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Renzi: affari di famiglia

Renzi: affari di famiglia
Febbraio 09
23:00 2015

Non ha certamente grandissima portata un caso di presunto favoritismo che ha fatto infuriare non poco il consigliere regionale della Toscana Giovanni Donzelli (oggi candidato presidente della Regione per Fratelli d’Italia). Donzelli ha fatto notare che a saldare i debiti del padre dell’attuale premier ha pensato, di recente, proprio il Governo.

Riassumendo, il caso ruota intorno alla società Srl Chil Post di Tiziano Renzi, dichiarata fallita nel marzo 2013; caso che ha portato la Procura di Genova a indagare il padre del premier per bancarotta fraudolenta. Secondo l’accusa, Tiziano Renzi nell’ottobre 2010 (prima del fallimento) aveva ceduto la parte sana dell’azienda alla società Eventi 6, intestata alla madre del premier e che all’epoca dei fatti aveva tra i soci anche la sorella e il cognato di quest’ultimo. Appena pochi giorni dopo, la Chil trasferisce la sua sede a Genova. Qui passa di mano ad altra persona, poi indagata insieme al padre di Matteo Renzi per bancarotta fraudolenta.
Alla Chil Post erano rimasti solo debiti, tra cui un mutuo di quasi mezzo milione stipulato da Tiziano Renzi nel luglio 2009 con il Credito Cooperativo di Pontassieve. Un mese dopo la finanziaria Fidi Toscana SpA partecipata dalla Regione per il 49% (e in parte anche da Provincia e Comune) ammette ai fondi di garanzia per piccole e medie imprese la Chil Post. Le rate del mutuo vengono pagate per due anni, fino alla dichiarazione di fallimento del marzo 2013. Dopo tale data, la Chil Post, avendo cambiato regione, non aveva più diritto al fondo. Invece la Fidi Toscana paga l’80% dei debiti della Chil Post. E a giugno 2014 il fondo centrale di garanzia, creato presso il Ministero dell’Economia, delibera di rifondare la società Fidi Toscana, che il 30 ottobre 2014 liquida anche il restante debito alla società fallita Chil Post.
Fa notare il consigliere regionale Donzelli che «non dovrebbe essere prerogativa della Regione pagare, tramiti fidi, i debiti dell’azienda di famiglia del Presidente del Consiglio, e men che meno prerogativa dello Stato». Ed aggiunge: «Ci appare a dir poco indecente che i debiti creati dall’azienda di famiglia del premier siano stati pagati con soldi pubblici, concessi in un momento in cui la crisi porta ogni cinque giorni un imprenditore al suicidio e in un Paese in cui l’accesso al credito è una delle maggiori difficoltà, insieme alla pressione fiscale. Vorremmo sapere dal Presidente della Regione Toscana Rossi se e come la Fidi SpA (che gestisce i fondi senza alcuna gara) ha valutato la domanda di fondi presentata da Chil Post, e perché la garanzia non è stata revocata a fronte di modifiche che hanno trasformato radicalmente la società della famiglia Renzi».
In buona sostanza, sono stati pagati con denaro pubblico i debiti di una società della famiglia Renzi, prima spogliata della sua parte sana e poi ceduta ad altra società sempre della famiglia Renzi. Da quel che sembra, non ci sarebbe nulla di illegale. Ma ci si chiede se era questa la rottamazione promessa dal giovane Matteo.

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