RILETTURE – “Il segreto di Adamo ed Eva” di Rosanna Massi
Il nostro presente non ha né passato né futuro, a causa della forsennata velocità che distrugge lo spirito, la cultura, il corpo e la stessa gioia di vivere. Un presente dissennato, tagliate le radici e messo in dubbio l’avvenire dal clima impazzito e dalla straripante popolazione della Terra.
La Storia è impossibile scriverla, per troppi accadimenti e per il sovraffollamento delle notizie istantanee in tutto il mondo. Si aggiunga il perpetuo rumore e la mancanza di riflettere sulle cose, l’assenza di meditazione: siamo al completo per pronunciare la parola “fine”.
Nei miei 77 anni, ricordo la calma olimpica del libraio a cui chiedevo se era arrivato il sussidiario. Se tardavi un giorno o due a portarlo a scuola non succedeva niente: si andava ugualmente avanti nei programmi. C’era la logica, sacrosanta, della pioggia benefica: lenta, uguale, continua, di modo che il terreno potesse abbeverarsi. Oggi vengono giù acquazzoni di tempesta e la terra rimane asciutta perché essi dilavano l’humus, smottando a valle lo strato fertile.
Così accade nella letteratura. Tre mesi dopo l’uscita, un libro è vecchio, non se ne parla più; i librai lo rimandano indietro se non ha avuto immediatissimo successo. Presto si parlerà del libro del giorno, non più d’una stagione. Prima, era eterno. Stava nello scaffale del rivenditore fino a impolverarsi, avendo così anche anni a disposizione di essere riscoperto. L’arte ha bisogno di tempo sia per venire effettuata che per essere capita. Oggi è tutto un concetto televisivo di sincronia e di apparenza rapida che presto viene cancellato. Ci sono più autori che lettori, distratti, questi ultimi, da mille interessi più facili e brevi (telenovele, calcio, macchina, telefonino, tablet, cinema e vattelappesca).
Allora, avendo vissuto quei decenni irripetibili della civiltà contadina, lontana dalla corsa affannosa come quella di un cavallo pazzo cieco destinato al precipizio, e non potendo che rimpiangerli, mi è venuta in mente un’idea: anziché mettermi in fila fra quelli che corrono, in un gioco perverso e inutile di “do ut des” che uccide l’Arte e affretta la dimenticanza, voglio restare nel mio ufficio di avvocato delle cause perdute, rileggendo opere dimenticate, sia di grandi autori che di cosiddetti minori, sia di celebri scrittori che di sconosciuti. Tanto, alla mia età, e con la poca ambizione che mi governa, non ho nulla da perdere; anzi, guadagno nell’intimo, fingendo che la storia della letteratura possa ancora esistere, almeno per me e per i pochi che, saggiamente, hanno rallentato il passo, scalando la marcia dalla quinta alla seconda per evitare incidenti e per gustare il panorama. Io, memore dei tempi della vigna e degli orti, vado addirittura a piedi, possibilmente in stradine non battute, onde notare, passo passo, gli odori delle fratte, i rumori degli animali e i canti degli uccelli, poiché dalle nostre parti ancora qualcosa c’è rimasto, tranne il canto degli esseri umani, i quali non aprono bocca se non per litigare, tanto in un condominio quanto in tv.
Lunga premessa necessaria, che non ripeterò nei prossimi articoli.
Dunque, la rilettura che vi segnalo è “Il segreto di Adamo ed Eva” di Rosanna Massi (Roma 2001), un breve romanzo epistolare fra i nostri primi due progenitori vissuti nel Paradiso Terrestre.
Eva scrive al suo uomo, e questi risponde alla sua donna. Si nota subito la forte presenza femminile nel contesto, per cui l’uomo è quasi dipendente, non sa confutare fino in fondo gli argomenti acutissimi di Eva, per cui si allinea al pensiero dominante dell’interlocutrice. La quale descrive i difetti del primo maschio umano, anche fisici, ma poi si firma comunque “per sempre tua, Eva, nei secoli fedele”.
Il libro è diviso in quattro parti. Nella prima prevale il discorso amoroso, e lì la donna – naturalmente – dà le cosiddette mele a Adamo, in quanto l’uomo è più superficiale in amore. Eva dichiara, anche dopo gli scontri verbali: “Io ti amo in ogni caso (m’è toccato d’amarti, che ci vuoi fare!?)”. È il destino di amore del cuore femminile, lo si ammetta o no. Ci sono così dei lacerti lirici, delle penetranti osservazioni sulla vita, ma via via che la lettura procede, si entra in un delicatissimo argomento: quello del peccato originale (scrive Adamo: “La storia della costola ha fatto male a te, prima di tutto, ma l’idea di far iniziare il mondo con il peso di un peccato mortale sopra la testa e con un diavolo accanto è stata una ‘pensata’ veramente poco felice”). Il testo diviene così sempre più serrato nei concetti, tanto da divenire un breve trattato di filosofia dell’essere. Il problema centrale è: siamo stati giudicati per il nostro errore e puniti, quindi dobbiamo soffrire, ma la sofferenza fino a che punto si giustifica nell’economia delle cose? Alla fine sembra rispondere Dio stesso alle doloranti domande delle sue prime creature: “Non giudizi dovete aspettarvi ma abbracci perché avete risposto alla mia chiamata e avete accettato di vivere”.
Aveva poco prima scritto Eva ad Adamo: “Non solo non ci dobbiamo sentire nella condizione del colpevole che deve riscattarsi, ma addirittura dobbiamo essere coscienti di essere degni di ogni stima perché sopportiamo le piaghe dolorose dei nostri cuori. Non sono i premi che ci interessano, la nostra grandezza la dimostriamo accettando di vivere”.
Partendo da un simpatico dibattito fra i ‘sessi’, l’opera procede per accelerazioni fino a porre il problema del bene e del male, della colpa e della felicità attesa, alla quale l’essere ha diritto. La sofferenza ineluttabile e ingiustificabile della vita fa l’Uomo grande, il cui reale mistero sta nella metamorfosi della crisalide. È un libro luminoso d’amore e di gioia, ironia pungente e realismo senza illusioni sulla verità del mondo.
Eva conduce il gioco, sia letterario sia psicologico, ma i cavilli della ragione non hanno la meglio sulla misteriosa spinta dell’amore, che tutto giustifica, tutto spiega. Ma le ultime pagine affondano il bisturi in questioni millenarie. La situazione del peccato originale si ribalta in accettazione delle tribolazioni dell’esistenza, per cui il Creatore non giudica, ma comprende le sue creature come un padre che ripensa alle sue intenzioni e alla realizzazione di esse. Tuttavia, al centro focale c’è il meraviglioso conflitto d’amore fra uomo e donna: conflitto di cui Rosanna Massi, con sapiente scrittura, ha colto l’eterna poesia.
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