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Ragazzi la vita non è un palcoscenico

Agosto 22
23:00 2008

Una classe di un liceo lombardo, adolescenti molto colorati, qualcuno incuriosito, in attesa di saperne di più di quest’incontro.
Il luogo del confronto la Comunità Casa del Giovane, i temi da trattare bullismo, droga e carcere, argomenti di una socialità vissuta sopravvivendo, nella sfrontatezza degli anni corti, quelli che non posseggono ancora residenza. “Avete sentito di quei ragazzi che hanno menato un compagno fino a mandarlo in ospedale? Sì, a volte succede, bisogna vedere cosa ha fatto il ragazzo, sarà sicuramente il solito sfigato”.
Il solito sfigato è chiaramente quello più debole, più fragile, out rispetto al gruppo in agguato, è quello lasciato indietro.
Qualche canna me la faccio, ma non sono un tossico, il fumo non è droga pesante, somiglia a un paio di birre bevute in fretta, è roba normale”.
Normale come guidare un’auto “prelevata” e andare a sbattere a 140 all’ora contro un platano, tra una risata sguaiata e l’altra, mentre l’amico seduto al tuo fianco, meno fortunato di te, c’è rimasto secco.
A 14 anni è facile indossare l’abito del duro, per essere ammirati all’interno di quel recinto che viene prima di ogni altra cosa, della famiglia, il cui rapporto è rarefatto, con gli insegnanti è fittizio, mentre con gli “amici” è vitalizzato da “segni e scatti” che caratterizzano il plotone, al punto da relegare in un angolo il morso della colpa, della vergogna, un fastidio delle regole percepite per ripudiarle alla bisogna.
“Io non ho paura di niente, non mi fido di nessuno, il mondo è popolato di gente che è lì per fregarti”.
Proprio questo modo di pensare e di agire nell’illusione di risolvere da soli i problemi, conduce allo sbaraglio, a imbattersi improvvisamente con la realtà aspra dei dazi da pagare, perché questo è certo, prima o poi si pagano e molto pesantemente.
Il carcere non è quello della televisione, non sbarra il passo ai soliti che non siamo noi, spesso al più furbo toccherà conoscere la solitudine di una cella, le miserie che vi sono ristrette e contenute, se continuerà a guarderà allo sfigato di turno come a una cosa, a un animale, a cui è possibile rapinare la dignità e il rispetto, intesi come prodotti reperibili al supermercato dei sentimenti.
Non ci troviamo casualmente in questa comunità, dove centinaia di ragazzi affrontano quotidianamente la salita, per affrancarsi dall’abbandono a se stessi, dalla rabbia di un momento o di anni umiliati e sconfitti.
“Tu a 14 anni hai capito tutto quanto, io che ti sto parlando ho impiegato una intera vita spesa male per rendermi conto che il futuro non è un palcoscenico da cui puoi salire e scendere a piacimento, o un’ abitudine a privilegiare la via più corta e facile, ma lastricata di sfigati, come dici tu, lasciati indietro senza un sussulto di DIGNITÀ.

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