Genzano rende noto non solo dei pagamenti avvenuti nell’arco di tempo necessario per la costruzione dell’edificio, ma anche del coinvolgimento, in quanto architetto, del giovanissimo Giovanni Antonio De Rossi, futuro autore del romano Palazzo Altieri. La partecipazione di De Rossi alla ricostruzione della Chiesa “della Cima” pone in evidenza il problema progettuale della stessa. Scorgendo con attenzione l’elaborazione del progetto si ravvisa una certa somiglianza con lo stile di F. Paparelli, probabile autore della parrocchiale, nonché maestro del De Rossi.
La ricostruzione della Chiesa di Santa Maria della Cima avvenne abbattendo una breve porzione delle mura urbane. In tal modo, oltre a garantire un ampliamento dell’abitato, fu possibile ruotare la facciata verso l’area esterna al vecchio borgo. La facciata caratterizzata da uno stile semplice e sobrio che tende alla linearità compositiva presenta uno schema a due ordini architettonici uniti tra loro da volute laterali. Toscano è lo stile inferiore, mentre il superiore, la cui semplicità deriva dalle linee delle chiese romane della seconda metà del Cinquecento, ha il corpo centrale in lieve aggetto. Un frontone di forma triangolare corona l’edificio i cui elementi di finitura, compresi il portale a timpano arcuato ed il grande finestrone che lo sovrasta, sono ad intonaco.
Al suo interno la chiesa ha uno schema a navata unica coperta con volta a botte lunettata ed è ritmata da paraste in stile ionico che sorreggono un arco attraverso il quale si accede al presbiterio. Tra la decorazione interna, prevalentemente del XIX secolo, si distinguono la pala d’altare raffigurante la Madonna in Gloria tra i Santi Pietro e Paolo, realizzata dal Cozza intorno alla seconda metà del Seicento e la Crocifissione tra i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova posta nella prima cappella e attribuita al Baciccio.

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