Sanita’: “incrementare centri di riabilitazione piano perineale”
“In sanità esistono problematiche delicate, complesse e spesso non adeguatamente pubblicizzate sui media, come l’incontinenza urinaria, che tuttavia incidono in modo profondamente negativo sulla qualità di vita del paziente. Pur interessando circa 5 milioni di cittadini nel Paese, rimane ancora oggi un problema sanitario e sociale di enorme importanza, nonostante sia trattabile e spesso curabile. Tra le diverse modalità di trattamento, la riabilitazione del piano perineale, pur rappresentando una forma di prevenzione e cura riconosciuta a livello internazionale e presente nelle principali linee guida urologiche, è ancora una terapia di “nicchia”. Si prenda Roma, ad esempio, dove l’offerta di riabilitazione perineale è oggettivamente carente, soprattutto nel sesso maschile, sia nelle strutture centrali, ospedaliere e universitarie, sia in quelle periferiche presenti sul territorio. L’incontinenza urinaria è uno delle condizioni per le quali il servizio sanitario spende di più in termini di presidi e visite specialistiche, ma non solo: le limitazioni che crea nelle relazioni sociali e nella stessa produttività delle persone colpite la rendono a pieno titolo una vera e propria patologia sociale. Inoltre, i tempi di attesa sono purtroppo decisamente lunghi se si considera, a titolo di esempio, che presso il Nuovo Regina Margherita, centro di riferimento col il maggior numero di pazienti trattati nella nostra Regione, bisogna attendere, per le sedute di ginnastica di gruppo, più di 3 mesi per gli uomini e un anno per le donne mentre si arriva a un anno e a due anni, rispettivamente, per le sedute individuali con l’elettrostimolazione. Appare chiaro dunque che la Regione Lazio deve fare molto di più, comprendendo la necessità di un network assistenziale moderno, uniforme e coordinato al suo interno e con i centri ospedalieri cittadini e regionali, alla luce soprattutto della recente integrazione della rieducazione del piano perineale nei Lea”.
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