# Restiamo a casa
Da giorni e giorni leggo e ascolto informazioni di esperti per cercare di capire cosa stia succedendo nel mondo. La malattia più grave dei nostri tempi, cioè di parlare e sentenziare su qualunque soggetto che non si conosca, travestendosi da sapientoni tuttologi, per fortuna, io non l’ho mai presa. L’assunto che una bugia ripetuta molte volte diventi verità non è diventato più efficace per colpa mia.
Dunque, la questione mi sembra ormai chiara: siamo di fronte a un nuovo virus che si divulga con estrema facilità. Qualcuno poi si ammala in forma leggera o asintomatica e qualcuno, invece, per lo più persone non giovani o con problemi, ha bisogno di circa due settimane di terapia intensiva. Non si sa come si esca da quella terapia; difficilmente, si tornerà come prima. Senza contare chi, invece, non ne esce più.
A fronte di tanto danno, c’è stato qualcuno che ha detto che a 25 anni (o 30, 40, 50, 60) non si rinchiude in casa. Purtroppo, questa è la nostra civiltà: gente talmente vuota dentro, inconsistente, che, se non può mostrarsi all’aperitivo, a teatro, al cinema, all’happy hour, non sa cosa fare di sé e della sua vita. Se non esce, non riempe quell’abisso di nulla che si porta dentro, dove non c’è spazio per un libro, per il riposo, per l’otium romano, per un po’ di introspezione, per un hobby. Mi capita spesso, come a tutti, immagino, di vedere ragazze/i per la strada dediti a parolacce e gesti volgari. Mi chiedo sempre cosa insegneranno quelle signore/i ai loro figli. Ma anche queste campionesse/campioni dell’indifferenza cosa potranno dare ai loro bimbi? L’aperitivo?
Naturalmente, ci sono anche persone non più giovani che non possono rinunciare a nulla, anche solo per un periodo, perché, dall’alto della loro cultura, non devono perdere uno spettacolo teatrale o un cinema. Evidentemente, non sentono disagio della loro misera necessità di apparire e di mostrarsi.
Infine, ho sempre pensato malissimo del calcio perché tanti cosiddetti tifosi, con la scusa dell’amore per la propria squadra, hanno devastato città, ammazzato e picchiato gente, si sono alleati bycon la malavita e molto altro. Se fosse per me, eliminerei il calcio dagli sport anche perché, con le cifre strabilianti pagate ai giocatori famosi, è un cattivo esempio per i giovani. Mi rendo conto, però, che gli Italiani non la pensino così. Per questo, essendo un’attività tanto idolatrata e popolare, in questa occasione, i dirigenti e i calciatori stessi avrebbero potuto parlare e aiutare la gente dubbiosa, dimostrare un comportamento umano avvicinandosi alla sofferenza di chi deve affrontare tanti sacrifici, di chi magari perderà l’azienda, il lavoro, lo stipendio. Neppure in una calamità tanto pesante, chi è smisuratamente ricco e famoso ha provato ad aiutare quel popolo che lo ama tanto, dimostrando solo egoismo, confusione, attaccamento al denaro, soprattutto.
Vorrei avere la palla di vetro per sapere come andremo a finire. Se questa umanità, non adatta alla democrazia perché non sa comprendere il vero senso della libertà, si salverà o no. Certo è che migliaia di persone non ci saranno più. Non torneranno mai più in vita.
Quando mi guardo allo specchio, ogni giorno, vedo qualche nuova ruga e mi viene un pochino da piangere. Però, continuo a guardarmi allo specchio perché mi piace truccarmi e pettinarmi.
Se credessi che per colpa della mia superficialità e indifferenza, per aver divulgato il contagio con le mie uscite inutili, un mio parente, un mio vicino di casa o un ignoto vecchietto, fosse morto, non ce la farei più a guardarmi nello specchio.
Per questo sospendere di buon grado, per un periodo, le attività sociali e fisiche, anche se mi dispiace, mi sembra giusto e doveroso.
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