“Rom e Sinti” di Gennaro Spinelli Intervista di Patrizia Boi
Il giorno 15 marzo 2023 alle ore 17,00 presso l’Associazione Culturale Enrico Berlinguer Quadraro, Roma Viale Opita Oppio, 24, sarà presentato il libro Rom e Sinti, Dieci cose che dovresti sapere, Autore: Gennaro Spinelli, Editore: People, Collana: Storie, Anno edizione: 2022.
L’incontro sarà moderato dalla scrittrice e giornalista Patrizi Boi, che introdurrà l’opera e intervisterà l’Autore sulla «conoscenza di base della cultura, della storia e della società romanì» a partire dagli stereotipi e dai pregiudizi diffusi sia nei confronti dei rom – chiamati in modo dispregiativo “zingari” -, da parte dei non-rom, sia da parte dei rom stessi riguardo a quello che con termine dispregiativo qualificano come “gachano rom”. Insomma esiste il “gachano rom”, mondo dei non-rom e il “romano rom” ossia il mondo dei rom e poi esiste un terzo mondo ai più sconosciuto, come afferma nella Prefazione al libro Santino Spinelli «di rom inclusi nella società ospitante, ma spesso, come accade tutt’ora, costretti a “nascondersi” e a non rivelare le proprie origini e la propria appartenenza etnica per non subire discriminazioni o svantaggi sociali». Effettivamente molti rom sono stanziali da circa seicento anni, hanno una casa di proprietà come la nostra e «sono fior di medici, ingegneri, sindacalisti, calciatori, avvocati, finanzieri, vigili urbani, imprenditori, dipendenti comunali, musicisti diplomati al Conservatorio, insegnanti e assicuratori, ma che non rivelano la loro vera identità».
Gennaro Spinelli, è nato nel 1992, ma è dall’età di sei anni che calca i palchi di tutto il mondo diffondendo la musica romanés. Oltre che essere uno tra i più noti violinisti rom a livello internazionale, è il più giovane membro ufficiale dell’International Romanì Union, che nel 2018 lo ha nominato ambasciatore per l’arte e la cultura romanì nel mondo. Nel 2021 ha fondato l’Accademia Nazionale Romanì. Attualmente è Presidente Nazionale dell’Unione della Comunità Romanés in Italia, ed è membro del Forum Nazionale Rom e Sinti all’interno dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali).
Gennaro, anche se sei giovanissimo, hai dedicato e dedichi la maggior parte del tuo tempo alla causa dei rom, perché?
«Perché io sono stato fortunato, ho avuto un padre che ha studiato e mi ha fatto studiare, mi ha portato in giro per il mondo e mi ha trasmesso tutto quello che poteva della cultura rom, perché ho avuto la fortuna di avere un nonno, che portava il mio stesso nome, che pur essendo analfabeta, ha fatto studiare suo figlio, perché ho una madre che ci ha curato fin da piccoli e ci ha fatto crescere con il suo affetto e la sua protezione, ma ho tanti fratelli rom che non hanno avuto la mia stessa fortuna e vivono ai margini della società e questo non è giusto. Io mi impegno tutti i giorni perché anche loro possano avere un futuro».
Sei l’esempio di come la tradizione familiare romanì sia fondamentale per la vostra cultura, mentre nella nostra società contemporanea questi legami sono deboli, come mai?
«Essere stati perseguitati, segregati, discriminati e anche massacrati – come è accaduto nel corso del Samudaripen – ci ha fatto trovare forza e sostegno nel clan familiare, che non è costituito solo dalla ristretta cerchia domestica (madre, padre, figli…), ma da un nucleo più ampio, una sorta di tribù, con nonni zii, cugini, ecc. che partecipano ai riti di passaggio, in particolare ai matrimoni e ai funerali, ma anche a tutti i momenti importanti riguardanti ciascun membro. Si, noi siamo rom… Studiamo, lavoriamo, veicolando solo cultura e bellezza».
La musica è uno strumento importante per la vostra etnia, cosa rappresenta il tuo violino?
«La musica è stata, è e sarà, il primo strumento di comunicazione della cultura romanì. Nei momenti peggiori si preferisce stare in silenzio ed elevare il proprio urlo attraverso la musica, ma anche nei momenti di gioia la musica grida tutta la nostra allegria. Potrai ben capire che il mio violino non solo è una propaggine di me di cui non posso fare a meno, di cui non amo separarmi mai, una musa che mi accompagna come un’amante in ogni momento, ma rappresenta anche il lascito, l’eredità di tutti quelli che lo hanno suonato prima di me, di ogni antenato della stirpe, del grande Maestro che mi ha insegnato a suonarlo, dei palcoscenici calcati con mio padre e la mia famiglia da quando sono nato. Il violino mi dà la forza di combattere per i diritti del mio popolo, è il mio spirito guida».
Gennaro Spinelli
Prima dell’incontro sarà proiettato il documentario di Rai Scuola
“Genocidio dei Rom e Sinti” alla presenza della sua Regista Alessandra Peralta.
L’incontro prevede anche che Gennaro al violino, insieme al suo amico fraterno Alex Gisondi alla chitarra, esegua qualche pezzo della cultura romanì. Naturalmente tutti sappiamo che la musica è un talento che appartiene all’etnia in generale e che grandi musicisti e ballerini e cantanti sono stati regalati dai rom al mondo e di tutto questo si parlerà durante l’incontro.
Saranno presenti dei rappresentanti della comunità dell’U.C.R.I. (Unione delle Comunità Romanes Italiane).
INGRESSO LIBERO
Familje Spinelli: Gennaro, Giulia, Santino (padre)
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