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Ricerca, progresso e società nel XX secolo

Luglio 14
16:57 2012

Tuccillo ha esordito mettendo in risalto la distribuzione non omogenea nell’uso dell’energia nel mondo e definendo il concetto di Energia come “il sempre al lavoro nella Natura”. Una veloce carrellata sulle principali fonti di energia: il sole, i lampi, il fuoco, il vento, le onde marine, i vulcani, i terremoti; non facile imbrigliare e utilizzare le energie prodotte da questi elementi naturali, che hanno a volte conseguenze catastrofiche, come l’energia in movimento dei terremoti o quella delle onde marine. Quando Tuccillo parla del fuoco, mette in evidenza come il vero progresso non sia stato quello di scoprirlo, ma di controllarlo, cosa ancora non possibile per molte delle fonti energetiche alle quali abbiamo appena accennato. Molto si parla in questi anni di surriscaldamento ambientale: l’effetto serra fa porre maggiore attenzione agli esiti del consumo di energia e alle conseguenze sull’ambiente. Tutti sono concordi nel dire che occorre trovare fonti alternative di energia che possano presto sostituire il petrolio, le cui scorte si stanno esaurendo. Le nuove forme di energia dovrebbero rispettare dei requisiti indispensabili, quali: – ridurre l’emissione di Co2 – avere un potenziale a lunga durata e scelta – avere una larga disponibilità di combustibile – essere economiche – ridurre rischi di incidenti. Ed infatti soluzioni recenti possono presentare ricadute negative. L’installazione di pannelli fotovoltaici, per esempio, crea un impatto ambientale abbastanza discutibile. Frequentemente alcune scelte sono state azzardate: l’installazione di pale eoliche in zone dove non si registra un’attività importante del vento o di pannelli solari in territori dove ricavare l’energia dal sole non appare essere una scelta adeguata. Per molte prospettive energetiche vi sono i pro e i contro: in Italia, sfruttare l’energia delle maree e quella delle onde non pare essere fattibile, non essendoci nel nostro Mediterraneo importanti movimenti marini; per utilizzare l’energia solare, occorrerebbe procedere alla realizzazione di edifici con strutture adeguate e, per l’impianto fotovoltaico andrebbe studiata una soluzione di pannelli rotanti. Una critica mossa dal ricercatore è quella che riguarda l’utilizzo delle somme ricavate da un aumento delle tasse per la concessione di sovvenzionamenti ai cittadini che scelgono il fotovoltaico: meglio sarebbe, afferma Tuccillo, destinare queste risorse alla ricerca di più efficaci soluzioni energetiche non inquinanti. La poca informazione, l’associazione alla bomba atomica e agli incidenti nucleari degli ultimi anni enfatizzano negativamente, sostiene ancora il relatore, l’energia nucleare; ironizza realisticamente che in Europa siamo circondati da centrali nucleari, noi che abbiamo detto no con un referendum, e che corriamo gli stessi rischi, in caso di incidente, degli stessi Paesi dove sono installate. Con lo svantaggio che acquistiamo a caro prezzo l’energia prodotta nelle centrali estere. Nelle centrali nucleari “a fissione” viene usato l’uranio e come prodotto di scarto vi sono le scorie radioattive che creano non poche problematiche per il loro smaltimento. Un passo in avanti nella ricerca si sta facendo nei laboratori Enea per produrre energia attraverso la fusione nucleare: a Frascati i ricercatori stanno lavorando da tempo a uno strumento, il Tokamak, utilizzato per realizzare sperimentazioni e ricerche riguardanti, appunto, la fusione nucleare. Come spiegato da un esperto, il dott. Mirizzi, in un incontro avvenuto tempo fa nel centro Enea, il principio di tale sperimentazione si basa sulla fusione dei nuclei di atomi leggeri, in questo caso di un nucleo di deuterio e uno di trizio – entrambi isotopi (varianti di uno stesso elemento chimico) dell’idrogeno – che si fondono per formarne uno più pesante. Durante questo processo (lo stesso che si produce nel sole e nelle stelle) viene sprigionata molta energia e si ottiene, come prodotto di scarto, l’elio (un gas neutro, non inquinante). Per ottenere la fusione nucleare è necessario portare una miscela di gas deuterio-trizio ad un’altissima temperatura (circa 100 milioni di gradi) e mantenerla in queste condizioni per un tempo sufficientemente lungo, affinché la reazione di fusione si ‘autosostenga’, cioè si mantenga senza che sia necessario un ulteriore apporto di energia dall’esterno. Il lavoro che gli studiosi stanno portando avanti è mirato all’ottenimento di un ambiente artificiale, in cui vengano agevolate le condizioni che permettano la creazione e la gestione di questa altissima temperatura che consente la reazione di fusione: un tokamak, appunto. Si tratta di un contenitore a forma di ciambella, un tubo metallico circolare chiuso su se stesso, con avvolgimenti per la generazione di un intenso campo magnetico, che confina il plasma, cioè i nuclei degli isotopi dell’idrogeno, all’interno del tokamak stesso ed impedisce quindi, che questi nuclei vadano a toccare le pareti della macchina, rovinandole a causa della loro altissima temperatura. La ricerca e la sperimentazione vanno avanti, nonostante i pochi finanziamenti ad esse destinati, a paragone delle astronomiche cifre utilizzate per gli armamenti. I nostri scienziati e i nostri ricercatori hanno a cuore la salvaguardia del Pianeta, convinti che l’unione nella ricerca e la costanza negli intenti possono solo produrre benefici e trovare una soluzione per le generazioni future, alle quali abbiamo il dovere morale di lasciare un mondo vivibile e ricco di risorse.

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