Ricordo un ragazzino riccioluto
Eppure lassù, in quel campeggio a Nerito, provincia di Teramo, eravamo tutti felici: mangiammo cataste di peperoni per tutto il tempo e cioccolata alla nocciola prima di smontare le tende, faticammo con soddisfazione ogni giorno, ma eravamo felici. Ricevemmo anche la visita parenti, e fu in quell’occasione che mi resi conto del retroterra di valori sani e semplici nel quale affondavano le radici del carattere laborioso e schietto di Roberto. Ricordo, oltre ai genitori, la nonna paterna, che non aveva esitato a sorbirsi oltre tre ore di viaggio pur di andare a sincerarsi di come stesse il suo nipotino lassù, in mezzo ai lupi. Conservo una foto di gruppo dove c’è anche la nonna di Roberto, davanti alla nostra tenda, stanca ma anche lei felice. Poi il campeggio finì, ma con Roberto m’incontrai per qualche anno sull’autobus che ci portava a scuola: abitando entrambi sulla via dei Cinque Archi, condividevamo quello che, con il passare degli anni, considero sempre più un privilegio. Scendeva alla fermata poco dopo il plesso scolastico di ‘Sole Luna’, cento metri a piedi e stava nella sua vigna. La sua vigna, indicata da un piccolo cartello nero (che c’è tuttora) su cui era scritto in bianco “Vino Nicosanti”: il rosso di papà Vincenzo dava già allora l’impressione di essere il prodotto di una qualche miracolosa miscela filosofale disciolta segretamente nel mosto ancora in fermento, per quant’era buono. Mamma Lidia, poetessa, l’ho incontrata qualche anno fa a una riunione de “La Vigna dei Poeti”, quando la sede era ancora un tinello nel quartiere di Santa Lucia. Le chiesi di Roberto, che non vedevo da tempo ma che incrociavo qualche volta di sfuggita in tempo di vendemmia, quando era alla guida del suo trattorone che trainava la vasca dell’uva. Ho salutato Roberto pochi anni fa, quando ci fu una riunione presso l’edicola dei Cinque Archi in merito alla possibilità d’impiantare un termovalorizzatore in zona: aveva la fierezza di un giovane capo pellirossa disposto a tutto, pur di difendere le terre dei suoi avi. Quel ragazzino riccioluto dal sorriso sgargiante si confonde con il concetto che ho di FELICITÀ.
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