Rihanna, Unapologetic
L’ultimo disco di Rihanna, Unapologetic, mi sembra inferiore ad altri suoi precedenti, quali Good Girl Gone Bad (2007) e Rated R (2009). Nel disco c’è «Stay» (con Mikky Ekko) che è meravigliosa, sia per composizione che per esecuzione. Un altro buon pezzo è «What Now», anch’esso melodico, passio-sentimentale ed acustico, ma meno permeante di «Stay».
Nel nuovo disco Rihanna non mette a proscenio i suoi virtuosismi ritmici affastellati, sensuali e smarcanti, se non in brani eccellenti come «Diamonds». Si nota invece una ricerca espressiva, un tentativo di percorrere strade nuove, di ampliare il repertorio senza limitarsi a ripetere se stessa, volendo invece competere pericolosamente con artisti musicali del calibro di Mariah Carey e Beyoncé, ma anche con cantanti melodici degli anni Settanta. Questo è ammirevole sotto il profilo artistico, di là dall’immediato conseguimento evolutivo. L’evoluzione, in arte, è sempre un momento di rottura con se stessi e la tradizione a partire da se stessi e la tradizione quali antagonisti del nuovo approccio. Ciò che è rischioso, dal punto di vista mediatico, è mettere in gioco se stessi piuttosto che la tradizione.
Coi 14 brani che compongono Unapologetic Rihanna ha proposto un’opera alquanto variata nelle tendenze, una serie di canzoni non particolarmente interessata da una linea comune, da una poetica musicale unitaria. Il diretto approccio al remix, alla riscrittura musicale dei DJ basata sull’originale, l’ha incorporato in questo disco come prodotto artistico proprio. Un marcato esempio in tale direzione è «Phresh Out the Runway», un remix brillantemente realizzato, dall’andamento serrato, senza smagliature apparenti (cosa che più sovente accade coi remix esogeni). Meno interessante, dal mio punto di vista, è «Numb» (con Eminem), anche se è un buon brano. «Pour It Up» è tra le tracce migliori, sbarazzino, ecolalico, con sonorità tipiche degli album di miglior successo di Rihanna che ho menzionato all’inizio: reiterativo, lento, quasi irritante nella sua rimbalzante ossessività.
Nel complesso, Unapologetic è un buona proposta discografica, con brani eccellenti ed alcuni di minor conto, realizzati da una delle migliori interpreti della scena musicale contemporanea.
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