RIGENERAZIONE URBANA E ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI
Con riferimento all’Obiettivo tredici dell’Agenda 2030 “Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze”, nella News Velletri 2030 del 4 Marzo si dava notizia che sul portale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) è stata pubblicata la proposta di Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), aperta al contributo dei cittadini, delle comunità e di tutti i soggetti, pubblici e privati.
E’ importante evidenziare che il Cambiamento Climatico è ormai una realtà, misurabile scientificamente. Ogni attività umana per “contrastare” il cambiamento climatico è benvenuta, ma i suoi effetti sono di lungo termine, misurabili in decine di anni. Meglio parlare di “adattamento” ai cambiamenti climatici. E’ questo il termine usato anche dal MASE.
Oggi la comunità scientifica e molte organizzazioni e reti internazionali raccomandano di affrontare la sfida del cambiamento climatico a livello locale, per specifiche aree geografiche e in particolare delle città. In primo luogo perché le città accolgono la maggior parte della popolazione, italiana, europea, mondiale, e in secondo luogo perché diverse città subiscono direttamente gli effetti negativi del cambiamento climatico come frane, inondazioni, siccità e ondate di calore.
Bando alle ciance! Il metodo migliore per garantire un vero adattamento climatico è garantire un approccio rigoroso ai processi di pianificazione dell’adattamento, basato su parametri misurabili e verificabili. Le valutazioni empiriche dell’adattamento hanno finora aiutato a identificare i fattori, o la loro mancanza, che contribuiscono a una maggiore qualità dei piani. Però i piani spesso trascurano le questioni di equità e giustizia, e normalmente includono un numero limitato di informazioni su chi realmente beneficia dell’adattamento pianificato e delle azioni proposte.
Ciò che è importante e ciò che non lo è dipenderà dalle priorità dell’azione per il clima e dalle vulnerabilità specifiche del contesto, nonché dalla cultura progettuale, quadro normativo e locali competenze amministrative di ogni città, nonché la sua area geografica di contesto. L’dattamento dei piani dovranno identificare e stabilire come affrontare in modo coerente specifiche minacce climatiche del territorio.
Partecipando sabato 11 Marzo alla presentazione del “Piano di Rigenerazione Urbana” della città di Velletri, si rimaneva colpiti dalla larghissima partecipazione popolare. Molti i Tecnici rappresentanti delle diverse categorie professionali investite dal Piano. Bella la proposta dal punto di vista architettonico. Tanti gli interventi. Purtroppo non è mai stato toccato il tema “adattamento ai cambiamenti climatici“, mai la valutazione dell’impatto ambientale delle singole infrastrutture e il rispetto del principio DNSH (Do no significant harm) il quale è un requisito inderogabile per i progetti finanziati dal PNRR e dispone che possono essere finanziate unicamente le misure che rispettino il principio di «non arrecare un danno significativo» agli obiettivi ambientali, come fissati dal Regolamento di Tassonomia. E’ un Documento di qualche pagina, di facile lettura anche per i non addetti ai lavori, ma estremamente vincolante dal punto di vista del rispetto del principio DNHS.
Velletri 2030 si auspica che nella realizzazione delle opere il tema della valutazione rigorosa del contributo all’adattamento ai cambiamenti climatici divenga centrale per ogni opera, e per i Tecnici incaricati della realizzazione delle opere, nel rispetto dei criteri fissati dal Regolamento di Tassonomia. E’ anche auspicabile una presentazione specifica e un dibattito nel quale i Tecnici incaricati spieghino alla popolazione il rispetto del principio DNSH.
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