Sabato 15 a piazza dell’Esquilino a Roma il PCI al fianco del popolo Palestinese.
“Sabato pomeriggio saremo al fianco del popolo Palestinese partecipando all’appuntamento voluto dalla comunità palestinese” – comunica il segretario del Lazio del Partito Comunista Italiano, Oreste Della Posta – “Leggendo i resoconti, conoscendo cosa è collegato agli scenari e alle convenienze dei nuovi imperialismi, colpisce la puntualità, esattezza e chiarezza dell’analisi e del racconto di testimoni qualificati come il compagno Bassam Saleh che recentemente ha risposto circa queste ultime settimane e ore. Dice Bassam: “Certamente. Ha riconfermato che il piano sionista di pulizia etnica perpetrato già dalla creazione dello stato sionista non si è mai fermato. Shekh Jarrah ha amplificato l’importanza di Gerusalemme, che è il cuore della questione palestinese insieme al diritto al ritorno. Su questi due punti è fallito l’incontro voluto da Clinton tra Arafat e Barak nel 2000, alla Casa Bianca, che ha avuto come conseguenza la seconda intifada, e l’invasione di Sharon della Cisgiordania, con l’assedio di Arafat nella Moqata. Quello che sta succedendo in Palestina, non è un evento passeggero o una reazione al tentativo di evacuare il quartiere di Sheikh Jarrah: quest’ultima è stata la scintilla che ha acceso una rivolta palestinese globale che nessuno si aspettava e non è stata orchestrata da un parte specifica.”. Questa è la realtà delle cose. La necessità – continua il segretario comunista – è di non spaventarsi per le forze avverse in campo (lì militarmente, qui politicamente) e di non fare gli spettatori. Noi comunisti, da sempre al fianco del diritto alla autodeterminazione all’esistenza dello Stato di Palestina, saremo anche in questa occasione di lotta in piazza. La Federazione romana e quella dei Castelli in modo particolare saranno presenti e chiamiamo tutti i comunisti, tutto il mondo pacifista ad essere presenti con la prudenza che la situazione pandemica richiede, ma sicuramente di essere presenti. Lo dobbiamo alla libertà di un popolo, lo dobbiamo alla scelta di non abbandonare gli ideali di convivenza e di pace.”.
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