Risonanza stocastica – Tra tensione musicale e progettualità visuale
Per ogni appuntamento firmato Stochastic Resonance, le sonorità incontreranno le immagini del fotografo ventiduenne Max Catena.
La sua mostra, dal titolo Periferie Romane, nasce dal matrimonio tra la passione per l’arte e lo studio ingegneristico nel campo dell’edilizia. La scelta del tema di questo primo incontro non è casuale: «Stochastic nasce a Roma – spiega Max – e, seppur con visioni ampie, vogliamo che a Roma venga ricollegato».
E così, il giovane artista incornicia uno spaccato capitolino sconosciuto ai più, conducendo uno slalom tra Tor Sapienza, Laurentino 38, Val Melaina, Vigne Nuove e Tor Tre Teste. Immagini di quartieri in bilico tra degrado e realismo, una sensazione vertiginosa per una Roma diversa, finalmente non immortalata nei luoghi del suo facile splendore. Palazzi popolari sporgenti, spesso sospesi nelle loro stesse fondamenta, per un’idea di caducità e precarietà. «Lo stimolo di un’angoscia profonda e remota», come il fotografo stesso l’ha definita.
Nella desolazione di un grido soffocato, Max Catena intravede e accoglie lievi respiri. Dall’intatta solitudine di una Madonna circondata dal deterioramento, ad un fantastico particolare della chiesa di Dio Padre Misericordioso di Richard Meier: un ritratto delle tre vele bianche che squarciano un cielo aperto.
Scatti che restituiscono uno sguardo diverso, non più estraneo ma consapevole. Se l’obiettivo era quello di dar voce ad un mondo ai margini, restando dentro il nostro tempo ma fuori dal giudizio, allora è riuscito nell’intento.
Dentro quelle fotografie, lo scrigno di un’anima che tiene una città sull’orlo del disincanto. E, nel farlo, una fermezza che trafigge gli occhi.
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