Notizie in Controluce

Raccoglievo margherite per la mia maestra.
Si chiama suor Pazienza, la mia maestra, e non sorride mai.
“Mirella” mi dice, “vieni qui.”
Vado, col mio mazzetto di margherite.
“Mirella, guarda.”
Suor Pazienza ha gli occhi pieni di luce.
“Guarda, Mirella.”
Suor Pazienza ha in mano una bottiglia vuota di vetro verde.
“Guarda.”

Suor Pazienza sbatte la bottiglia contro lo spigolo della casa e i pezzi di vetro volano tutto intorno. Con una mano stringe il collo della bottiglia e con l’altra raccatta una scheggia di vetro.
Voglio scappare.
Suor Pazienza mi afferra per la cintola del grembiule e mi tira a sé. La luce dei suoi occhi ora si è fatta rossa.
“Guarda, Mirella.” E io guardo.
Con il pezzo di vetro si taglia un polso e il sangue zampilla in giù. Poi si taglia l’altro polso e il sangue zampilla in su, e sporca tutte le mie margherite.
“Erano per te”, le dico piangendo.
“Sono bellissime, grazie, cara. Ora però guardami bene, e non dimenticare mai quello che vedrai.”
Suor Pazienza stringe con le mani che colano sangue il collo della bottiglia, allunga le braccia in fuori, fissa il cielo per un momento e poi guarda me mentre s’infila di scatto i resti della bottiglia nel petto… al centro del petto.

Io ripulivo il mio grembiulino strofinandoci sopra le mani che diventavano rosse, e intanto mi tiravo indietro pian pianino, mentre gli occhi di suor Pazienza si spegnevano. Poi arrivò suor Donata, la madre superiora, che mi prese in braccio e appena svoltato l’angolo mi disse con voce che puzzava:
“Che facevi qui dietro invece di stare in aula con gli altri?”
“Volevo raccogliere le margherite per la mia maestra.”
“Brava. Adesso però andiamo dentro.”
“Non posso. Devo ancora raccogliere le margherite per la mia maestra.”
“Che dici, Mirella? Non sai che la tua maestra è partita ieri sera?”
“Non è vero. Suor Pazienza sta dietro la casa e dorme a occhi aperti. Si è sporcata tutta di rosso, anche il muro ha sporcato, e il prato, e i sassi, e le mie margherite. Anche il grembiule, mi ha sporcato, non vedi?”
“Guardami bene, sciocchina e ascolta con attenzione: tutto quello che dici l’hai sognato. O racconti bugie? Bada: alle bambine che raccontano bugie accadono brutte cose. Il diavolo se le prende e le porta all’inferno; si prende anche le loro mamme, ma non le porta nello stesso inferno bensì in un altro, lontanissimo, dove le lascia bruciare per sempre. Bada, Mirella, se insisti con questa invenzione tua madre morirà per colpa tua e non la vedrai mai più. Suor Pazienza è stata chiamata in un’altra casa e là sta benissimo. E se dici una sola parola su ciò che hai immaginato, il diavolo prenderà te e tua madre, e vi separerà per l’eternità.”

Informarono i nostri genitori che suor Pazienza era stata trasferita in un altro convento, dove era diventata madre badessa. La maestra che venne a sostituirla si chiamava Immacolata. Restai in quell’istituto fino a quando terminai la scuola elementare, ma non volli mai più andare a giocare nel prato dietro la scuola.

Ho quarant’anni e sembro una bambina. Dal giorno delle margherite, del sangue e del diavolo, smisi di crescere. E per non mettere a rischio la vita di mia madre ho detto d’allora solo bugie, mai la verità.
Sono tanti anni che cerco di ricordare come si svolsero i fatti in quella mattina di sangue e di follia. Solo ora ci sono riuscita.
Dovrei sentirmi libera e forse presto lo sarò. Ma prima devo tornare a raccogliere margherite in quella scuola. Me lo ha prescritto il mio analista. Dice che devo riportare il fatto alla coscienza per poterlo elaborare.
Un’altra cosa devo fare, e questa di mia iniziativa: suor Donata sarà molto vecchia, ma dovrà ricordare.
È la prima volta, dopo quella mattina, che guardo mia madre senza il terrore di vederla svanire fra i vapori di zolfo.
Questo dovrà saperlo, suor Donata.