QUANDO MANCA LA PROGRAMMAZIONE. IL CASO DEL DUP DI ALBANO
E’ ormai il quinto anno che la giunta del Comune di Albano Laziale predispone il Documento Unico di Programmazione (il DUP 2021-2023). Più volte ne è stata evidenziata l’inadeguatezza e sono state avanzate proposte di miglioramento, ma vox clamans in deserto. Per quanto è dato sapere negli altri Comuni dei Castelli Romani la situazione non è tanto diversa. Eppure, laddove si voglia e si abbia la capacità di predisporre un documento che assolva i compiti istituzionalmente prescritti, si possono ottenere risultati di tutto rispetto: basta leggere gli eccellenti DUP dei Comuni di Prato e di Siena. Lì il cittadino comprende con chiarezza, dati alla mano, qual è la programmazione del Comune.
Il DUP 2012-2023 di Albano è un coacervo di tabelle, di testi striminziti, di schemi dettagliati e difficilmente interpretabili; è un voluminoso documento di 348 pagine, senz’anima, di mediocre fattura, che non dice nulla su cosa l’amministrazione ha promesso di fare, su cosa ha fatto, e cosa intende fare nel futuro, con quali risorse finanziarie. Manca la vera programmazione della città nel contesto sociale ed economico a livello regionale, nazionale, europeo, come sono completamente assenti proposte concrete e specifiche su come si affronterà la grave situazione della pandemia da Covid-19. Il documento peraltro non fornisce elementi per la verifica da parte dei cittadini dell’azione amministrativa – il concetto di accountability, e cioè la rendicontabilità nei confronti dei cittadini di ciò che l’amministrazione fa, è totalmente assente.
Quest’anno vi sono alcune novità. Insieme ad una illustrazione più compiuta della realtà socio-economica locale, sono state introdotte modifiche che destano preoccupazione sotto il profilo culturale e della tenuta della democrazia.
Nelle schede dei singoli interventi sono stati introdotti i termini inglesi “gap”, “stakeholder”, “target”, rispetto ai quali peraltro non è stato inserito alcun dato: non si capisce il perché di tale inutile innovazione che contribuisce al dilagante e insopportabile inquinamento della nostra bella lingua con inglesismi.
Nella Sezione operativa, quella cioè che riguarda l’esecuzione delle attività, è stata introdotta la dimensione “Responsabile politica”. Tale dizione è erronea, poiché gli assessori citati non sono politici ma amministratori. Ma cosa più grave e illegittima è che, oltre ai nomi degli assessori e del sindaco, sono riportati quelli di alcuni consiglieri comunali (uno è in ben quattro schede di programma, uno in tre, uno in due, una in una), come se questi fossero amministratori. Ciò non è un fatto occasionale e viene da lontano: per motivi di equilibrio politico-elettorale il sindaco, che non ha nominato gli assessori al Bilancio ed ai Servizi sociali, ha firmato per alcuni consiglieri di maggioranza un provvedimento che viene spacciato per delega, così che le persone ritengono che questi consiglieri, in palese violazione delle regole e in conflitto di interessi, siano davvero assessori. Rimane un mistero il motivo per cui alcuni consiglieri ci tengano tanto a vedere il proprio nome in un documento irto di 348 pagine che nessun elettore mai leggerà, e che sarà amorevolmente sepolto, come i precedenti, negli archivi.
Si può sostenere dunque che se ad Albano il DUP fallisce gli obiettivi imposti dalla legge, è per una precisa scelta politica, per una carenza culturale ed operativa della struttura burocratica del Comune, per una gestione del tirare a campare, per una strutturale incapacità programmatoria,
articolo magistrale