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“Quo vadìsse, Pulecenè?”, di Antonio Bennato

“Quo vadìsse, Pulecenè?”, di Antonio Bennato
Febbraio 09
09:57 2010

Antonio-BennatoIl poeta Antonio Bennato come Pulcinella porta una mezza maschera che non gli copre la brillantezza dello sguardo e non gli impedisce la genialità della parola. Come Pulcinella si muove quasi a passo di danza, e quasi prendendosi gioco di sé e degli altri sembra voglia svelare i retroscena del suo essere ambivalente e completo e tuttavia afflitto da una “malinconia d’infinito” che non turba certo chi, come Arlecchino, si contenta di credere senza capire e di riempirsi la pancia con le sue buffonate. Quo vadìsse, Pulecenè? Guida editore 2009, è un compendio di raccolte poetiche risalenti fino a diverse decine di anni fa, riscritte per la pubblicazione “con la calma ardente di chi è caduto su pozze di lacrime”, come scrive l’autore nella sua Genesi dell’opera. E si compie qualcosa di difficilmente riscontrabile nella letteratura contemporanea, qualcosa cioè che non risente del tempo trascorso se non in senso positivo, e dopo l’opportuna rivisitazione la poetica di Bennato si presenta fresca e netta come appena sfornata, così come egli la concepisce: “Un pane croccante che va diviso” o anche: “La Poesia è un dono che ha bisogno di farsi dono”. E per obbedire all’intimo dettato, lo scrittore entra nei panni del poeta, che sono coincidenti. In passato, in un momento di giovanile rivolta verso la sua poesia irruenta ed esclusivista, e forse acerba, Bennato si era detto: “se sono un poeta lo si vedrà attraverso i romanzi”. E pubblica nel 1988 con Mondadori I Santi li ho tirati già dal cielo, che registra un buon successo di lettori e di critica. Venti anni dopo, nel 2008, pubblica con Guida La capitana, due romanzi brevi scritti con l’intensità paragonabile all’arte narrativa del migliore Niffoi, questo almeno è il convinto parere di chi scrive. Ma come sappiamo non è questo il momento opportuno per scoprire talenti, l’Editoria ha già il suo pane quotidiano e se lo fa bastare. Saranno comunque i posteri a dire l’ultima parola sul destino di opere valide e misconosciute come quelle di Bennato. Quo vadìsse, Pulecenè? comprende il meglio di 5 raccolte scritte nell’arco di 33 anni, emblematiche già nei titoli: Sospiri e pause 1969, Nel segno delle pietre 1970, Il pozzo di Sichar 1970, A(ma)lia 1989, Poesie in aiuto al romanzo ‘Czarana’ 1991, e la lunga poesia satirica in dialetto napoletano Pulecenella scritta nel 2002. Perdersi in queste pagine dense di pensiero e di vita è un po’ come ritrovare il principio dell’esistenza che batte in tutto il creato, e anche nell’increato che attende realizzazione. La passione che sboccia da ogni verso non da’ scampo al lettore, quasi risucchiato all’interno di se stesso da un sangue rimescolato e fluente che ritrova il suo ritmo e canta con il poeta le sue legittime rivendicazioni:
Anch’io/ A volte/ Ho urlato/ Come i/ Cani.

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