ROCCA DI PAPA: PIER PAOLO PASOLINI AL TEATRO CIVICO
Un Pasolini ch’emerge tra la voce di Maria Fondi, ideatrice dell’evento patrocinato dal Comune di Rocca di Papa e quelle dei lettori Lorena Gatta, Massimo Onesti, Vincenzo Rufini, rappresentanti dei Cavalieri della Fortezza: la vita di Pier Paolo s’intreccia tra brani e poesie, quasi sussurrata a volte, di denuncia in altre. Potenza di un pensiero che va controcorrente, che impietoso analizza la realtà, scavando a fondo, oltre l’apparenza di un benessere economico, appannaggio di classi sociali spregiudicate a discapito di un sottoproletariato che fatica a sopravvivere… gli dà voce facendo emergere un’umanità provata che urla nella lingua dell’anima – il dialetto – ribellione e disperazione ai margini di un’opulenza senza limiti e priva di solidarietà verso i più deboli. Quei deboli che, partendo da una borgata romana, saranno voce civile di un’intera umanità violata, di un Terzo mondo sfruttato e schiavizzato.
A volte predice il futuro quella voce pasoliniana che si esprimerà attraverso le forme più nobili dell’eloquenza umana, partendo dalla poesia, passando per la letteratura, l’arte e la saggistica, arrivando al cinema: scomodo testimone che troppo scava criticando la borghesia, il consumismo, la finta modernità che esula dai valori umani e civili, alimentando così dissenso e polemiche nei suoi confronti, fino al tragico epilogo…
Asciutto e impietoso il suo realismo con il quale descrive quella classe studentesca borghese che nel ’68 urla proteste: lui, Pasolini, va oltre e difende quei celerini figli del proletariato – ventenni contro ventenni – che quella società senza scrupoli e senza visioni aperte alla solidarietà mette in campo contro chi vorrebbe cambiare il mondo, ribaltare i valori più profondi.
Le critiche e le polemiche, i processi, le denunce anche contro le sue opere per i contenuti ritenuti scabrosi e contro la morale, la sua omosessualità non tolgono al Pasolini poeta e scrittore la virtù di un’anima che pensa, lotta e combatte contro l’apparenza, il perbenismo, il degrado sociale del consumismo e di un’informazione anche televisiva pilotata. Va controcorrente, Pasolini, difendendo la libertà di scegliere contro chi vorrebbe imporre moralismi ipocriti.
Ma è il Pasolini maestro, che lascia il segno in chi ora scrive, l’uomo che affida ai versi e al dialetto quel messaggio universale con il quale il mondo potrebbe diventare migliore…
Uccidere un poeta, come si può, dirà Alberto Moravia nella sua commemorazione funebre a Pasolini: il poeta è sacro…
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