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Roma -“Urban eyes”

Roma  -“Urban eyes”
Settembre 27
17:02 2016

“Urban eyes” sarà inaugurata domani e sarà visitabile tutti i giorni sino a fine novembre. L’Aperitif-Art del vernissage con il dj e MC Papaceccio e la popping animation della UDA urban dance academy.
Il Margutta – “Urban Eyes”, la mostra “Urban” Con Giorgio Bartocci, Daff, Efy, Luca Font E Neo
Niente è più site-specific della Street- Art. Fenomeno diffuso che ha conquistato appassionati d’arte, amministrazioni cittadine e i media passando dall’essere considerato illegale a trendy. Negli spazi espositivi de Il Margutta cinque urban-artists approdano e contaminano il centro artistico di Roma.

“Urban Eyes”, ossia occhi urbani, che suona come “urbanize”, ossia urbanizzare. Un doppio significato per una doppia chiave di lettura. L’Urban, infatti, diventa l’obiettivo e lo strumento di una mostra che raccoglie le opere di Giorgio Bartocci, DAFF, EFY, Luca Font e NEO: cinque nomi noti nell’urban art con in comune l’uso dello spray e la forte identità di un percorso condiviso ma allo stesso tempo individuale.

LA MOSTRA – Si tratta della prima mostra della stagione espositiva de Il Margutta Veggy Food & Art, voluta dalla titolare Tina Vannini con la cura e l’organizzazione di D.d’ARTE e Profilexpo. Una trentina le opere in mostra. “Urban eyes” sarà inaugurata domani, mercoledì 28 settembre, e sarà visitabile tutti i giorni sino a fine novembre. Il vernissage si arricchirà della performance del dj e MC Papaceccio e della popping animation della UDA urban dance academy.

LA MOSTRA – La scintilla urban scocca negli USA, soprattutto a New York, negli anni Settanta e Ottanta. Nasce da un bisogno di creatività libera, fuori dalle logiche del mercato dell’arte, appropriandosi di un territorio dimenticato: le aree a margine dei contesti urbani trascurati o abbandonati, come muri e capannoni, strade e palazzi dissestati. Argomenti diversi, tecniche inusuali, provocazioni sociali e idee surreali: un mix di colori e luci, di strategie e sinergie che si fondono per creare qualcosa di nuovo, una voce di rottura, sull’onda estesa della cultura hip-hop

“La compresenza qui in mostra di artisti differenti, pur legati tra loro da momenti di storia comune, – spiega la curatrice Francesca Barbi Marinetti – va a sottolineare quanto lo spirito dell’azione creativa urban sia in direzione di un’opera collettiva che comprenda e conservi molteplici segni e significati. Le opere su tela, carta o tavola conservano l’urban come matrice di ispirazione a favore di un percorso di una più personale presa di coscienza artistica. Il confronto diretto con il pubblico, la poetica urban, accoglie un’altra dimensione di sfida che è su piccole dimensioni”.

GLI ARTISTI – Giorgio Bartocci sviluppa un linguaggio creativo istintuale e fluido da cui emergono figure congiunte da un movimento armonico, continuo e atavico. Tratto distintivo di è una stilizzazione di occhi-naso-bocca impressa nella materia danzante, a ricordare l’elemento palpitante e vitale che lega il mondo. DAFF nasce come writer, ma oltre ai marker, acrilici e spray, per il suo universo artistico utilizza stickers, vecchie lire, carte, francobolli, pezzi di metallo tutti originali e vintage. Dai treni e muri fino ai tatuaggi passando per i lavori su carta, il minimo comune denominatore delle creazioni di Luca Font è l’interesse per grafica e la sintesi visiva.

Dallo spray al colore liquido, attraverso la gestualità e il dripping, le creazioni di NEO sono squarci visionari di luce ed energia che vanno a ricomporre in geometrie reticolari una dialettica tra gli opposti. EFY, infine, reinterpreta l’antica tecnica di stampa della xilografia utilizzando catrame e spray al posto dell’inchiostro, per ottenere ogni volta pezzi unici pur utilizzando la stessa matrice.

“Il Margutta riapre con una ventata di energia e di contemporaneità – spiega la titolare Tina Vannini – Anche quest’anno abbiamo deciso di puntare sulle idee e sulla originalità creativa dei giovani talenti, scommettendo su di loro con una mostra che, ne sono sicura, vi conquisterà. Questa, nata dalla collaborazione fruttuosa con Francesca Barbi Marinetti e Marco Sermoneta, raccoglie in sé il meglio di questa dimensione artistica di cui, anche in futuro, torneremo a parlare con grande interesse”.

Le biografie degli artisti

GIORGIO BARTOCCI – (Iesi 1984) è uno street artist poco convenzionale e figlio d’arte, il padre è maestro della grafica e dell’oreficeria. Artista attivo nella ricerca tra urban¬art e public¬design, Giorgio Bartocci sviluppa un linguaggio creativo istintuale e fluido da cui emergono figure congiunte da un movimento armonico, continuo e atavico. Tratto distintivo è una stilizzazione di occhi-naso-bocca impressa nella materia danzante, a ricordare l’elemento palpitante e vitale che lega il mondo. L’azione pittorica, capace di trasfigurare intere facciate di palazzi o concentrata sulla dimensione ridotta di una tela, dà vita a soggetti misteriosi che come ombre fluttuanti e multiformi popolano il ricco percorso coerente e introspettivo dell’artista. Dopo aver studiato progettazione grafica e comunicazione visiva all’ I.S.I.A. di Urbino, Bartocci ha realizzato numerosi progetti di visual design, commissioni per enti privati e istituzioni pubbliche. Attualmente vive e lavora a Milano.

BRUNO BATTAINI – (Milano 1977) in arte e scrittura è DAFF. Trasferitosi a Crema con la famiglia, porta con sé il writing. Agli inizi degli anni novanta fonda la TKR Crew (TheyKeep the Ring) portando colore in svariati punti della città. Da allora promuove la disciplina e sperimenta in studio nuove forme d’arte da essa derivate, cambiando nettamente il supporto, dal classico muro alle tele e tavole di legno. Trae ispirazione dal vissuto e in particolare ama gli oggetti d’uso comune che ricompone nelle sue opere. Oltre al writing, i marker, gli acrilici e gli spray, per il suo universo artistico utilizza stickers, vecchie lire, carte, francobolli, pezzi di metallo e altri materiali rari ed originali. Il suo impegno costante è stato far riconoscere il valore artistico della street-art fuori dall’illegalità, battendosi per ottenere aree a disposizione degli artisti. Per DAFF trasformare con l’immaginazione creativa il depauperamento urbano offre alla collettività il coinvolgimento di un patrimonio di colore e immaginazione fruibile per tutti. La sua pluriennale attività gli permette l’ appellativo di “vecchia guardia Italiana”.

PAOLO MARTIN CREMONESI – (Lodi 1982) a.k.a. EFY è un Art Director pubblicitario per il Gruppo Armando Testa e membro della crew THE CLAN. Nel 1995 si innamora della cultura Hip-Hop iniziando il suo percorso artistico come writer. Nel corso degli anni sperimenta diverse discipline dalla musica alla pittura, dalla grafica alla fotografia. Reinterpreta l’antica tecnica di stampa della xilografia utilizzando catrame e spray al posto dell’inchiostro, per ottenere ogni volta pezzi unici pur utilizzando la stessa matrice.
Concettualmente immagina di rilevare l’impronta della strada, raccogliendo con questa azione tutto ciò che le persone lasciano cadere ad ogni passaggio. Le impronte diventano messaggi, simboli. Sembrano geroglifici, ideogrammi, forme di scrittura antiche, ma generate da un pensiero moderno. Nasce così un nuovo alfabeto che dà vita a un racconto visivo.

LUCA FONT – (Bergamo 1977) è writer, scultore, artista, tatuatore, tipografo occasionale, viaggiatore interessato, afferma d’essere convinto sostenitore della tradizione e soprattutto della sua intrinseca relatività. Un segno asciutto, geometrico ed essenziale, da cui si riconoscono maestri storici come Fortunato Depero, denota un’idea chiara del proprio percorso di artista consapevolmente estraneo agli schemi comuni. Non a caso nasce con il graffitismo rapportandosi all’arte fuori dalle logiche di mercato. Da treni e muri fino ai tatuaggi passando per i lavori su carta, il minimo comune denominatore è l’interesse per grafica e la sintesi visiva, funzionalità e modernismo, in nome della costante ricerca di un punto d’incontro tra creazione e razionalità.

STEFANO BANCHIERI – (Milano 1977) in arte NEO nasce nella realtà underground dei graffiti, come testimoniano molteplici interventi murali realizzati in scenari post-industriali. Il suo stile si sviluppa nel collettivo di writers Tiker per evolversi in una ricerca personale sostenuta da una solida formazione tecnica e grafica. Dallo spray al colore liquido, attraverso la gestualità e il dripping, le sue creazioni sono squarci visionari di luce ed energia che vanno a ricomporre in geometrie reticolari una dialettica tra gli opposti. Il segno netto e lineare è al contempo esplosivo, soppesa energie contrastanti portandole ad una tensione d’equilibrio in bilico. I cromatismi riconducibili allo spazio sospeso dell’arte underground sono fredde gradazioni di bianco, blu nero percorse talvolta da lame di colori primari caldi. Il gesto veloce e istintivo compone un universo di solitudine costellato da forme cosmiche, fortemente simboliche, e attraversato da nuove forze in velocità.

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