ROCCA DI PAPA: SULLA VIA SACRA L’ENEIDE PRENDE VITA
foto di Emiliano Gambacorta
Nel Bosco sacro tra le selve del nostro Mons Albanus, figure di un passato che richiama le nostre origini e quelle di Roma: personaggi cantati nell’Eneide da Virgilio in una rivisitazione del mito narrato dal sesto al dodicesimo libro, calpestando i sacri basoli dell’antica via romana che conduceva al Tempio di Giove Laziale. Citata da Tito Livio, Alba Longa sorgeva proprio nei nostri boschi e le figure del padre degli dei, Giove, di Enea, Evandro, Turno, Giunone e Venere, la vergine Camilla interpretati da nostri concittadini di Rocca di Papa, si sono materializzati tra le fronde del primitivo bosco sacro, diretti dall’autore, regista e narratore Piero Botti.
Lo sfondo naturale, scenografica veduta sulla Campagna romana, sulla Capitale con alle spalle la cappellina della Madonna creata dai P.Passionisti nei secoli scorsi, recentemente luogo di preghiera il 22 di maggio con le rose benedette di Santa Rita; procedendo verso la vetta, la famosa loggetta con la vista dei due laghi, Nemi e Albano: in itinere i personaggi, alcuni su cavalcature – muli della famiglia D’Ambrogio – tra rocce di lapillo e una veduta sull’infinito hanno ripercorso le vicende narrate, scenari ed eventi che da secoli sembra di respirare, percorrendo la Via Sacra. Un ritorno alle primigenie identità tra le affascinanti nebulose della mitologia…
Un’ora e mezza ch’è volata, quella di questo 18 maggio, e che ha coinvolto anche emotivamente il numeroso pubblico affascinato dalla storia e dalla bravura degli interpreti, nonché dall’effluvio d’antico del bosco primigenio.
Un evento che merita senz’altro repliche che tutti attendiamo, ben pubblicizzate e che possano essere fruite nel prossimo anno anche da studenti e insegnanti: la storia è quella tela che, intessuta tra miti e leggende, sguscia nel tempo e, documentata, ricostruisce vicende d’un lontano passato… ci lasceremo avvolgere ancora tra le nebulose d’un mito originario che Piero Botti e i suoi attori hanno sapientemente voluto donarci, in questa giornata di capricciosa primavera.
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