Ritratto in giallo
È lei stessa a confessarlo nell’intervista seguita alla presentazione di un suo romanzo del 2011, Doppia indagine edizioni Mondadori, alla fine di settembre scorso nella sala conferenze Cna di Albano, in occasione dell’inaugurazione del ‘Salotto degli scrittori’, interessante iniziativa all’interno del ‘BiblioUp festival’. La cultura per tutti i sensi era il sottotitolo della manifestazione e in effetti c’è stato un valido assemblaggio dei vari generi letterari: dalla saggistica alla poesia, alla narrativa.
La curiosità maggiore l’ha suscitata proprio lei: Marzia Musneci, che si dice felice ed eccitata solo quando si imbatte in un cadavere tra le righe dei suoi romanzi, perché ciò vuol dire lasciare libera la mente di spaziare tra indagini intricate, commissari impazienti, investigatori caparbi, misteri oscuri e persino occulti, in un caleidoscopio di immagini che si susseguono vorticosamente fino alla tanto agognata soluzione del giallo: la scoperta dell’assassino, che viene così assicurato alla giustizia.
Nicola Verde, che presentava nello stesso contesto la sua opera Verità imperfetta, ha asserito che il ‘giallo’ è consolatorio, catartico, perché, pur nell’efferatezza delle varie situazioni, alla fine il colpevole paga. Naturalmente non svelerò chi è il colpevole di Doppia indagine, altrimenti la suspense va a farsi friggere. Posso però dirvi che il romanzo è ambientato ad Albano e che nella motivazione del Premio Tedeschi 2011 per il miglior ‘giallo’ italiano stilata dalla redazione dei Gialli Mondadori si fa riferimento all’attualità della storia nata da fatti reali, allo stile fresco, ironico e fantasioso, a una serie di sviluppi imprevedibili che appassionano il lettore.
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