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Rocca di Papa: presentato in biblioteca Il Libro Rosso di C.G. Jung da Maria Polidoro

Rocca di Papa: presentato in biblioteca Il Libro Rosso di C.G. Jung da Maria Polidoro
Giugno 13
15:08 2024

Illustrata l’11 giugno nella biblioteca di Rocca di Papa, alla presenza di un numeroso pubblico, l’opera più importante dello psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung, Il Libro Rosso: la voce è di Maria Polidoro, psicoanalista di formazione junghiana (Aldo Carotenuto, Martin Kalff, Dieter Baumann, nipote di Jung, i suoi maestri), in pensione,  ma attiva coordinatrice di gruppi che integrano la psicologia occidentale con quella orientale.

Nel corso della serata – evento inserito nella programmazione dell’Associazione culturale L’Osservatorio –  la relatrice ha voluto far conoscere ai presenti l’opera imponente del medico svizzero, pubblicata su volere dell’autore dopo cinquanta anni dalla sua morte. C.G. Jung è stato un importante protagonista del pensiero occidentale moderno: le sue idee hanno influenzato non soltanto la psicologia, ma tutta la cultura del Ventesimo secolo: filosofia, teologia, scienza, storia, arte, letteratura…

Quanto descritto e relazionato anche attraverso slides e letture eseguite da Mario Giovanetti e Lorena Gatta, richiama un’esplorazione dell’inconscio fatta di immagini e parole lasciate defluire dallo stesso Jung in un periodo assai critico della sua vita.

Tra le cause, alla base del Libro, oltre la crisi di mezza età, la rottura dei rapporti personali e professionali con Sigmund Freud e i problemi nel suo matrimonio per via della relazione con Toni Wolf, una donna che ha conosciuto tre anni prima. Vive un particolare stato di oppressione con sogni e visioni drammatiche che gli fanno temere la psicosi.

Inizia a riempire le pagine di un grande quaderno che farà poi rilegare in pelle rossa, registrando le immagini interiori che agitavano quel suo stato mentale, causandogli angosce e tormentate visioni.

Questo stato particolare,   facendogli perdere ogni punto di riferimento,  fu la causa che lo pose alla ricerca di sempre nuovi equilibri mentali che gli consentissero di vivere una condizione più stabile, consapevole, saggia.

Una preziosa autoanalisi, il contenuto de Il Libro Rosso, descritta nelle sue tappe con caratteri gotici e vivide immagini dai forti tratti cromatici, attraverso le quali Jung ha tradotto quegli stati d’animo che andavano susseguendosi, emergendo dal profondo del sé interiore. Si tratta di un viaggio che attraversa, come già espresso,  periodi di crisi, di crescita e integrazione della psiche dando libera espressione al suo inconscio, realizzando una sorta di itinerario che racconta, oltre la mente dello stesso medico svizzero, anche la mente umana.

Il racconto di Maria Polidoro richiama sia le pagine dell’opera junghiana sia momenti peculiari e situazioni della vita dello stesso autore ritratto con sua moglie Emma; la clinica Burghölzli di Zurigo presso la quale egli lavorava;  Jung con illustri luminari del tempo, tra i quali lo stesso Freud;  Jung con Toni Wolf,  sua amante e musa ispiratrice che egli farà accettare da Emma e che trascorrerà la domenica con la famiglia Jung,  chiamata dai figli “zia Toni”;  la casa di Bollingen e le opere scultoree realizzate dallo stesso psicologo e psicoanalista.

Uno dei temi che Jung sottolinea all’inizio del Libro è il conflitto tra spirito del tempo e spirito del profondo, conflitto che egli sperimenta prepotentemente. Sente forte la chiamata a vivere secondo lo spirito del profondo e non secondo i canoni collettivi come ha fatto fino ad allora. Un altro tema ancora assai importante è quello della integrazione della dimensione irrazionale accanto a quella razionale.

La discesa verso quella parte sconosciuta del sé riguarda l’abbandono di quel ch’abbiamo creato e idealizzato in noi stessi: una sorta di discesa agli inferi. Si tratta di un viaggio irto di pericoli che mira al ritrovamento della propria anima, a vivere in fedeltà a essa e a un traguardo che avvicina a un nuovo Dio, inteso come qualcosa celato nel profondo di ciascuno di noi.

In che modo?  Jung – spiega la nostra relatrice che offre anche pagine del pensiero junghiano attraverso le letture interpretate da Mario e Lorena –  fa riferimento a un “deserto interiore”  (“guardare l’anima è  incontrare il deserto del Sé” ), a una condizione di solitudine, che spazzi preesistenti condizioni di sicurezza, uccida gli dei che hanno preso il posto di Dio, faccia nascere il confronto con l’irrazionalità, l’incomprensibilità, la follia, il pezzente in noi, l’ambivalenza tra il bene e il male, per poi rinascere in una dimensione più alta, più vicina al divino.

In che modo si può realizzare questo passaggio? Jung invita ciascuno a guardare in sé, confrontarsi con la propria anima che, per  lo studioso, è una bambina, parte creativa che aiuta a ricostruire l’essenza più profonda.

Nel suo Libro Rosso, detto anche il Libro Novus,  Jung lascia decantare e si rapporta con figure sia personali, frutto dell’esperienza,  che figure della tradizione: con loro interagisce e dialoga. La scrittura, ricca di simboli, metafore, si manifesta attraverso una grafia corredata con illustrazioni, decori, iniziali istoriate.

Alla scrittura dei dialoghi, Jung fa sempre seguire una interpretazione psicologica. Il dialogo amplia i punti di vista, nota, contrariamente al monologo che causa depressione con continue congetture interne. Ecco la psicoterapia relazionale che supera la situazione di esclusivo ascolto da parte del terapeuta. E la relazione dialogica s’instaura anche tra le parti che costituiscono l’individualità dell’essere: ecco quindi Jung illustrare, descrivere e dialogare con l’eremita, il mago, la morte, il folle, il diavolo…

Il dialogo con l’inconscio prende la forma dell’immaginazione attiva,  le  visioni, i suoi sogni trovano racconto  ne Il Libro Novus, il Libro Rosso.

Nel corso dell’incontro che ha suscitato grande interesse e curiosità tra i presenti il Libro è stato sfogliato e mostrato al pubblico, illustrando le sue immagini e lasciando  a Lorena e Mario il compito di dar voce a passi particolarmente significativi. Come quello, per esempio, di Elia che cammina con la giovane Salomé, dimensione razionale affiancata a quella emotiva e istintuale. Il serpente accanto a loro, è simbolo di trasformazione ricorrente in tutto il Libro. Interessanti i commenti e le osservazioni della relatrice che ha accompagnato i presenti alla scoperta sempre più sorprendente dell’opera di Jung, coinvolgendo i presenti e invitandoli a intervenire con domande, osservazioni e commenti con un interesse sempre più crescente.

Tanto e molto altro sarà oggetto di prossime conferenze già programmate dall’Associazione nei prossimi mesi.

Riflessioni e meditazioni, grande curiosità e consapevolezza di essere creature in continua evoluzione, un percorso  dal quale non può non scaturire amore, consapevolezza, coraggio, iniziative sempre crescenti verso una coscienza dell’essere e del divenire, nella ricerca costante e inesauribile del sé interiore.

 

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