Salute, Nursing Up De Palma. Su infermieri e professioni sanitarie il Governo latita!
Salute, Nursing Up De Palma. «Su concreta valorizzazione infermieri e professioni sanitarie ex legge 43/2006 il Governo latita!
Servono risorse fresche. Ripartono le iniziative di lotta, con il coinvolgimento della cittadinanza e delle altre organizzazioni sindacali.
E’ necessario uno stanziamento aggiuntivo ad hoc, quindi al di fuori delle cifre già previste per il contratto, di almeno 453 milioni di euro, destinate al raddoppio delle indennità di specificità infermieristica e per la sua estensione alle ostetriche, e di almeno ulteriori 200 milioni per intervenire sulle indennità di competenza degli altri professionisti sanitari ex legge n 43/2006.
Al termine della sesta giornata di trattative, si intravede solo l’ombra dei precetti scritti dal Comitato di Settore nel proprio atto di indirizzo.
ROMA 29 LUG 2024 – Si è appena conclusa un’altra delicata giornata di trattative, la sesta, nell’ambito del complesso percorso che conduce al nuovo Contratto della Sanità 2022-2024. L’ultima prima dell’interruzione del mese di Agosto.
Al termine della seduta, il capo delegazione del Nursing Up, Antonio De Palma, nell’informare i media e la collettività sull’evoluzione delle discussioni in corso, non usa mezzi termini nell’esporre la gravità della situazione.
«Siamo ben lontani dal veder realizzati i precetti delineati da Comitato di Settore e Regioni nel loro atto di indirizzo. Le proposte che ci vengono sottoposte oggi , offendono nel vero senso della parola i professionisti dell’assistenza.
«Il frangente che stiamo vivendo, nel complesso percorso di evoluzione della sanità italiana, è di quelli che certamente contribuiranno “a fare la storia”.
Il vero problema è che stiamo esattamente viaggiando al contrario.
Siamo di fronte, infatti, ad una storia che di questo passo ci consegnerà un’eredità con ben pochi traguardi da raccontare.
Negli ultimi 10-15 anni, infatti, i Governi che si sono succeduti, all’insegna dell’indifferenza e dell’inefficacia, hanno gradualmente trascinato le professioni sanitarie in un vicolo cieco.
Oggi, se guardiamo specificatamente agli ultimi mesi, siamo di fronte ad una ipotesi di contratto che non brilla certamente di luce per le fin troppo esigue risorse contenute al suo interno, seppur partito con le già citate importanti premesse all’interno dell’atto di indirizzo che faremo di tutto per “non perdere per strada”.
Il Governo ha da poco presentato il nuovo piano di abbattimento delle liste di attesa e il nuovo piano cronicità. In entrambi i casi esiste il rischio concreto di ritrovarsi di fronte a tristi scatole vuote, dal momento che di fatto, al di là delle belle parole spese da chi ha dedicato il suo tempo a redigere testi pieni di meravigliose ipotesi e report dettagliati, su entrambi i fronti non sono previste le necessarie risorse!
Ma il Governo non solo latita sugli investimenti, ma oltre le belle dichiarazioni tempo per tempo rese alla stampa, si ostina a mettere al centro del progetto tutti, tranne infermieri e ostetriche!
Quando comprenderà, che per snellire le liste di attesa, bisogna incentivare tutte le componenti professionali che compongono una equipe sanitaria?
Come faremo a garantire ai cittadini una sanità di prossimità degna di tal nome, se ci limitiamo ad analizzare il drammatico aumento delle malattie croniche, e poi di fatto non prevediamo alcun investimento per fronteggiare l’emergenza?
La strada per un autunno caldo all’insegna delle proteste e delle lotte di piazza sembra disegnata.
Altro che contratto attento alle esigenze dei professionisti sanitari. Parlano i fatti. In assenza di ulteriori risorse , ci troviamo oggi costretti a dare il via a nuove iniziative di lotta, con il coinvolgimento della cittadinanza e delle altre organizzazioni sindacali! ».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Nursing Up, passa poi ad analizzare, punto per punto, le difficoltà incontrate nel percorso di rinnovo del contratto della sanità, la cui ultima seduta, in ordine di tempo, si è tenuta proprio oggi:
– Vogliono portare da 7 a 10 i turni di pronta disponibilità che l’azienda può chiedere di effettuare, in un solo mese, al dipendente. Peccato che in questo modo, dando possibilità alle aziende di prevedere fino a 10 turni da 12 ore in un mese, si metterebbe seriamente a repentaglio la sicurezza dei pazienti , e si andrebbero a violare, per alcune tipologie di turnisti, addirittura le norme che prevedono il diritto al riposo settimanale. E meno male che questo nuovo contratto dovrebbe tener conto delle esigenze di compatibilità vita/lavoro del dipendente!
– Nessuna risposta è ancora arrivata, rispetto alla nostra richiesta di aumento di quella miserevole indennità di Pronta disponibilità, pari a 1,80 euro “lordi”, all’ora, che il contratto attuale prevede per i nostri professionisti. Una retribuzione del genere non viene nemmeno proposta all’ultima delle colf, con tutto il rispetto per loro!
– Nessun esonero certo dai turni di notte viene previsto per i colleghi che hanno superato i 62 anni di età, come abbiamo chiesto noi, e che non ce la fanno più, a garantire questa pesante tipologia di rotazione.
– Ci propongono di lavorare oltre l’orario normale di lavoro, mediante le cosiddette “prestazioni aggiuntive”, ma ciò nonostante, pretendono di pagarci meno di quanto la maggior parte delle regioni paga oggi per ogni ora di impegno.
– L’Aran insiste nel prevedere la laurea magistrale come condizione per l’accesso all’area di elevata qualificazione, in tal modo mortificando e disconoscendo la professionalità e l’esperienza acquisite da migliaia di professionisti sanitari, i quali, pur non in possesso di tale specifico titolo, da anni garantiscono funzioni di elevata responsabilità con impegno ed ottimi risultati .
A questo fine, per noi del Nursing Up non si può prescindere dall’elaborare una norma transitoria che, oltre ai laureati magistrali, consenta l’accesso, all’area di elevata qualificazione, anche agli altri “poveri mortali”, beninteso prevedendo il possesso di differenti tipologie di requisiti, compatibili con lo status di quei soggetti che non possono vantare il possesso della laurea magistrale, ma che rappresentano senza ombra di dubbio l’ossatura portante che, da anni, consente al servizio sanitario nazionale di garantire ai cittadini i diritti costituzionali ai quali hanno titolo.
Non si dimentichi, peraltro, l’equipollenza già prevista, ex legge n. 42/1999, e successivi decreti di riferimento, tra i titoli di studio del vecchio ordinamento, degli infermieri e gli altri professionisti sanitari, con i titoli universitari ivi specificati.
– E mentre per le professioni sanitarie si creano problemi e limiti di ogni tipo, temiamo che si voglia dare la “stura” alla carriera del personale inserito nell’area degli assistenti ed operatori: infatti, proprio non ci piace che l’Aran voglia portare da 15 a 10 anni il requisito di anzianità previsto come condizione per attribuire gli incarichi al personale di cui si parla.
Nursing up ha ricordato che, in questo modo, si darebbe la stura alla maggior parte dei dipendenti inseriti in tale area, e quindi si promuoverebbe una vera e propria guerra tra poveri, a danno di infermieri, ostetriche etc, invece inseriti nell’area professionisti sanitari. Si signori, perchè senza risorse aggiuntive, da una parte si andrebbe a creare a una vera e propria autostrada per il conferimento, da parte delle aziende sanitarie, di incarichi ad OSS ed altri profili tecnico / amministrativi (abbassando il limite da 15 a 10 anni si ricomprenderebbe la stragrande maggioranza dei dipendenti), dall’altra ne risulterebbero danneggiati gli infermieri e gli altri profili sanitari, cioè quelli per i quali gli incarichi sono stati originariamente creati, perchè è sotto gli occhi di tutti che le aziende sanitarie, laddove fosse approvata tale ipotesi, per poter pagare i nuovi incarichi, dovrebbero attingere allo stesso fondo utilizzato per quelli degli infermieri e degli altri professionisti sanitari, fondo che proprio di valorizzare un numero adeguato di professionisti sanitari che pure ne avrebbero i requisiti.
– ECM: ancora non ci siamo!
Nursing Up ha chiesto di uniformare, per i professionisti sanitari soggetti ad obbligo ECM, le previsioni del CCNL comparto a quello della dirigenza medica, prevedendo che 4 ore, o almeno 2 in fase di prima applicazione, dell’orario settimanale di lavoro (rispetto alle 36 ore totali), vengano preposte alla formazione, distinguendole da quelle preposte alle altre attività professionali.
Ci hanno proposto solo 24 ore all’anno per le attività formative, e per di più senza nessuna distinzione tra le esigenze dei professionisti sanitari, soggetti non solo all’obbligo ECM, ma anche a quelle formative legate alla specifica attività svolta, ed altre tipologie di personale, che certo non ha i medesimi obblighi e doveri, sia professionali che deontologici.
– Da ultimo, ma non per importanza, l’Aran vorrebbe introdurre un passaggio contrattuale nuovo di zecca, dal titolo altisonante e promettente: “Politiche e strategie per l’invecchiamento del personale”. Peccato che oltre alle enunciazioni di principio, in tale articolato, alla fine, si rimanda alle aziende sanitarie e/o alla contrattazione integrativa aziendale, la maggior parte delle decisioni di maggior impatto sui professionisti sanitari, che invece, secondo noi, bisognerebbe trovare il coraggio di affrontare in maniera uniforme per tutto il territorio nazionale.
Nursing Up proprio non ci sta!
E’ tempo che la politica scolli le proprie membra dai confortevoli scranni parlamentari, e che venga a guardare quanta responsabilità ed impegno comporta ogni ora di lavoro di un infermiere o di un professionista sanitario.
E mentre sul fronte delle trattative contrattuali, oggi in sede dell’ARAN Nursing up ha contestato punto per punto il documento proposto ai sindacati, tornando al mittente gran parte delle ipotesi considerate irricevibili, sull’altro fronte, quello governativo, a nome degli infermieri e degli altri professionisti sanitari, che come noi, sono stufi della vanagloria e delle mere parole, Nursing Up vuole, con determinazione, fatti concreti da parte dell’Esecutivo.
E’ necessario uno stanziamento aggiuntivo ad hoc, di almeno 453 milioni di euro, indispensabili per il raddoppio delle indennità di specificità infermieristica e per la sua estensione alle ostetriche, e di almeno ulteriori 200 milioni per intervenire sulle indennità di competenza degli altri professionisti sanitari ex legge n 43/2006.
Di fronte a questo stato di cose, e nell’incomprensibile silenzio del Governo, Nursing up non ha potuto far altro che dare impulso e rilanciare, senza ulteriore indugio, le doglianze che hanno portato allo sciopero del dicembre 2023, da condividere con i lavoratori ed i cittadini interessati, preavvisando un autunno di lotte eclatanti, per la difesa prioritaria del diritto alla salute, e per il diritto sacrosanto dei professionisti sanitari ad un lavoro dignitoso, compatibile con la vita personale e familiare, retribuito in maniera finalmente accettabile.
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