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Restituire danaro alle famiglie

Ottobre 21
23:00 2008

Come affrontare il problema della riduzione del potere d’acquisto di una buona parte delle famiglie italiane

«per salvare le famiglie dalla bancarotta è indispensabile aumentare gli stipendi e contenere la corsa dei prezzi e delle tariffe» è quanto afferma il Codacons.
Pensionati, operai ed impiegati, in genere i lavoratori dipendenti, sono tra coloro che hanno il famoso problema della “quarta settimana” e non è un’invenzione, basta chiedere a qualsiasi direttore di banca.
Nel 2007 c’è stata l’ennesima forte perdita del potere d’acquisto dei Redditi, a seconda delle categorie professionali, dei loro consumi e dei redditi medi si è calcolato come si è ridotto nel 2007 il potere d’acquisto dei lavoratori:
CATEGORIE ripartite per REDDITO MEDIO 2007 con percentuale di RIDUZIONE del POTERE D’ACQUISTO

DIRIGENTI 110.000 euro -1,4%
QUADRI 50.100 euro -3,5%
IMPIEGATI 26.900 euro -6,3%
OPERAI 21.700 euro -7,9%
PENSIONATI 10.200 euro -15,5%

La riduzione del potere d’acquisto nel 2007 è stata calcolata considerando i rincari nelle tariffe (luce, gas, acqua, treni, banche, rc auto, ecc.) e delle nuove tasse introdotte dalla Finanziaria, nonché aumenti degli affitti e del costo della produzione del reddito, la maggiore spesa determinata dall’incremento reale dei prezzi nei vari settori (alimentare , carburanti, ristorazione, svago e divertimenti, istruzione, ecc.), incremento che ovviamente ha un peso diverso a seconda della fascia di reddito.
Gli incrementi non hanno subito rallentamenti nel 2008 anzi si stanno aggravando a causa della corsa al rialzo del petrolio del grano e del riso e delle imposte/tariffe degli enti locali. Gli aumenti dei salari sono stati generalmente inferiori all’andamento di prezzi e tariffe.

L’unica soluzione possibile per evitare la bancarotta a migliaia di famiglie è una seria politica dei redditi, in grado di portare stipendi e salari al livello dei lavoratori europei, e l’adozione di misure concrete per contenere la folle e speculativa crescita dei prezzi e delle tariffe in ogni settore.
Occorre avanzare una proposta concreta efficace e rapida nell’attuazione.
Tra le proposte circolate nello schieramento di centrosinistra alcune mi paiono molto importanti.

1) Sterilizzazione degli aumenti dei contratti di lavoro. Il 100% degli aumenti contrattati entro i prossimi dodici mesi dovranno essere esentati dai versamenti fiscali, previdenziali e per ogni onere riflesso, automatico e indotto. I vantaggi sono immediati: i lavoratori vedrebbero praticamente raddoppiare il loro aumento contrattuale, le aziende spenderebbero volentieri i soldi per gli aumenti (tutto quanto spendono va in tasca ai lavoratori) ricavandone anche risparmi sul costo del lavoro, lo stato non perderebbe nulla in quanto continuerebbero i versamenti erogati sinora.
Questo intervento è compatibile con le altre misure ipotizzate per ridurre il cuneo fiscale e/o il fiscal drag, darebbe ossigeno alla ripresa dell’economia e consentirebbe al governo di dedicare più risorse alla riduzione del debito cosa che insieme alla ripresa economica (indotta dagli aumenti ipotizzati) innescherebbe un circuito virtuoso.

2) Occorre invece ridurre drasticamente le tasse sulle pensioni (almeno dimezzarle per recuperare quel 15% di p.a. perso) in quanto i redditi da pensione non vengono adeguati al crescere del costo della vita. Se una “robin tax” fosse realmente possibile dovrebbe essere indirizzata a finanziare questo intervento.

3) E’ necessaria una riduzione generalizzata del livello dei prezzi al consumo. L’ipotesi è che ogni percentuale di riduzione dei prezzi porti un corrispettivo incremento del livello del Pil.
Il maggiore livello del Pil è spiegato per più della metà dall’incremento del livello dei consumi e per il rimanente quasi totalmente dal maggiore livello degli investimenti (un piccolo contributo viene anche dalle maggiori esportazioni, che risultano più competitive). Per favorire l’abbassamento dei prezzi oltre al deciso intervento di controllo occorre un programma di liberalizzazioni in grado effettivamente di sollecitare la concorrenza.
Una seria e rigorosa politica di riduzione dei prezzi al consumo portata avanti con un nuovo patto sociale sarebbe utile a tutti, riducendo in effetti anche le sofferenze a cui oggi sono esposti i commercianti.

4) Una politica di sostegno dell’occupazione è un’altra delle misure da varare con urgenza per togliere dalle condizioni di difficoltà un buon numero di famiglie. Al riguardo paiono molto indicate le ZFU, cioè le Zone Franche Urbane che sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. L’iniziativa è indirizzata a comuni che superino almeno 25 mila abitanti. Nella prima fase pilota, l’istituzione di un numero limitato ZFU nelle città italiane prevede agevolazioni fiscali e previdenziali per rafforzare la crescita imprenditoriale e occupazionale nelle piccole imprese di nuova costituzione ivi localizzate. Tali agevolazioni consistono in: esenzione dalle imposte sui redditi per 5 anni, dall’IRAP, dall’ICI, esonero dal versamento dei contributi previdenziali e In misura minore e circoscritta, è previsto anche il sostegno ad imprese già operanti nelle medesime aree.

Un più alto potere d’acquisto delle famiglie e i maggiori investimenti stimolano l’aumento del livello di occupazione e un livello di costo del lavoro più basso, ma più elevato in termini di potere d’acquisto rispetto all’ipotesi di interventi in assenza delle liberalizzazioni. La piena liberalizzazione dei mercati di beni e servizi costituisce un contributo alla competitività dei nostri prodotti, consentendo un aumento della domanda interna che risulta compatibile sia con la riduzione del suo contenuto di importazioni, sia con l’espansione delle esportazioni a parità di domanda mondiale. In secondo luogo, è necessario ricordare che, in linea di principio, un maggiore livello di concorrenza esercita un effetto di riduzione del tasso di inflazione.

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