Rifiuti a Roma, Legambiente denuncia: treno della vergogna con 700 tonnellate di rifiuti
Rifiuti a Roma, Legambiente denuncia: treno della vergogna con 700 tonnellate di rifiuti, ancora fermo da due mesi nella capitale
“Che vergogna, il comune di Roma individui la destinazione per quei rifiuti o AMA svuoti immediatamente il treno di monnezza!”
Legambiente Lazio denuncia la presenza del treno della vergogna: un treno con 700 tonnellate di rifiuti della Capitale, fermo da due mesi sotto il sole al Salario perché Ama e Comune non individuano una destinazione. Già a inizio luglio, diversi organi di stampa riportavano la segnalazione del treno merci carico di rifiuti romani, fermo su binari paralleli a Via Salaria; ricostruendo la vicenda, lo stesso treno è ancora immobile nello stesso posto di allora. Si tratta di uno dei convogli su cui venivano caricati i rifiuti di Roma per spedirli agli inceneritori di Austria e Germania. Scaduto e non rinnovato l’accordo per il conferimento fuori ambito su ferro, l’ultimo treno caricato che sarebbe dovuto partire l’11 giugno scorso, è rimasto invece sui binari della stazione Roma Smistamento, accanto alla fermata della FL1 Nuovo Salario. La società che avrebbe dovuto svolgere per conto di Ama il conferimento è la Enki srl, vincitrice del bando per la gestione dei treni di rifiuti ma evidentemente non ha più un luogo dove smaltire quest’ultimo carico e contattata, la Enki srl ha evitato di rispondere alle richieste di chiarimento. Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha confermato la presenza ancora oggi del treno sui binari della stazione di Roma Smistamento, esattamente nel luogo da dove sarebbe dovuto partire due mesi fa per il centro Europa.
“Che vergogna, c’è ancora un convoglio merci con oltre settecento tonnellate di rifiuti romani fermo da due mesi a pochi metri dalle case del quartiere Salario – denuncia Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -, il Comune di Roma deve individuare la destinazione del treno e il luogo dove portare quei rifiuti chiedendo alla Regione l’autorizzazione in deroga per il conferimento, oppure AMA deve svuotare immediatamente quel treno di monnezza”. E pensare che secondo le intenzioni della municipalizzata al momento del bando per il trasporto ferroviario, i viaggi dovevano servire proprio a diminuire la mole di rifiuti e avviare la chiusura del TMB del Salario. Invece, ironia della sorte, il treno è fermo a pochi metri dall’impianto AMA e aumenta i miasmi che attanagliano ogni giorni i cittadini di Villa Spada e dell’intero quadrante.
“A Roma bisogna togliere i rifiuti dalle strade, se non si riesce è soprattutto per l’assenza di impianti di gestione sul territorio. La stessa assenza di impianti ha provocato questa vicenda surreale, e allo stesso tempo rappresenta la causa principale di troppi problemi quotidiani per i romani e non solo – conclude Scacchi -. Dall’immondizia ovunque alla tremenda puzza di un TMB che va chiuso e che invece diffonde i suoi miasmi in tutta Roma Nord perché stracolmo di qualsiasi frazione; dagli sciagurati progetti di riaccensione dell’inceneritore di Colleferro alle barricate che ogni territorio è giustamente pronto ad alzare sentendosi minacciato dall’arrivo di ulteriori rifiuti dalla capitale. Tutto ciò mette la città e chi la vive di fronte a una regressione sulla qualità ambientale. Per invertire la rotta serve l’aumento veloce della differenziata con diffusione del porta a porta e impianti di gestione nel territorio romano, in grado di fermare la migrazione dei rifiuti tramutandoli in risorsa: bisogna chiudere i TMB e costruire impianti di nuova generazione, non importa che si chiamino fabbriche di materiali, ecodistretti o altro, conta solo realizzarne. Invece per ora la soluzione è un treno merci stracolmo e l’attesa di uno svuotamento ferragostano della città per recuperare qualche tonnellata di rifiuti lasciata qua e là. Invieremo alla procura un esposto, perché se si configurassero reati ambientali secondo legge 68/2015, si dovrebbero individuare le responsabilità per la presenza a Roma del treno della vergogna”.
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