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Roma/Lazio. L’otto marzo e Lotto marzo

Marzo 08
11:10 2021

L’Otto marzo, Lottomarzo, urla la parola d’ordine della pagina nazionale del PCI redatta dalle donne per l’occasione. Aggiungendo: “La Giornata Internazionale della #Donna, istituita per ricordare le #conquiste economiche, sociali e politiche di queste, non può tacere al contempo tutte le #violenze e le #discriminazioni subite e di cui è ancora vittima il genere femminile nel mondo. E’ dunque UNA GIORNATA DI LOTTA AGITA IN 70 PAESI, ANCHE SE IL CAPITALISMO E IL PATRIARCATO HANNO TENTATO DI TRASFORMARLA IN UNA PURA E SEMPLICE RICORRENZA FESTAIOLA”. Necessarie dunque delle puntualizzazioni? Noi crediamo di sì. “Cento e più anni sono passati dalla sua prima indizione e le comuniste continuano a dire la loro……” Lo facciamo con un confronto sulla condizione delle donne, sulla #lotte per i loro #diritti, per l’emancipazione, le conquiste civili, la #libertà e l’uguaglianza, certi che il #contributo dato nei decenni dalle compagne possa ancora rivelarsi un fondamentale pilastro dal quale ripartire: non solo per riconquistare quanto si è perso negli ultimi trent’anni, ma per rinnovare l’impegno dinnanzi ai tanti obiettivi ancora da raggiungere, in sostanza la liberazione delle donne dal patriarcato e dal capitalismo!”. Da parte loro, le donne comuniste del Lazio, con una riflessione specifica di Sonia Pecorilli, assessora a Sermoneta e dirigente regionale del PCI, mettono l’accento sulla tragedia del femminicidio. Espone Sonia Pecorilli: “ Il femminicidio ha radici molto lontane. Partiamo proprio dalla questione terminologica. Dal 1993 al 2010 nella popolosa città messicana di Ciudad Juarez si sono consumati almeno 370 casi di uccisioni di donne, non senza episodi di stupro, tortura e omicidio. Questo evento storico  spinge la scrittrice e attivista Marcela Lagarde a candidarsi al Congresso Federale per riformare il codice penale del Paese in merito a questa tipologia di reato e a diffondere per prima il termine “femminicidio”. Coniare una parola per un particolare fenomeno sociale è sempre un evento di rilievo: vuol dire che esso ha raggiunto una proporzione e una specificità tale che non può PIU’ essere ignorato. Di per sé, tuttavia, il termine non è nato negli anni ’90 del 900 – in Italia se ne trovano riferimenti già in pubblicazioni degli anni ’20,  mentre è nell’Inghilterra del primo ‘800 che il termine ha origine. Il femminicidio è diffuso a livello mondiale ma ha forme ed incidenza diverse in ogni paese: sono i paesi dell’America centrale e America del Sud quelli in cui è più studiato e si è dato più spazio nella discussione politica.  Una valutazione della portata del fenomeno è stata effettuata dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) confrontando i dati di 32 paesi europei e nordamericani per i quali si dispone di dati affidabili per gli anni dal 2004 al 2015, periodo nel quale si è registrata un’incidenza di 1,23 morti ogni 100.000 donne residenti.”. L’assessora Pecorilli rivolge lo sguardo alla situazione planetaria: “Nel mondo. Nel 2017 l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine ha attivato la piattaforma di monitoraggio e raccolta dati dei femminicidi in tutto il mondo. Nel 2018 una ricerca a livello mondiale: Gender related killing of women and girls ha dimostrato che ogni anno nel mondo vengono uccise 87.000 donne per motivi di genere.”. Poi, la dirigente comunista illustra la realtà del nostro Paese: “In Italia. I lunghi mesi di lockdown e la forzata coabitazione nelle case hanno allungato ancora di più la pagina nera dei femminicidi nel nostro Paese. Il dato, nero su bianco, ha trovato conferma in un report dell’Istat dedicato agli omicidi: nei primi 6 mesi 2020 la situazione si è ulteriormente aggravata con un numero di delitti pari al 45% del totale degli omicidi, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019. Per maggiore informazione nel 2020 il 56,8% dei femminicidi è stato commesso nel Nord Italia, il 9,5% in più rispetto allo scorso anno con una particolare concentrazione in Lombardia e Piemonte. Le due regioni infatti da sole assorbono il 36% dei femminicidi a livello nazionale. Nelle regioni del Centro Italia e del Sud Italia infine sono stati commessi rispettivamente 14 e 21 femminicidi nei primi dieci mesi del 2020.  Il femminicidio in sostanza esprime “la forma estrema della violenza di genere contro le donne, prodotto dalla violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato attraverso varie condotte misogine, quali i maltrattamenti, la violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale, che comportano l’impunità delle condotte poste in essere, tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una condizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle istituzioni e all’esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia”.” Molto spesso, l’ultima denuncia di Sonia Pecorilli la ricolge proprio contro l’aspetto patriarcale che trasformano i nuclei base della nostra società come i luoghi più insicuri per le donne: “L’inferno in famiglia. Nel 2017 è uscito uno studio sugli orfani di vittime di femminicidio di Anna Costanza Baldry, in cui è stato stimato che in Italia in 15 anni (dal 2000-2014) ci sono stati 1.600 nuovi casi di orfani che hanno perso la madre perché uccisa dal padre. Con il padre o in carcere o suicida, i sopravvissuti minori o già maggiorenni, sono definiti “orfani speciali” data l’entità dei loro problemi, connessi all’essere senza genitori e spesso testimoni di violenze passate. In seguito alla pubblicazione di questi dati mai prima rilevati in Italia  il 16 luglio 2020 è finalmente entrato in vigore il decreto attuativo della legge 11 gennaio 2018, n. 4 a tutela di bambini e ragazzi «rimasti orfani a causa di crimini domestici». Questa è la cruda realtà di un fenomeno che negli anni e diventato una piaga da arginare.”. La conclusione sembra proprio confermare che l’unica strada è la lotta per mostrare che senza le donne non si va da nessuna parte!

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