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RIFLESSIONI IN TEMPO DI PANDEMIA

RIFLESSIONI IN TEMPO DI PANDEMIA
Marzo 27
17:31 2020

Ho la conferma – lapalissiana – che un raggio di sole sia molto meglio del Prozac, tristemente noto come farmaco antidepressivo.

Tristemente, dico, perché chi soffre di quel Male Oscuro del quale scrisse anni fa Giovanni Cassano, certamente in questo periodo di quarantena, ha un doppio fronte di battaglia nel quale combattere.

Cerco di immedesimarmi e subito devo sgattaiolarne fuori, mi basta già l’ansia che tg e altri organi di informazione trasmettono con i loro notiziari. Sui social girano battute su battute e video ironici, sarcastici, comici, umoristici che prendono in canzonetta questa pandemia: l’uomo deve per forza reagire in qualche modo, altrimenti sprofonderebbe in una fossa nera, alternativa da evitare nel migliore dei modi possibili.

Leggevo di qualcuno che, facendo riferimento ad Anna Frank ricordava i suoi anni trascorsi nel lager,   per dissuadere chi volesse paragonarlo all’ambiente domestico nel quale dobbiamo stare rintanati in attesa di tempi migliori. Anche senza ricordare la sfortunata protagonista del famoso diario, sarebbe sufficiente anche pensare a chi se la passa peggio di noi che viviamo in comode case, più o meno ampie, più o meno riscaldate e luminose… quelle persone che la casa non ce l’hanno, internati negli ospizi, ricoverati in ospedale, o semplicemente clochard che sopravvivono in ricoveri di fortuna. Penso a chi è in prigione e sconta una giusta pena, d’accordo, ma in questo periodo essere assembrati in ambienti ristretti è come stare in una camera a gas che ha un manicotto colabrodo collegato a un serbatoio stracolmo… e chi li sorveglia si trova nelle stesse identiche condizioni, pur non avendo una pena da scontare.

Penso pure a chi invece è sul fronte a combattere: ricercatori, medici, infermieri, portantini, farmacisti, commercianti e commessi di locali e servizi in attività: sono proprio in trincea, quella scura e nera scavata nel fango di un territorio di confine, oltre il quale vi è un nemico invisibile pronto a colpire.

E non solo, i feriti non si abbandonano: i guerrieri sono là per loro, per chi sta lottando, per chi cerca di rispettare le regole per non creare altri focolai di contagio, per chi indossa l’armatura e esce sul campo di battaglia a procurare cibo e quant’altro possa essere necessario per sopravvivere per sé e per chi rientra in categorie a rischio.

Un virus sul quale se ne dicono tante, inizialmente sottovalutato facendo scappare i buoi dalle stalle, forti di quell’onnipotenza dell’uomo moderno che tutto sa e tutto può fronteggiare. Sottovalutato da chi sa solo parlarsi addosso e criticare chi si mette in prima linea: quel qualcuno non ha ancora compreso che questa emergenza non si risolve con le parole, con il fiato al vento, ma con i fatti, agendo. E se poi se ne vanno a sindacare i difetti di forma, sempre quel qualcuno dimentica che è la sostanza che va per ora tenuta in considerazione, per il resto, avremo tempo di mettere i puntini sulle i. Speriamo.

La sostanza è quella, per esempio, di chi si mette a disposizione: parlo dei medici e degli infermieri volontari in pensione; dei proprietari di quelle fabbriche che convertono la loro produzione per materiale sanitario necessario al momento; di coloro che donano cifre adeguate al loro conto bancario per fronteggiare l’emergenza; di chi, laico o religioso che sia, in prima fila rischia e talvolta rimane ferito sul campo di battaglia, vuoi per garantire l’informazione, l’istruzione, i trasporti, i beni di prima necessità, gli aiuti umanitari…

Sono riflessioni che coinvolgono un po’ tutti ricordando, ora che la pandemia è ormai senza confini, che le priorità del mondo occidentale basate sul dio denaro e sull’accumulo di ricchezze per pochi a discapito del resto del mondo, vanno riviste.

Solide le nostre basi sulle quali la Storia ha permeato la nostra cultura, uno scrigno di arte, diritto, teologia, letteratura, scienza, filosofia… su queste scaturiscono i veri valori, quelli che vanno oltre: sono la salute, l’istruzione, l’uguaglianza, la libertà, il lavoro, il benessere per tutti, la pace.

Li dobbiamo alle future generazioni che meritano un mondo nel quale siano la speranza e la solidarietà le vere ricchezze di questo Pianeta al quale dobbiamo rispetto e riconoscenza e, essendo noi tutti solo ospiti temporanei, infinita gratitudine.

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