Rock generation porta il Prog e Vittorio Nocenzi alle Scuderie Aldobrandini
(Serena Grizi) Frascati – I bravi animatori di Rock generation e delle giornate prog e rock presentate alle Scuderie Aldobrandini in onore di importanti gruppi che hanno fatto la storia di questi generi musicali, hanno creato una cornice perfetta per l’evento che ha visto ospite d’onore Vittorio Nocenzi della formazione BMS, Banco del Mutuo Soccorso. Non me ne vorrà nessuno se dirò, subito che, come nella tradizione, un bel quadro oscura la cornice, così Vittorio Nocenzi, per brevità chiamato artista, ha fatto da par suo domenica 7 aprile.
Dopo un ‘cappello storico’ sulla musica genere Progressive in Italia (Area, Premiata Forneria Marconi, aggiunto anche qualche ‘cascame’ meno prog e più pop come i New Trolls, Alan Sorrenti dei primi due album e altri), Vittorio Nocenzi s’è presentato con la sua bella voce impostata, la capacità di catturare tutto il pubblico con aneddoti stile colloquiale e qualche nota al piano, l’intento, esatto, di dire cosa sia il progressive senza farlo raccontare agli storici della musica che, per carità, alcuni lo sanno raccontare benissimo, ma dalla voce di chi l’ha vissuto, e composto, è tutta un’altra storia. Nocenzi racconta anche d’una sua presunta vecchiaia, ma noi sapevamo che gli artisti non invecchiano mai, e colpito dalle parole d’una lettera ‘d’amore aperta’ letta dal fan Stefano Di Tommaso, presunta vecchiaia che lo trova non rassegnato ma incavolato nero col pressappochismo e l’arroganza che assieme avanzano anche nei territori musicali, erodendo conoscenza e elargendo nient’altro che musiche commerciali, banali, che però, a detta del nostro, sono la degna colonna sonora, se non unica, di questi tempi ‘bui’. Cornice non unica, perché se è vero che i bravi fanno più fatica dei furbi, basta aprire qualche bella rivista musicale per aspirare il profluvio di artisti e formazioni storiche e nuove che ce la mettono tutta per farcela, per emergere, e dove non ce la fanno del tutto ad emergere, come capita a pochi fortunati, continuano ad esibirsi per una vita in club e scene piccolissime con i loro prodotti creativi, curati, nei quali credono. Ma il mondo è bello perché e vario, nelle forme di pensiero e nelle interpretazioni della realtà ed è un dato di fatto che i musicisti, oggi più che mai, si muovono in una scena in continua mutazione nella quale le case discografiche importanti sembra si siano arrese alla sola musica commerciale senza più investire nella ricerca, e che dire, poi, dei cambiamenti epocali innescati da supporti e mezzi dai quali la musica si può riprodurre…
Vittorio Nocenzi si mette al piano e racconta in musica un mirabile esempio di quello che lui, e molti altri a stare a quanto poi accadrà di lì a poco, intende per musica: piovono le note di (Non mi rompete)
Non mi svegliate ve ne prego
ma lasciate che io dorma questo sonno,
sia tranquillo da bambino
sia che puzzi del russare da ubriaco.
Perché volete disturbarmi
se io forse sto sognando un viaggio alato
sopra un carro senza ruote
trascinato dai cavalli del maestrale,
nel maestrale… in volo.
Non mi svegliate ve ne prego
ma lasciate che io dorma questo sonno,
c’è ancora tempo per il giorno
quando gli occhi si imbevono di pianto,
i miei occhi… di pianto.
Nocenzi la suona e in sala scroscia l’applauso sentito e tutti, in simultanea evidentemente, pensano alla voce di Francesco Di Giacomo, una voce che sembrava tante voci in un coro leggermente, a tratti, soprannaturale. Così qualcuno dalla platea ricorda quanto ci manca e Nocenzi risponde: «e lo dite a me?» E racconta, «l’ultimo giorno di Francesco al pianoforte passato, come da ragazzi a scrivere un brano, assieme». Da casa di Vittorio si vede il mare in lontananza. È una bellissima giornata d’inverno, assolata, la tramontana ha spazzato il cielo. Lavorano e finalmente Di Giacomo sblocca i dubbi sulla descrizione d’una figura che rappresenti la libertà: «La libertà arriverà ed avrà un vestito semplice». Bella immagine, convincente, la libertà è una giovane donna del popolo che ha comprato un vestito a fiori al mercato, è una figura d’una eleganza genuina, senza retoriche, ricorda Nocenzi, e chiede a Francesco, combinazione: «Secondo te anche la morte quando arriverà avrà questo bell’aspetto?». Più tardi, in quel pomeriggio, la telefonata dell’incidente mortale occorso a Di Giacomo dopo essere andato via da casa dell’amico fraterno. Buio. Almeno per qualche tempo. Era il 21 febbraio 2014 – nel 2011 era uscito il cofanetto live Prog Exhibition 7 CD e 4 DVD – e ancora nel 2014 dopo sette mesi dalla scomparsa di Di Giacomo esce Un’idea che non puoi fermare, un lavoro nato nel suo ricordo, (in collaborazione con artisti amici come Moni Ovadia, Franca Valeri, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Giuliana De Sio, Alessandro Haber, Giuseppe Cederna, Rocco Papaleo) perché qualcosa bisogna fare, perché il dolore non sia sterile, diventi nuova forza, creatività. Ma il destino non ha finito perché nel 2015 se ne andrà anche un’altra colonna del gruppo, Rodolfo Maltese, malato da tempo, il quale ha ispirato una festa musicale romana Festa Maltese – la malattia si sconfigge con la musica, che si rinnova ogni anno (n.d.r.).
Quest’anno, dopo 25 anni, il 26 aprile esce il nuovo album del Banco del Mutuo Soccorso, Transiberiana, già recensito in maniera entusiastica dalla critica britannica, quella critica, che, secondo Nocenzi, non s’accorge tanto facilmente degli artisti oltre Manica e quando se ne accorge non li tratta con tanta deferenza e attenzione così come fa con l’attuale BMS; l’album è stato elogiato anche da amici fans che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo in anteprima e se ne sono detti entusiasti…
Non resta che ascoltarlo questo nuovo concept album nel quale una Transiberiana attraversa la vita artistica, personale, del gruppo, del mondo, nella larghezza e fantasia di testi e musiche concessa al prog, anzi, che il progressive si è voluto concedere. Progressive Che è stato come una bonaccia con punte di tempesta in mezzo a orde e onde musicali, prima negli anni ’70, e poi ancora negli anni ’80 e ’90 per chi ha continuato ad amare il genere, ormai considerato classico per alcuni aspetti, e sperimentale per la vena strumentale complessa e sempre nuova che lo sostiene. Grazie per le emozioni, grazie Banco, grazie Rock generation! – V. Nocenzi e F. Di Giacomo, immagine web
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