“Ruolo della donna nella Scienza”
Tra il pubblico, il Sindaco Pasquale Boccia e la dirigente dell’Area socio-culturale Annalisa Gentilini: la dott.ssa Barbato ha illustrato in modo chiaro e snello l’evoluzione del ruolo femminile nel tempo, in rapporto alla scienza e alla conoscenza. Dal mito biblico di Adamo ed Eva che presenta la donna come tentatrice, fallace consigliera alla quale verrà preclusa ogni conoscenza, riservando il suo ruolo all’esclusiva funzione procreativa, si è proceduto ad analizzare dal punto di vista storico-politico cosa renda possibile la conoscenza e qual è il rapporto Uomo-Natura. In questo excursus storico, validamente illustrato da una carrellata di immagini sullo schermo, la relatrice faceva notare che va tenuto presente come, nelle civiltà primitive, ambiti e compiti ben precisi diversificavano i ruoli sociali e si era consolidata “l’identità di genere” con un sistema di regole e proibizioni. Passando attraverso i filosofi greci Platone, secondo il quale è la razionalità che rende possibile la conoscenza ed Aristotele che parte invece dall’esperienza, introducendo il concetto di causalità e il metodo deduttivo, si arriva al Medio Evo, dove la conoscenza è influenzata dal dogma religioso. Concetto ribaltato da Bacone, il quale partendo dall’osservazione pone le basi della conoscenza sull’esperienza. Cartesio e Galileo modernizzano il concetto di scienza: il primo separa la mente dalla natura; il secondo mette in evidenza come gli scienziati siano osservatori obiettivi e razionali che ne scoprono le leggi: nasce la Scienza moderna che si basa sulla verità oggettiva. Ma la vera rivoluzione scientifica, ricorda la Dott.ssa, avviene nel XX secolo con il concetto di relatività che dà una scossa al metodo scientifico tradizionale e introduce una descrizione probabilistica della realtà: Albert Einstein con la sua teoria modifica il concetto assoluto di spazio e tempo e comincia così il percorso di riflessione della Scienza su se stessa. Prendendo spunto dall’affermazione del grande scienziato “Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato”, Karl Popper introduce il principio di falsificabilità: una teoria per essere controllabile e scientifica, deve essere falsificabile. Thomas Khun afferma, inoltre, che una rivoluzione scientifica è conseguenza di una crisi delle teorie fino a quel momento accettate. La dott.ssa Barbato ha poi presentato alla platea le nuove voci che si fanno sentire dal mondo femminile in questo contesto di scienza e ricerca finora riservato agli uomini: la fisica Evelyn Fox Keller, titolare di una cattedra di storia e filosofia della scienza, mettendo in relazione la scienza con le donne, constata che la maggior parte di esse abbandona il mondo della ricerca: ne individua la causa nella diffusa convinzione che la scienza sia considerata prerogativa maschile, in quanto tutto ciò riguarda l’oggettività e la razionalità, mentre la femminilità si affida al sentimento, alla passione, alla soggettività. In questo senso la Keller si appassiona a scrivere di scienza, soprattutto indagando tra i possibili collegamenti tra genere e scienza stessa. Tuttavia, afferma la Keller, le donne non fanno scienza in modo diverso dagli uomini e mette inoltre in evidenza lo stereotipo che considera la scienza come un’attività umana senza connotazioni personali ed emotive. Anche il Nobel per la medicina Barbara McClintock condivide le stesse idee della Keller che parla di “sintonia con l’organismo”: la scienziata, infatti, si sente corpo unico con l’organismo cellulare che sta studiando al microscopio. Così pure Agnese Seranis fisico e scrittrice valorizza questa capacità femminile di immedesimarsi con l’oggetto di ricerca, identificando come risorsa cognitiva questa sensibilità ad “entrare dentro, ad identificarsi” con quanto si sta studiando/ricercando. Da quanto esposto ne consegue che i due mondi oggettivo e soggettivo vadano ricongiunti e che il nuovo sapere scientifico sia sempre più frutto di una dialettica tra mente e natura. Le qualità interpretative, di introspezione, riflessività, ritenute finora prerogativa tutta femminile sono ora rivalutate e attribuite alle qualità umane universali, senza distinzione di genere. E la nuova filosofia, con Galimberti in testa, parla di composizione dei generi: i sessi non sono così diversi come si è sempre pensato, tendono a scambiarsi, confondersi; così con la composizione dei generi si trova il nuovo percorso da seguire nella scienza, riconoscendo in questo modo il primato della persona sul genere. Il dibattito che è seguito al termine dell’ appassionante relazione, ha mostrato quanto l’interesse e la condivisione abbiamo fatto da stimolo e quanto sia stata apprezzata la bella presentazione in power point della Dott.ssa Barbato: cortese e disponibile, la ricercatrice ha dialogato e risposto alle interessate domande rivolte dal pubblico. Un bel successo per l’Associazione Culturale l’Osservatorio che riserva ai suoi associati nuovi, interessanti incontri; il prossimo appuntamento il 26 febbraio, sempre nell’Aula Consiliare, prevede un incontro con Rosario D’Agata, autore di un libro su Enrico Mattei.
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