Quel jazz colto e contaminato
Un suono scoperto nell’appendice di una serata, in uno dei tanti locali che fanno tendenza al Pigneto, dove ho avuto modo di restare impressionato sull’onda dell’esecuzione degli ultimi tre brani, quanto basta, nella circostanza, per ritrovare meno radici rock e tante ascendenze jazz, di quello più colto negli esiti di contaminazione e ricerca. Qualche anomalo intercalare, tuttavia non sfugge e demarca ascendenze e metabolizzazioni più prossime al post-punk, nell’archetipo dei Rip, Rig and Panic con Don Cherry. Il Caterina Palazzi Quartet nasce a Roma nel 2007 e vanta già un’interessante ed intensa attività concertistica che, finalmente, vede il suo esordio discografico con Sudoku killer, album che, nella stagione in corso, viene proposto dal vivo al pubblico in una tournée lungo tutta la Penisola. Ad accompagnare nella formazione la giovane contrabbassista romana sono Danielle di Majo al sax, Giacomo Ancillotto alla chitarra e Maurizio Chiavaro alla batteria. Si spazia dal latin-jazz alla fusion dei tardi anni Settanta, mettendo qua e là in risalto quel sound che caratterizzò personaggi del calibro di Gato Barbieri, ma anche più europei esiti del jazz-flamenco di Pedro Iturralde. Evoluzioni che convergono in matrici jazz -psichedeliche, tanto da non poter annoverare, all’impatto del primo ascolto, nomi come Soft Machine, Solar Plexus, Sun Ra ed altro ancora di tempi d’oro che, nonostante il repechage a tutto campo, spesso viene comunque ancora dimenticato in soffitta . Certamente fuori da schemi easy/swing che troppo, forse, caratterizzano i tempi, Caterina Palazzi è l’opportunità di riportare quel jazz dilatato e sperimentale attualizzato ed a un più diretto contatto di pubblico nel nostro panorama musicale. Da segnalare l’esecuzione del brano Vampiri, ben nutrito di qualche ascendenza zappiana sul tocco raffinato di una rielaborazione alla Jean Luc Ponty. Gradevole, semplice e grintosa è la presenza della giovane musicista, peraltro compositrice dell’intero album di debutto, tanto sul palco quanto in un più diretto contatto dimostra competenza e concretezza, capaci di un’immediatezza propulsiva di una forte carica espressiva. Un concerto che mi riprometto di vedere per intero al prossimo appuntamento.
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