Rete di monitoraggio del Moscardino: fase di pulizia delle cassette nido
Fotografia archivio Parco
Il Parco dei Castelli Romani sta ultimando la pulizia delle cassette nido del Moscardino (Muscardinus avellanarius). Una fase del monitoraggio che prelude a quella primaverile in cui il piccolo roditore prepara il nido per il periodo riproduttivo. Dalla metà di febbraio si è proceduto quindi con il controllo delle cassette nido per verificarne lo stato e, se necessario, ripristinarle o sostituirle. Quelle prive di animali devono essere svuotate, come da protocollo di ricerca, e così liberate per una nuova eventuale occupazione.
Quello che vediamo nella fotografia è un Moscardino ancora in stato di ibernazione, trovato in una delle cassette. Si tratta di un roditore arboricolo lungo tra i 6 e i 9 cm, con una coda lunga tra i 5 e gli 8 cm. Il peso corporeo si aggira tra i 15 e i 30 grammi, il pelo ha un colore arancio o giallo-fulvo, il ventre è color crema chiaro, su ciascuna delle guance ha una macchia di pelo bianco. È molto difficile avvistarlo, schivo ed elusivo è attivo soprattutto di notte; diventa adulto solo dopo il primo periodo di ibernazione e vive in media quattro anni principalmente sugli alberi. Il suo habitat tipico è il bosco deciduo con abbondante sottobosco, lo possiamo trovare dalle aree costiere a quelle di media montagna, fino a 1.500 metri, ghiotto di nocciole, si nutre anche di fiori, bacche e in estate di insetti e larve.
Il Moscardino è protetto a livello nazionale dalla Legge 157/92, è incluso nell’elenco di “specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa” (Allegato IV della Direttiva comunitaria 92/43 Habitat), nell’ Allegato III della Convenzione di Berna, e nella Lista Rossa IUCN. La Rete regionale di monitoraggio, della quale fa parte anche il Parco dei Castelli Romani, controlla costantemente dal 2015 l’andamento della popolazione di questa specie nei siti campione.
Nel corso del 2021, oltre al conteggio degli individui presenti nei nidi artificiali, per quantificarne i cambiamenti spazio-temporali, si proseguirà a rilevare alcune variabili ambientali (copertura e altezza dei vari strati di vegetazione e della vegetazione complessiva, diametro medio delle specie legnose e altri) per capire qual è l’habitat preferenziale della specie e per dare poi indicazioni sulla gestione selvicolturale da fare senza degradare l’habitat.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento