Ricordando due “Giusti”
Il ghetto era denominato, in dialetto, “il cancello” a denotare l’infisso che chiudeva l’aerea. Nella foto: il “gancio” di chiusura. In giornata poi identificati due antichi edifici sede presumibile di due sinagoghe locali, grazie a nuovi e forti indizi di natura architettonica. Mediatore dell’incontro e tra i principali promotori, il dott. Raffaele Pongelli, tra i più brillanti uomini di cultura della Città, autore di una ricerca (in progresso) sulla comunità ebraica locale. La prassi dei cognomi (Segni, Sonnino, Gaeta, Terracina/i) in ricordo delle città di origine risale al ‘500. La presentazione ha dato spunto a un fresco ragionamento sull’intolleranza, o peggio, verso il “diverso” e più in generale sulla situazione politica e culturale nazionale, per un “non abbassare mai la guardia” rinnovato. I ‘debiti’ da sanare degli italiani qui, verso gli offesi concittadini dalla promulgazione delle “Leggi razziali” nazionali del 1938: difficoltà e sofferenze a recuperare dal dopoguerra patrimoni, carriere o vite, saccheggiate da una sensibile popolazione di membri, complici o semplici profittatori del sistema fascista. La giornata dedicata ad una prima vittima del recente terremoto in Emilia Romagna: un operaio marocchino.
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