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RESTIAMO UMANI AL TEATRO CIVICO DI ROCCA DI PAPA

RESTIAMO UMANI AL TEATRO CIVICO DI ROCCA DI PAPA
Ottobre 09
19:37 2017

 

Ragazzi un po’ sbruffoni, si spalleggiano l’uno con l’altro, fanno gruppo, parlano di quelli che vengono qui da lontano, rubano il lavoro a tutti, sono sporchi, puzzano, non hanno voglia di lavorare, vivono ai limiti della legge, sono diversi da noi come pelle, usi, costumi, abitudini alimentari… fannulloni scansafatiche e chi più ne ha, più ne metta…

Ma qualcuno fuori campo ricorda quando noi eravamo loro: emigranti sottoposti a mille umiliazioni, sottospecie umana condannata a subire pregiudizi e stereotipi: spaghetti, mafia, terrorismo, italiani bigotti e superstiziosi…

Poi l’orgoglio italico si inalbera quando si parla di calcio: imbattibili anche contro i tedeschi, anzi soprattutto contro di loro… Italia – Germania, chi se la scorda con quel finale strabiliante ai supplementari?

Ma, fa notare qualcuno… quel giocatore… non era scuro di pelle? Italiano ? Lui?

Esordio alla grande al Teatro Civico di Rocca di Papa il 7 e l’8 ottobre con Mare nostro – Restiamo umani: un grande coinvolgimento emotivo cattura e tiene incollati gli spettatori in platea, quasi non respirano…

E si parte con un crescendo che porta a rivedere e a ripensare mettendosi dalla parte dell’altro, di chi un tempo era libero nelle sue terre ed è stato invaso, violato, reso schiavo, derubato e sfruttato, violentate le donne… Un esame di coscienza per ripensare bene alle responsabilità storiche che oggi fanno sì che una parte di umanità continui a morire a causa delle bombe intelligenti, che ci siano vittime innocenti di missioni di pace, una parte di umanità che viola l’altra, che la costringe a fuggire, lasciar tutto e rischiare la vita su barconi che solcano quel mare nostrum, confine e barriera, ma che può trasformarsi in preghiera, in impegno affinché si ricordi che siamo esseri umani, tutti. Si torna alla coscienza che le barriere sono quelle che mettiamo alla nostra umanità quando dimentichiamo che l’altro è specularmente simile a noi e ha diritto alla vita e alla dignità. Dimentichiamo che il dolore e la disperazione, la sofferenza, si trasformano in odio e vendetta e chi non ha più nulla da perdere non ha paura di schiacciare un detonatore che lo trasforma in una bomba per rendere agli altri quel che è stato fatto a lui… Ecco che le fedi religiose, troppe volte veicolate come scusanti per disattendere il comandamento più vero e universale come quello dell’amore, devono fondersi in quell’unico Essere che riconosce nell’uomo il valore della vita.

E da una moviola dei pensieri nella quale passano quel bambolotto con il viso sulla sabbia ricondotto dall’onda sulla riva, o quel giovane africano immobile dal corpo insabbiato che stringe tra le mani un cellulare ormai inutile, urla nella nostra coscienza quel comandamento che un giovane italiano dal cuore senza confini, Vittorio Arrigoni ha lasciato come testamento spirituale: restiamo umani.

Diretti da Raffaele Calabrese, questi giovani interpreti hanno saputo emozionare e coinvolgere tutti i presenti, lasciando in ciascuno il dovere di non dimenticare mai la nostra vera essenza umana: meritatissimo l’interminabile applauso diretto agli insuperabili attori del Laboratorio Sperimentale Teatro Finestra. E un grande applauso anche al nostro teatro, allo staff del Blue in the Face e al suo direttore artistico Enrico Maria Falconi che regaleranno a noi tutti un sogno lungo un altro anno.

 

 

 

 

 

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