Raboni e l’arte della recensione breve
Il libro del giorno 1998-2003
Giovanni Raboni
9788817036795
Fondazioone Corriere della Sera
Prezzo: € 10 e-book disponibile: NO
Copertina:
Un titolo che allude al poetico ma che invece illustra solo il vero contenuto del libro: le 84 recensioni per il Cor-sera del poeta Giovanni Raboni, scritte in un quinquennio di libri letti da cima a fondo, tranne le antologie, per le quali il critico consiglia: «La tecnica più conveniente è forse quella della guerriglia, del mordi e fuggi», (nello specifico qui si tratta di Tutte le poesie di Giosuè Carducci) e raccontati attraverso una precisa griglia illustrata da Raboni stesso nello scritto d’appendice L’arte del dubbio in duemila battute duemila.
Un articolista così scrupoloso da non sforare mai sulle battute tanto che nella prefazione Paolo Di Stefano scrive: «Per il caporedattore di un quotidiano, Giovanni Raboni era il collaboratore ideale» certamente per la conoscenza delle coordinate spazio/tempo dopo che per molto altro. Capacità illustrate ancor meglio nell’introduzione di Massimo Onofri; piccoli gioielli, perciò, di scrittura seppure per l’autore lo stile di una recensione debba, per regola, non essere mai pretenzioso, mai pedante, colto nella giusta maniera: «La tecnica dev’essere quella dell’allusione, non quella del referto». Ma questi brevi scritti (su Dickens, Defoe, Verne, De Marchi, Carducci, Proust, Kipling, Savinio, Porta, Rilke, Debenedetti, Cocteau, etc.) sono anche qualcos’altro. Una panoramica scelta fra le uscite di molte case editrici fra il 1998 e il 2003, di belle riedizioni dei classici dalla traduzione curata ed adattata, dove possibile, ad un linguaggio più moderno e una carrellata di letture critiche presentate, non proprio all’uomo della strada, ma al lettore medio, questo sì, con studiata semplicità ed acutezza. Rappresentano, grazie all’importante contestualizzazione critica, un valido ripasso di quella cultura ottocento-novecentesca che ancora poteva informare uno scrittore nato nel 1932 e che al presente quasi va sfuggendo al lettore, sempre medio, a meno che non si tratti di studiosi della materia letteraria. Solo dieci, quindici anni fa eravamo più colti di oggi? In molti lo vanno dicendo, le ‘cronache’ librarie di Raboni insegnano che un poeta di tale levatura sapeva trovare lo stile necessario per rivolgersi al pubblico dei periodici, dei quotidiani, più che a quello ‘scelto’ dei libri. Una bella lezione di umiltà, una scuola di scrittura della recensione e il segno di una società che non tornerà più? Quella degli intellettuali, al 95 per cento presenze maschili, che ritrovandosi nelle giornate di studio collettive e subito tornando alle ‘sudate carte’ decidevano come, dove, quando, perché propagare le emergenze culturali scegliendole accuratamente da un ambiente ben sorvegliato dal quale molti potevano restare esclusi per sempre. Dai primi anni ’90, intanto, l’avvento e la diffusione della democratica web cambiavano il volto della critica d’autore e continuano a mutare ora per ora molto altro: ciò che si va perdendo in saperi e ciò che si va conquistando sarà il tempo a dircelo. (Serena Grizi)
Cope
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