Ricostruire in Abruzzo
(Dipartimento Ambiente, Cambiamenti Globali e Sviluppo Sostenibile di ENEA, ingegnere strutturista, esperto d’ingegneria sismica)
– Quale sarà il contributo ENEA nella ricostruzione in Abruzzo?
– Tra i compiti di ENEA in campo sismico c’è lo sviluppo e l’applicazione di moderne tecnologie antisismiche. L’Ente dovrà innanzitutto svolgere un’attività d’informazione rivolta sia ai tecnici sia alla popolazione e, in seguito, sarà a disposizione degli enti locali per consulenze sulla progettazione e realizzazione di nuove strutture dotate di sistemi antisismici innovativi.
Per quanto riguarda gli edifici esistenti, sia convenzionali sia d’interesse storico-artistico, si effettueranno prove sperimentali dinamiche in situ, per la valutazione del comportamento e dello stato di salute, a supporto delle analisi di vulnerabilità e della definizione dell’intervento di adeguamento sismico.
– È possibile ora un bilancio sui danni e quali sono le prospettive di recupero? Chi ricostruirà L’Aquila e gli altri centri abruzzesi?
– Il centro storico dell’Aquila, costituito prevalentemente da edifici in muratura, ha subito gravi danni, ma tante strutture hanno sopportato bene il sisma. In ogni caso il centro storico va ripristinato, magari anche ricorrendo ove necessario alla ricostruzione con materiali e tecniche moderne, ma rispettando la concezione architettonica originale: muratura armata e/o moderne tecnologie con l’utilizzo di solai misti legno-calcestruzzo sarebbero ottime soluzioni per gli edifici in muratura. Per gli edifici in cemento armato, invece, va incoraggiata la ricostruzione, soprattutto laddove ci sono stati danni significativi alle strutture, perchè la riparazione potrebbe avere costi elevati. Anche gli edifici apparentemente integri o con pochi danni andrebbero verificati e adeguati alle nuove norme antisismiche, preferibilmente ricorrendo a tecniche innovative.
– I tempi per la ricostruzione?
– Le ricostruzioni precedenti sono state molto lunghe. Speriamo che questa volta vada meglio ma, per quanto si possa operare velocemente, passeranno diversi anni. Al riguardo credo che la parola d’ordine ‘fare in fretta’ sia sbagliata: è importante, invece, ‘fare bene’. L’Aquila e gli altri centri abitati devono essere ricostruiti in modo che possano essere sicuri nei decenni futuri, in modo che non si debba mai più tornare in quelle zone a ricostruire dalle macerie di un evento sismico, pur se di elevata intensità. Per ricostruire in tempi tecnici minimi, non si dovrà risparmiare sulla sicurezza né sulla qualità, bensì si dovranno snellire le procedure burocratiche per poter iniziare il più presto possibile. Alla base occorre un’eccellente programmazione degli interventi e una buona armonia tra quelli pubblici e quelli privati. Nei centri storici, ad esempio, dove l’accesso dei mezzi di lavoro non è agevole e le strade saranno a lungo impegnate da ponteggi, si dovrà programmare la sequenza degli interventi in modo da non ostacolarsi a vicenda.
– Quali sono i materiali e le tecniche più idonei per le nuove costruzioni in zona sismica?
– È fondamentale capire che le strutture non sono eterne ma sono progettate ‘a tempo’, cioè per vivere un certo numero di anni, sotto il profilo sia funzionale sia strutturale, dopodiché hanno bisogno di interventi di manutenzione o, in alternativa, devono essere demolite e ricostruite. Per quanto riguarda i materiali, le norme antisismiche prevedono che si possano realizzare edifici in conglomerato cementizio armato, in acciaio, in muratura e in legno. Solo per questi ultimi due sono previste limitazioni in altezza. Ogni materiale presenta pregi e difetti. L’acciaio ha caratteristiche meccaniche particolarmente idonee in zona sismica, quali un rapporto resistenza/peso favorevole e un comportamento duttile; fattori negativi sono il costo relativamente elevato e la sensibilità al fuoco. Il cemento armato ha il pregio di consentire forme qualsiasi, buone caratteristiche meccaniche, ma non è certo leggero e ha dimostrato di non avere vita infinita. Il legno unisce alla leggerezza una buona resistenza, ma è molto sensibile agli agenti atmosferici e al fuoco. La muratura ha i difetti di pesare molto e di avere una scarsa resistenza a trazione, ma ha dimostrato un’ottima tenuta nel tempo. In tutti i casi è importante che ci siano controlli severi sui materiali, al momento della costruzione, affinché questa sia a regola d’arte, ma anche un’accurata manutenzione nel tempo. Volendo sintetizzare, direi che gli aspetti fondamentali per una buona costruzione in zona sismica sono la scelta del sito, la regolarità della struttura e la buona esecuzione dei dettagli costruttivi.
– Chi deve progettare in zona sismica?
– È un punto sul quale occorre una profonda riflessione. L’esperienza del sisma abruzzese, come anche le precedenti, ha dimostrato che non tutti i laureati sono in grado di progettare anche semplici edifici antisismici. Non tutti, infatti, hanno seguito corsi di dinamica delle strutture e di ingegneria sismica e anche la comprensione delle Norme Tecniche per le Costruzioni, specialmente nelle parti dedicate alla sismica, richiede la padronanza di concetti non a tutti familiari. Sono necessari studi più approfonditi, una specializzazione più spinta, che pochi dei laureati in ingegneria possono vantare e un’esperienza che si acquisisce dopo anni di lavoro. Non è da escludere la costituzione di un albo speciale per la progettazione delle strutture, cui accedere solo avendo seguito corsi specialistici o un master. Una competenza più specialistica restituirebbe anche orgoglio e prestigio alla professione dell’ingegnere.
– Quali sono stati gli errori del passato che non si dovranno ripetere?
– L’errore fondamentale è la mancanza di memoria: ci si dimentica troppo presto del disastro vissuto. Deve cambiare innanzitutto la mentalità della gente che dovrà ricostruire o riparare la propria abitazione. Non dovrà più verificarsi quanto visto in alcune ricostruzioni precedenti, laddove l’obiettivo non era più quello di costruire edifici antisismici, ma soprattutto quello di ottenere il massimo finanziamento dallo Stato, senza dover sborsare nulla di tasca propria. Tecnici e imprese che potevano garantire questo erano i preferiti. Dobbiamo mettere la sicurezza al primo posto, scegliere tecnici e imprese in grado di garantire la progettazione ed esecuzione di strutture antisismiche e non vedere la progettazione della struttura come una ‘fastidiosa tassa’ da pagare per poi pensare soprattutto ad altri aspetti della costruzione, quali rifiniture e servizi. La sicurezza, poi, dovrebbe incidere pesantemente sul valore economico degli immobili: sarebbe un grande passo in avanti, uno stimolo a costruire bene. Oggi, però, possiamo fare molto di più: con l’adozione di moderne tecnologie, le nostre strutture possono avere un grado di sicurezza non perseguibile con tecniche tradizionali.
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