QUEL CHE RESTA DI UN PICCOLO PARADISO TERRESTRE…
Mi piace quando gli amici e le amiche di Rocca di Papa mi coinvolgono in una passeggiata, anche se virtuale: avremo modo di farla di persona, in gruppo, in una giornata di primavera inoltrata quando il covid diventerà un brutto ricordo. Guardo un loro dono, splendido video appena ricevuto: una cascata tra rocce di basalto. La telecamera dal basso sale verso l’origine della sorgente seguendo il getto d’acqua, serpentina bianca, argentea saetta che contrasta, dividendosi in due, la gravità… quasi una contrazione isometrica tra l’acqua che scende, e lo sguardo che la riprende in salita, mentre sfiora massi vulcanici incipriati di muschio, resi lucidi dalla forza di quell’umidità liquida compressa, lasciata libera di esplodere! Guardo e riguardo la ripresa, mi sembra di sentire schizzi d’acqua sul volto, di percepire l’umidità che si condensa d’intorno, il profumo del bosco…
Un altro video! Mi appresto ad abbandonarmi in questo paradiso terrestre… Scorre l’acqua a valle tra le pietre secolari, introducendosi negli spazi e creando un largo ruscello, che s’alimenta senza sosta; è un’acqua limpida, un’acqua che riflette il cielo e il verde circostante; accarezza radici, e rende ancor più vivido il muschio che ora si allarga sulle pietre. L’audio è una melodia: quella della sorgente che canta, che danza schioccando sulle rocce, che gorgoglia scivolando in rivoli…
Apro una foto: e d’improvviso, come uno schiaffo inaspettato, tra le rocce scorgo un ramo di traverso, sembra una liana sulla quale siano stati stesi dei panni. Osservo meglio: cartacce, stracci, fili, materiali accumulati nel tempo, trattenuti dalla vegetazione; quel ramo sembra materializzare un gesto di difesa, di arresto allo scempio, un tentativo di non ferirsi messo in atto dalla natura… ma ecco d’intorno carcasse d’auto, gomme, pneumatici di trattori, immondizia che forma uno strato di desolante, finta vegetazione. E’ un cumulo di rifiuti che negli anni ha formato una collina. Chiedo, sono senza parole… siamo sotto Pentima Stalla: per lungo tempo sono stati buttati giù rifiuti, addirittura qualcuno tantissimi anni fa ha posto fine alla sua vita gettandosi giù con l’auto…e, poco sotto il cimitero, in via San Sebastiano c’è chi continua a gettare robaccia.
Acqua sorgiva, quella del Pantanello, che una volta arrivava agli Arcioni, monumentale acquedotto che sta cadendo in rovina: possibile che ai nostri figli, alle generazioni a venire dobbiamo lasciare tutto questo?
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