Ritorno alla terra
Ritorno alla terra dell’attivista politica e ambientalista Vandana Shiva, tra i fisici più rinomati dell’India, mette al centro del dibattito la crisi ecologica senza precedenti dei nostri tempi, ripercorrendo le diverse tappe storiche dell’inquinamento dall’era del combustibile fossile fino alle emissioni di CO2; le principali cause dell’effetto serra e del conseguente riscaldamento globale. Negli ultimi anni, il 96 per cento dei decessi dovuti a catastrofi naturali sono avvenuti nei paesi in via di sviluppo, completamente estranei all’economia industriale globalizzata. In poche parole coloro i quali hanno meno responsabilità del cambiamento delle condizioni climatiche sono anche coloro che lo patiscono di più.
L’autrice analizza nel dettaglio quella che chiama “triplice convergenza di crisi” che compromette la nostra stessa sopravvivenza e che coinvolge il clima, l’energia e il cibo. Infatti, il global warming (riscaldamento climatico) minaccia la nostra sopravvivenza come specie; il peak oil (la fine del petrolio a basso costo) preannuncia la fine del sistema consumistico su cui si regge la nostra economia mentre la crisi alimentare è il grave effetto della confluenza delle global warming e del peak oil e del risvolti negativi della globalizzazione e dell’industrializzazione dell’agricoltura sul diritto al cibo e al nutrimento dei più indigenti. L’autrice individua in due processi storici la nascita e lo sviluppo della crisi alimentare: l’industrializzazione dell’agricoltura e lo sradicamento dalla terra dei piccoli agricoltori e delle famiglie e le conseguenze della globalizzazione del commercio dei prodotti agricoli. Nel giugno 2008 le Nazioni Unite hanno indetto una riunione straordinaria per discutere della crisi climatica e alimentare, nella quale ancora una volta sono prevalsi gli interessi corporativi delle multinazionali che hanno provocato entrambi le crisi, alle quali è stato concesso un controllo serrato sui prodotti alimentari attraverso un maggior utilizzo di fertilizzanti chimici ricavati dal combustibile fossile, di semi ibridi e geneticamente modificati, creati appositamente per resistere all’uso spropositato di prodotti chimici. Il libro è suddiviso in due parti: nella prima c’è un’analisi delle pseudo-soluzioni proposte dai responsabili di queste crisi e nella seconda vengono elencate le soluzioni reali ed eque per i popoli del Sud del mondo. Le prime si rifanno alla produzione di energia non sostenibile come quella nucleare e di biocarburanti che servono unicamente come risposta alle esigenze dei più ricchi, mentre le soluzioni concrete indicano solo una strada: la riduzione del consumo di risorse e l’incremento di energia creativa e produttiva dell’uomo, “un’energia democratica collettiva”. Secondo la Shiva è indispensabile che l’economica di mercato si affianchi ad un’economia della natura e ad un’economia di sussistenza, di cui hanno bisogno la terra e coloro che la abitano, per dare vita ad una nuova economia che rispetti il ciclo ecologico e le micro-comunità della terra – formate da piccoli agricoltori e artigiani – e i loro complessi rapporti sociali. In altre parole ognuno di noi ha le soluzioni a portata di mano, individuali e semplici, come quella di affrancarci dal consumo di petrolio per ritornare alla terra, immaginando un mondo in cui le persone valgono più del profitto e dove la sostenibilità, le comunità locali contadine e la giustizia ambientale sono ideali che nessuno ha più il timore di difendere, concetti che sempre più persone hanno voglia di ascoltare e mettere in pratica, disinnescando lo schema mentale che, in nome del consumismo, ci vuole complici obbedienti della riduzione della biodiversità, dei disastri ambientali e delle sue vittime, della devastazione e della miseria di intere culture, tradizioni e comunità locali.
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