Rocca di Papa – “Testimone l’orizzonte”
Quel venerdì pomeriggio di fine gennaio, mi trovavo nell’aula Consiliare del Comune di Rocca di Papa; erano da poco passate le diciotto quando, forse per un sovraccarico di energia elettrica, all’interno della sala improvvisamente è calato il buio. Passano pochi attimi poi la luce torna a illuminare la grande stanza gremita di persone; ma ecco che, dopo soltanto alcuni minuti, ancora una volta la luce va via e torna l’oscurità. -E’ soltanto un disguido tecnico!- dice qualcuno a voce alta, qualcun altro invece da la colpa all’improvvisazione e afferma: – E’ il bello della diretta!- Nell’arco di una mezz’ora la luce va e viene alternandosi al buio e attira l’attenzione dell’intera platea che, distratta anche dall’andirivieni degli addetti alla sala, non si accorge dell’esile figura che silenziosamente, con passo elegante e sinuoso, fa ingresso nella stanza e va a sedersi proprio sulla poltrona vuota accanto alla mia. Quando la donna fa per accomodarsi un frusciare di seta e raso mi scivola davanti ai piedi; è vestita elegantemente e i merletti bianchissimi che le ornano i polsi e il colletto, prima riflettono la poca luce che entra dai vetri della grande finestra posta alla mia destra, e poi mandano un alone biancastro sulle lenti dei miei occhiali. Ho timore a guardarla perché la giovane signora ha un nonsoché d’innaturale: è evanescente, eterea e il suo viso, che intravedo girando gli occhi appena un poco, è di rara bellezza. La donna, una volta seduta, si toglie i lunghi guanti di raso nero poi si aggiusta l’abito tirandolo per le ampie pieghe e poggia delicatamente le spalle sullo schienale della poltroncina rossa. Mi volto appena, lei ritrae la mano dal bracciolo accanto al mio e poi si scusa per avermi -involontariamente importunata.- -Nessun disturbo! – rispondo accennando un sorriso imbarazzato. Improvvisamente la luce dall’alto delle lampade inonda la sala e, tutto ciò che nel buio aveva preso forma, torna nell’ombra dalla quale era venuto.
Stringo leggermente gli occhi per abituarmi al chiarore e quando li riapro mi accorgo che la donna accanto a me è scomparsa lasciando al suo posto un delicato profumo di lavanda e mughetto. Ma la sorpresa più grande mi arriva guardando le diapositive proiettate sullo schermo: ingrandito molte volte c’è lo stesso volto pallido, i grandi occhi chiari e la bocca a forma di cuore. Ora non ho più dubbi sull’identità della donna che prima mi si è seduta vicino: Domenica de Luca o meglio, Menichina, è venuta a trovarci. -Non poteva certamente mancare alla sua festa!- ho pensato sorridendo mentre respiravo ancora quel leggero profumo di fiori rimasto nell’aria. Istintivamente scuoto la testa, ho bisogno di svegliarmi da quello strano torpore che mi è rimasto addosso, e cerco di ascoltare il discorso delle due autrici del libro. Rita Gatta e Lina Furfaro sono le coautrici di “Testimone l’orizzonte” un bellissimo romanzo storico che racconta la -saga- delle famiglie De Luca, Blasi e Gatta; le scrittrici si alternano al microfono e affascinano la sala con letture, dialoghi e monologhi. Quando è la volta del Professor Carlo Felice Casula – storico e docente di Cultura delle Religioni- con la sua disquisizione sul contenuto del tomo, la conferenza raggiunge l’apice dell’interesse. -In quest’opera si narrano ben cento trent’anni di storia italiana, legati tutti allo stesso filo conduttore … Le vicende della famiglia di Menichina ci trasportano prima negli anni dell’Unità d’Italia per arrivare alla fine del grande Conflitto Mondiale … Il libro è un’attenta ricostruzione di un lungo periodo storico scritto con grande “maestria”: e non a caso le autrici sono due maestre (in sala ci sono brevi attimi di sottile ilarità!). Documenti di archivio,usi e costumi, espressioni tipiche dialettali e tradizioni del territorio sono le basi sulle quali si è costruito il tessuto della narrazione. Non c’è cornice migliore per le parole del Professor Casula, che le canzoni, scelte perfettamente a tema, dal bravissimo musicista Paolo Valbonesi e, sullo sfondo, le due tele del pittore rocchegiano Franco Carfagna.
È con grande dispiacere che, dopo circa due ore passate con incredibile velocità, apprendo che la serata è giunta la termine; nessuno, a parte me, si è accorto di quella presenza che soltanto per pochi minuti mi si è seduta accanto. -Poteva mancare Domenica De Luca alla sua festa? Direi proprio di no.-
Matilde Ventura www.matildeventura.eu
( Un ringraziamento all’Assessore all’Urbanistica del Comune di Rocca di Papa Silvia Sciamplicotti che ha fatto le veci del Sindaco assente, a Alfredo Piacentini che ha letto con grande maestria alcuni brani del libro, alla Bibliotecaria signora Maria Rita Panci che ha presentato la serata e naturalmente alle due autrici Rita Gatta e Lina Furfaro.)
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