ROCCA DI PAPA: CONCERTO PER POESIA E MUSICA CON I CAVALIERI DELL’ORCATURA
Due linguaggi che danno sonorità all’anima, quelli che ieri hanno proposto e magistralmente interpretato il poeta Fabio Sebastiani e Gaia Antonucci. Poesia e musica in un intreccio emotivo ed emozionale sciolti nella voce e nelle note: un’ora è durato questo incontro proposto dai Cavalieri dell’Orcatura nella Biblioteca di Rocca di Papa il 3 dicembre, ospiti della nostra bibliotecaria Rosita Millevolte: Concerto per Poesia e Musica. Dal tema della guerra, all’intimo ch’è in tutti noi fino a un epilogo più leggiadro e nello stesso tempo frizzante, scoppiettante secondo la definizione dello stesso poeta, giornalista e filosofo, come lo ha presentato Franco Antonucci, moderatore dell’incontro.
Con lui Gaia, figlia d’arte: quasi una fata tra la magica atmosfera delle campane tibetane, elegante ninfa tra l’arpa e il clarinetto in una sollecitata, tacita, immaginaria danza che solleva le menti, la vita, il destino oltre ogni materialità.
Ricorda Franco Antonucci l’originale connubio di musica, poesia, danza nel mondo greco, espressività che nel tempo si sono divise, eppure là si toccano note espressive, soprattutto nel primo approccio globale con le giovanissime generazioni che Gaia segue nelle scuole.
La guerra, tristemente attuale, emerge nei primi testi poetici interpretati da Fabio: richiama passi dei soldati in piedi calzati dalla morte … tra brandelli di dolore; si rivolge a chi non può più ascoltare nulla… silenzi, mentre il fuoco soffia tra i capelli, tra l’umidità di un corpo ormai senza vita; occhi che si sfiorano con gli sguardi carichi di paura, presto tramutata in vuoto: la guerra, anello nuziale che infibula la morte…
Vibrano le campane tibetane sollecitate nei loro rintocchi, in aneliti che vorrebbero sollevare vittime di tanta pazzia oltre, in una spiritualità che evoca qualcosa di troppo etereo, la pace…
Vola la poesia nelle riflessioni dell’anima, oltre ogni tangibile dolore, dà voce al tempo, mette in ordine il nulla, addomestica i ricordi, offre appiglio oltre il caos con il silenzio… è muta la poesia, dà voce a se stessa; ma il suono delicato e carezzevole dell’arpa, le corde pizzicate in eleganti gesti simulano nella danza dei loro movimenti l’aureo sfiorar dei versi; sottolinea il clarinetto nella vivacità del suo timbro il tempo in cui si può respirare qualche sprazzo di felicità, mentre le foglie cantano il verbo del vento, si lascia sfiorare l’aria dalle ali degli stormi in volo… un sorriso argentino a cavallo di un pensiero, mentre ci lasciamo coprire di gioia, aurea polvere di vita nel canto della poesia.
Fraseggi completamente improvvisati, spiega Franco Antonucci, direttamente influenzati dalle sparse rime recitate…
Una conclusione ch’è filiale carezza: All of me che Gaia ha voluto dedicare al suo papà, ricordi d’infanzia di trascorsi swinganti.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento