Sanità. Torluccio (UIL FPL): “Italia fanalino di coda in Europa”.
Ancora una volta siamo costretti a leggere i dati sconfortanti sulla sanità in Italia, soprattutto se rapportati con gli altri paesi Europei dimostrando come il gap (in particolare con Germania e Francia) stia aumentando sempre di più. In poche parole, in nome del risparmio a tutti i costi, per colpa delle “allegre” gestioni negli anni passati, a rimetterci sono stati i lavoratori e cittadini.
Lo dichiara in una nota il Segretario Generale della Uil Fpl Giovanni Torluccio dopo la lettura del Rapporto 2016 di coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti.
A fronte di una riduzione di 2.352 milioni quale contributo del settore sanitario alla manovra di finanza pubblica a carico delle regioni, come previsto dalla Legge di stabilità 2015 e definito dall’Intesa del 26 febbraio 2015, si registrano sul fronte della spesa sanitaria nel 2015 (in attesa che le ulteriori coperture contabilizzate nei CE vengano validate dai Tavoli di monitoraggio), rispetto al 2014, perdite di circa 1 miliardo rispetto agli 870 milioni del 2014.
Vorremmo ricordare come l’andamento decrescente registrato negli ultimi anni dei costi del personale (delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere, delle aziende Ospedaliere Universitarie, degli IRCCS pubblici) passati da 34,8 miliardi a poco più di 34,6 miliardi, con una flessione di mezzo punto percentuale, è stato raggiunto soprattutto attraverso il blocco del turn over negli anni passati, attraverso il mancato rinnovo dei contratti, il limite alla crescita dei trattamenti economici per gli anni 2011-2013 pari al trattamento spettante nell’anno 2010, introdotto dal DL 78/2010 ed esteso fino al 2014 dal DL 98/2011, la rideterminazione automatica dei fondi per il trattamento accessorio del personale in misura proporzionale alla riduzione del personale in servizio (DL 78/2010) e il congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale (DL 98/2011 e Legge di stabilità 2014).
In aumento nel 2015 a ritmi molto sostenuti i costi relativi agli acquisti di beni e servizi (acquisti di beni, manutenzioni, altri servizi sanitari e non, godimento di beni di terzi, servizi appaltati spese amministrative), che raggiungono i 32 miliardi (+5 per cento rispetto all’anno 2014). Più volte la Uil Fpl – prosegue Torluccio – ha denunciato le storture del DL n. 78 del 2015 ( ricordiamo anche la misura del 5 per cento per il 2012 e del 10 per cento a decorrere dal 1° gennaio 2013), nel quale non sono stati ben focalizzati, a nostro avviso, i reali punti dove intervenire; questo, attraverso una rinegoziazione dei contratti, ha generato conseguente negative che si sono ripercosse soprattutto sui lavoratori attraverso una riduzione oraria, contratti di solidarietà, casse integrazioni, sino alla perdita di posti di lavoro, producendo indirettamente un aumento dei costi per lo Stato attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Confrontandoci con gli altri Stati Europei si constata un marcato divario:
in termini di risorse (pubbliche e private) destinate alla spesa sanitaria gli importi sono oggi inferiori della metà a quelli tedeschi e del 20 per cento a quelli francesi;
I medici per 1000 abitanti sono 3,9 in Italia contro 4,1 in Germania, 3,1 in Francia e 3,7 in Spagna;
I posti letto in Italia 3,4 per 1000 abitanti contro 8,3 in Germania, 6,3 in Francia e 4,8 in media nei paesi Ocse;
la flessione della spesa pubblica ha comportato un aumento del contributo a carico dei cittadini con una sproporzione marcata anche in questo caso rispetto a Germania e Francia. Nel 2013 esso costituiva il 3,2 per cento della spesa complessiva, a fronte di importi ben più contenuti in Germania (1,8 per cento) e Francia (1,4 per cento). Per non parlare dell’aumento alle rinunce alle cure per motivo di costo e di liste d’attesa (esami medici e cure dentali) ed un minor ricorso a farmaci di recente approvazione;
in percentuale del Pil, ovvero la quota di risorse che un Paese mette a disposizione della sanità rispetto all’intera ricchezza prodotta, era pari al 7,1 per cento in Italia rispetto all’8,7 della Germania e al 9 della Francia;
la riduzione delle strutture ospedaliere per acuti a cui non corrisponde, tuttavia, un recupero del gap in termini di posti letto in strutture residenziali LTC in rapporto alla popolazione con più di 65 anni: pur in crescita (da1 12,2 nel 2000 erano 18,1 nel 2012), essi rimangono ben lontani dai 57 posti della Francia, 53 della Germania ed anche dai 46 nella Spagna.
In conclusione a fronte di alcuni risultati positivi raggiunti sul piano della riduzione dei ricoveri inappropriati, sulla tenuta del sistema sanitario volto a garantire adeguati livelli di tutela dello stato di salute dei cittadini e di cura dei pazienti e sul fronte della riduzione della spesa, il dato complessivo non può che essere negativo.
Abbiamo più volte indicato i punti sui quali poter intervenire in sanità e le azioni da adottare a partire dagli investimenti che nel 2015 si presentano ancora come un anno di attesa; per questo – conclude Torluccio – ribadiamo ancora con forza la necessità di un confronto tra Governo e le OO.SS volto a ridare slancio ad una sanità, ancora oggi tra le migliori al mondo
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