Referendum per l’acqua pubblica
E’ possibile firmare per il referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua tutti i mercoledì (dalle 15:30 alle 17:00) e tutti i venerdì (dalle 18:30 alle 20:30) presso la nostra sede di via costarella 19 (Genzano di Roma, dietro l’ospedale vecchio), basta essere muniti di un documento d’identità valido.
La gestione privata degli acquedotti migliora il servizio?
Due terzi del servizio idrico integrato in Italia è stato affidato sottraendo la gestione al controllo diretto dei comuni. Il 33% di questi affidamenti è ad aziende con soci privati. Nonostante ciò la situazione delle perdite delle reti è fuori controllo. In media il 34% dell’acqua potabile si perde nei tubi. Un italiano su 3 subisce un approvvigionamento discontinuo ed insufficiente.
Nell’ultimo decennio a fronte di un’inflazione pari al 22%, le tariffe sono aumentate del 61%.
Le privatizzazioni hanno fatto danni anche in altri settori. Si pensi al servizio sanitario. Le cliniche private convenzionate con il servizio sanitario nazionale sono arrivate a fare interventi inutili ai pazienti soltanto per incassare il rimborso statale.
I risultati della privatizzazione, in Italia e nel mondo, sono stati pesantemente negativi per l’utenza e per lavoratori e lavoratrici in essi impiegati ma sono una fonte certa di introiti per i privati, i fondi d’investimento, le multinazionali ed i finanzieri.
I privati portano capitali?
Nel decennio 1986-1995, ovvero prima della Legge Galli che ha aperto ai privati la gestione dei servizi idrici con gestioni tutte pubbliche, gli investimenti sulle reti e le infrastrutture ammontavano a 2 mld euro annui. Nel decennio successivo, quando tutte le gestioni sono diventate SpA, molte delle quali aperte ai privati e alcune collocate in Borsa, gli investimenti sono crollati a 700 mln euro l’anno.
I privati non portano capitali, ma incassano solo i guadagni. Infatti la legge garantisce di recuperare i soldi investiti nel servizio e di avere una quota di profitti garantiti. Da qui l’aumento spropositato delle tariffe, il peggioramento del servizio e l’abbassamento dei diritti dei lavoratori di queste aziende.
Che succede dopo l’ulteriore spinta alla privatizzazione dell’acqua da parte del governo Berlusconi?
L’articolo 15 della legge Ronchi prevede che entro il 2011 vengano cedute ai privati le società a capitale pubblico che gestiscono l’acqua, lo smaltimento dei rifiuti e il trasporto su gomma.
Insomma si vuole concludere il processo di privatizzazione in atto da 15 anni, portato avanti dai vari governi di centro destra e centro sinistra.
Oggi a Roma Alemanno è già pronto a cedere definitivamente Acea nelle mani di Caltagirone, il re dei palazzinari.
FIRMA I 3 QUESITI PER RIPUBBLICIZZARE L’ACQUA!
✓ Una firma per bloccare il decreto Ronchi che vuole regalare la nostra acqua definitivamente ai privati.
✓Una firma perché non siano più le S.P.A. a gestire gli acquedotti, ma direttamente dai cittadini e le cittadine con i propri bisogni.
✓Una firma perché non siano le nostre bollette a finanziare chi vuole fare profitto su un bene comune come l’acqua.
Sinistra Critica – Movimento per la sinistra anticapitalista
Coordinamento Castelli Romani/Valle del Sacco / Aprilia
www.sinistracritica.org/castelli
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