Rassegna di poesia dialettale
Anche quest’anno sono arrivati tanti poeti dai vari comuni dei Castelli Romani e, naturalmente, da Rocca di Papa, portando ognuno il proprio idioma sottoforma di rime: frascatano, napoletano, calabrese, velletrano, genzanese, monticiano, sublacense, romanesco, rocchegiano … La manifestazione, ospitata dall’Associazione “La Nuova Contea”, è stata animata dall’interpretazione di sonetti e versi liberi che aleggiavano nell’aria allietando l’atmosfera sempre più gioiosa, e, di tanto in tanto, anche commemorativa per i poeti cari scomparsi e presenti attraverso le rime lette dai familiari stessi. Il clima accogliente sotto lo stand è riuscito a coinvolgere il pubblico: spensieratezza nella rima simpatica e/o pungente, commozione e nostalgia per la rievocazione di tempi e tradizioni trascorsi. La rassegna apre a tutte le regioni della nostra penisola, e i poeti per facilitarne la comprensione hanno puntualmente introdotto i testi con una breve sinossi permettendo una prima immagine di quanto si stava per leggere in una lingua ‘nuova’ per chi ascoltava. Grande soddisfazione per l’organizzatrice nel vedere anche giovani avvicinarsi a questa manifestazione: evento culturale che non esclude nessuno, a cui non si partecipa per il successo, per vincere o per essere premiati, ma semplicemente per promuovere il proprio dialetto, per il gusto di declamare agli amanti di lingue originali termini arcaici, espressioni ormai in disuso ma che rappresentano componenti essenziali dell’identità culturale e sociale. Nostalgia, emozione, entusiasmo, sorrisi, scaturivano dal pubblico che ha saputo apprezzare la bellezza e la melodia del vernacolo. Ogni poeta ha ricevuto da parte dell’Associazione “La Nuova Contea” per mano della stessa Rita Gatta, una farfalla di terracotta e un attestato di partecipazione raffigurante un’immagine d’epoca di Piazza Margherita di Rocca di Papa, con un primo piano dell’arrivo della diligenza e il Convento dei Frati.
Una serata dedicata alla poesia dialettale insomma, che non ha scoraggiato il pubblico nonostante le condizioni meteorologiche poco favorevoli; un tuffo nell’ironia e nella saggezza popolare, negli aneddoti che la tradizione tramanda oralmente e che i partecipanti hanno saputo fermare su carta nel modo più caratteristico: la lingua materna per molti, la lingua di un antico parlare per altri. Tutti accomunati da una unica forza: la speranza che il prezioso valore, la lingua dei nostri avi, non vada mai perduto.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento