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“Roma Caput vini”: una eccezionale storia del vino

Luglio 22
12:35 2009

Ai primi di luglio è stato presentato, nella suggestiva cornice di piazza del Popolo, il libro «Roma Caput vini» di Gabriella Nicolosi. Il volume è stato realizzato sotto l’egida della Camera di Commercio di Roma e, circostanza molto accattivante, si presenta con testo bilingue italiano e inglese. La Nicolosi, che qui si cimenta in una storia del vino di cui si dirà, è nota – oltre che per essere un’affermata autrice e regista teatrale – per i suoi studi approfonditi sulla enogastronomia laziale e sulle sue strette connessioni socioculturali col territorio e la popolazione.

 

Il libro di cui parliamo è un volume di grande formato, dal ricchissimo apparato iconografico, confezionato in una veste grafica elegante e raffinata, che si articola in oltre trecento pagine. È un’originale storia del vino che, partendo dalle origini più antiche e dai territori più lontani, fa poi convergere tutti i discorsi verso l’unica vera meta possibile: l’Urbe, la “caput mundi”, faro di civiltà e centro visibile della Chiesa universale. Ovviamente, una dissertazione sul vino non può non procedere su due piani principali di lettura, il sacro e il profano. L’uno, con tutti i suoi contenuti sacrali sia mitologici che cristiani; l’altro, con tutto il suo portato di arte, cultura, tradizione, ma principalmente di bevanda inarrivabile per il godimento del corpo e il benessere della mente.
All’interno, poi, dei due filoni principali, si dipanano e si intersecano tutte le varie vicende storiche, ed è davvero abile la Nicolosi a condurre in modo unitario la complessa trattazione, facendone un testo che al netto rigore scientifico e filologico unisce una godibilità e una leggerezza in grado di avvincere il lettore fino all’ultima riga. Lavoro sapiente e documentatissimo, offre largo spazio di testimonianza anche a sonetti, lazzi e rime giocose dei più svariati e inopinati autori, senza trascurare la vena più popolaresca. Ed ecco infine Roma, dove tutto l’ampio discorso trova infine compimento e giustificazione, quasi ne fosse naturalmente predestinata ab aeterno. Cantava con rapita ammirazione il poeta Ausonio: «Prima inter urbes, divum domus, aurea Roma». Casa degli dei prima e città dei papi poi: accostamento forse irriverente ma sicuramente icastico e non privo di un certo fondamento simbolico.
Il papa come sovrano temporale, attorniato da una corte fastosa, ma anche sommo sacerdote di quel sacrificio eucaristico che proprio nel vino identifica il sangue di Cristo. Il vino, essenza e ipostasi di quel fluido vitale che scorre nelle vene stesse della madre-terra e che, captato dalla vite, si fissa nell’uva e viene estratto dalla mano sapiente dell’uomo, proprio come recita quasi letteralmente il sacerdote sull’altare durante la consacrazione. Ecco dunque, aggiungiamo noi, che il vignaiolo si eleva al ruolo di jerofante, che officia il mistero ultramillenario della sacra bevanda inebriante, lasciando al popolo il diritto-dovere di berne per poterne trarre il più alto beneficio, sacro o profano che sia.
E parlando di profano, ecco inevitabilmente la ricca fioritura di osterie e di bettole d’ogni risma, veri templi in onore di bacco dove l’ebbrezza della mente può trovare sorprendenti analogie con l’estasi mistica. Il libro «Roma Caput vini», munito d’un titolo così efficace e irrinunciabile, è dunque valido latore d’un messaggio culturale complesso e avvincente, che qui abbiamo solo cercato di rendere al meglio – come suol dirsi – con parole nostre. E non è affatto peregrino dire, pure in presenza di altri lavori sul medesimo tema, che quest’opera si presenta davvero come un unicum originale, mai tentato prima. Il volume è stato patrocinato dalla Camera di Commercio di Roma ed è stato realizzato per essa dalla Promoroma diretta da Roberto Novelli. In tal modo si è evidentemente inteso conciliare nel medesimo vettore un prezioso strumento di conoscenza storico-scientifica ed un veicolo formidabile per la promozione commerciale e turistica. Sono forse gli opposti che qui si toccano ed anzi si fondono magicamente in modo sinergico, una felice operazione che può avvenire solo all’ombra del mito eterno di Roma.

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