Quella risorsa chiamata Casa dell’associazionismo
Desidero festeggiare con i lettori di Quaderni i primi dieci anni di attività della Casa dell’associazionismo e del volontariato nei Castelli Romani e Prenestini. Non ci ha pensato nessuno, ma io credo che questa circostanza vada segnalata con una certa enfasi, perché la sua presenza nel nostro territorio ha permesso di svolgere un servizio impareggiabile di sostegno alle tantissime associazioni, che si sono rivolte alla sua assistenza.
Nei dieci anni di attività, con base nella sede della Comunità montana a Rocca Priora, la casa delle associazioni ha offerto e dato i propri servizi ad oltre 300 associazioni del territorio, che hanno beneficiato di questa opportunità, rivolgendosi alle operatrici, che si sono succedute.
Dalle operazioni più semplici – formare lo statuto, chiedere i riconoscimenti di legge, tenere i registri necessari, far fronte agli impegni burocratici -, a quelle più complesse – formare i dirigenti delle associazioni, reperire le risorse occorrenti (fundraising), predisporre progetti – la casa del volontariato e dell’associazionismo ha rappresentato il porto di riferimento per i cittadini impegnati nelle associazioni. Ed ha lavorato per formare dirigenti di associazioni in grado di svolgere il loro compito con serietà e preparazione, offrendo corsi di carattere specialistico (dalla gestione dell’associazione, alla ricerca dei fondi; dalla progettazione, alla gestione dei progetti e delle attività, tanto per citarne alcuni), ma anche consulenza e assistenza continua con lo sportello che, ancora oggi è aperto nei giorni di martedì e giovedì.
Un lavoro encomiabile per far crescere e far maturare il capitale umano e sociale delle nostre comunità locali.
Ecco allora svelato il vero motivo dell’intuizione di allora nel promuovere la costituzione della “casa”: dare impulso alla crescita del territorio, al suo progresso sociale, culturale ed economico, agendo sul capitale umano, come elemento primario di un percorso di sviluppo. È la storia di sempre: un territorio, una comunità può avere a disposizione quanti soldi vuole, ma senza il capitale umano il percorso di sviluppo e di progresso rimane bloccato. La Firenze dell’umanesimo e del rinascimento aveva grandi banchieri, potentissimi e ricchissimi commercianti, valorosissimi condottieri e raffinati politici, ma ci rimane nella memoria solo perché ha saputo allevare generazioni di pensatori, di letterati, di artisti e di architetti, attraverso un’attività di sistema, capace di mettere a rete e a confronto idee, conoscenze, tecniche all’interno delle corporazioni e delle botteghe (all’epoca vere e proprie fucine di talenti), che hanno poi marcato con potenza tutta la storia successiva.
La funzione delle associazioni oggi risiede ancora in questo tentativo di fare rete tra le persone che condividono uno stesso obiettivo, una stessa ambizione, un analogo modello operativo: facendolo insieme ci si arricchisce vicendevolmente, si guadagna spazio nella società, si fa esperienza di vita collettiva, si acquisisce confidenza con gli strumenti del rapporto con gli altri e con i gruppi organizzati. Così la società cresce, la comunità locale si arricchisce di nuove esperienze, si sperimentano nuove opportunità, il dibattito si fa di qualità e obbliga tutti a informarsi e formarsi con più cura.
Grazie a chi permise allora la realizzazione di questa iniziativa all’interno della Comunità montana: un’iniziativa che non ha nulla di materiale e, quindi, non lascia segni visibili; ma col tempo e l’impegno costante può far lievitare il nostro territorio, forse invisibilmente, alimentandone la prospettiva di crescita.
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