San Giuseppe, Marrazzo taglia i posti letto da 149 a 56
“Siamo drammaticamente alla prova del nove” dichiara l’assessore alla Sanità della Città di Marino, Salvatore Guerra.
“L’ospedalicidio marinese, come la nostra Amministrazione sta denunciando da anni, si sta definitivamente consumando. E’ dall’inizio del nostro mandato a Palazzo Colonna, infatti, che con il sindaco Palozzi in testa ci troviamo a denunciare, pressoché inascoltati e a ritmo quasi quotidiano il rischio, sempre più prossimo, di un ridimensionamento assolutamente inadeguato e irragionevole del nostro ospedale. Ora, dopo l’assoluta mancanza di chiarezza che ha visto per tre anni i vertici della Asl Rm H danzare sull’adagio per niente andante di un piano aziendale di fatto mortificante per le specializzazioni presenti nelle strutture marinesi – prosegue l’assessore – siamo davvero al colpo di grazia: ovvero un decreto che, senza ascoltare le reali esigenze del territorio espresse dall’ Amministrazione comunale, dai medici e dai cittadini decide e va giù duro a colpi di mannaia con un rasoio che taglia in nome di una concezione della politica solo economicistica e per nulla umana contro la quale la nostra Amministrazione continuerà a battersi con tutte le proprie forze per impedire che si prendano decisioni come questa, senza il minimo riguardo, sulla carne viva dei cittadini”.
“Tre anni di assessorato alla Sanità e ai Servizi sociali – va avanti Guerra – mi hanno invece confermato una volta di più il bisogno di umanità che c’è nell’azione politica e ancor più in quella di governo. Ascoltare il grido e le ragioni che da tre anni continuano a giungere dalle corsie, dai pazienti, così come dal sindaco di Marino per salvare ad ogni costo il San Giuseppe è un dovere morale di Marrazzo e del suo vice Montino che così bene conosce il nostro territorio. Venga, dunque, ad ascoltare di persona quale è il pensiero di tutti i marinesi sulla morte dichiarata del loro ospedale e poi, semmai, mettano firme su decreti che hanno l’aria, almeno per quel che riguarda il nostro territorio, di demoralizzare e uccidere definitivamente, altro che risanare, il corpo già provato della sanità pubblica”.
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