Ragazze di campagna
Ragazze di campagna
Edna O’Brien
Traduttore/i: Cosetta Cavallante
9788861923591
Elliot
€ 17,50 e-book disponibile € 4,99
La storia della educazione sentimentale, abusato binomio che pare stantio per la freschezza di questo racconto, delle giovani Caithleen e Baba, disconferma ad ogni riga la loro appartenenza ad una eventuale categoria ‘ragazze di campagna’. L’energia della loro adolescenza combatte con forza il conformismo che avvolge la figura femminile, l’illusione della compagine familiare che poggia quasi esclusivamente su infinite pazienze muliebri, consumate fra liquori costosi in bar notturni come nel caso della dolente, eppure vivissima, figura della bella ed elegante Martha madre di Baba.
Non per niente la protagonista perde la propria madre nel naufragio della barchetta che avrebbe dovuto riportarla per qualche giorno dalla famiglia d’origine, in fuga da un marito ubriacone, manesco e dedito al gioco. Le donne qui, però, non sono figurine santificate, né emblema di purezza e giustezza per il solo fatto di essere di sesso femminile. Uomini e donne straordinari, o abbietti e induriti a volte, s’aggirano attorno all’esistenza di Caithleen la quale, a differenza dell’amica sfrontata e disinibita, amata come una sorella, ha già uno sguardo preferenziale sul mondo. Sguardo filtrato dallo studio, dalla scrittura, dallo spirito d’osservazione utile al superamento di un ruolo sociale che la vorrebbe giudiziosa, non troppo istruita, religiosa per tradizione. Nella cattolicissima Irlanda il libro, apparso nel 1960 (la scrittrice debuttò trentenne), indignò a tal punto da essere bruciato su sagrati e pubbliche piazze; complice, crediamo, il messaggio profondo che trasmette riguardo la ricerca di libertà individuale nel pieno rispetto altrui, offuscato, però, dalla relazione disinvolta che Caithleen intraprende con un adulto amico di famiglia, il signor Gentleman (una figurina tutto sommato stinta di uomo maturo all’apparenza, poco convinto delle proprie scelte matrimoniali oltre che desideroso di vicinanza fisica di giovani fanciulle). Nel racconto, anche se reso gradevole come un romanzo d’appendice per le passioni brucianti che vi si consumano, appaiono tutti i prodromi d’una società ‘nuova’ che chiede spazio e i cui echi, fra conformismi e grida di libertà, arrivano fino ai giorni nostri. Società che sembra continuare a cercare, sempre, strade nuove ed alternative alla famiglia tradizionale, ai suoi molti chiaroscuri, alla sua impossibilità di contenere pulsioni e desideri di realizzazione tanto vari. Un libro bello e godibile anche per accompagnare qualche giorno di vacanza, l’estate ormai alle porte. «Non mi piace essere una donna: vanitosa, frivola, superficiale. Basta dire a una donna che sei innamorato di lei e quella ti chiederà di metterlo nero su bianco, per farlo vedere alle amiche. Ma a quell’ora della sera mi sento sempre felice. (…) Accarezzo la carta da parati come se fosse un petalo di rosa bianca, con striature violette sui bordi. Poi prendo le mie vecchie scarpe malandate e diventano fiori d’argento che uno spasimante ha posato davanti alla mia porta. Bacio il mio riflesso nello specchio e poi corro fuori, felice, trafelata e serenamente pazza». (Serena Grizi)
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